domenica 6 maggio 2012

Diario - 6 maggio 2012

Le Gole di Mauro (con l'amico Giorgio Braschi)


Giorgio fotografa la stupenda cascata delle Gole di Mauro - foto by Indio

Quando l'amico Giorgio mi propone un'escursione non me lo faccio ripetere due volte: con lui è sempre affascinante percorrere i sentieri del Pollino, per le sue conoscenze profonde del territorio e la sua esperienza di guida e naturalista. L'itinerario scelto si snoda nel suggestivo scenario del Fosso di Mauro e comincia nella bellissima atmosfera agreste della frazione "Scaldacane" di Rotonda. 
Ci avviamo tra le roverelle della stradina che conduce all'imbocco del sentiero. Siamo in tutto sei persone, tra cui il giovanissimo Federico. Giorgio ci fa notare una vecchia casetta costruita a ridosso di un masso di roccia. Scopriamo un nido di processionaria, che fotografo subito. Passiamo accanto ad un recinto di cinghialetti, che si avvicinano alla rete come dei cagnolini... Comincia a profilarsi la visione selvaggia delle Gole, ammantate da una fitta vegetazione.





Il ripristino di questo vecchio sentiero, un tempo utilizzato dai pastori,  è stato possibile grazie al lavoro di Giorgio e delle operaie/i che egli coordina, attraverso un'opera minima di pulitura dell'intricata vegetazione. Arriviamo al Fosso di Mauro e sopra di noi possiamo ammirare l'ambiente fiabesco delle cascatelle di un affluente che proviene da destra: Fosso Durante. Giorgio ci fa notare un piccolo albero levigato dall'acqua del torrente e degli enormi massi sorprendentemente rotondi e lisci.



 Il gruppo si divide, io Braschi e Federico proseguiremo verso le Gole, in direzione di una cascata dal salto di circa quindici metri. La vegetazione si fa un po' più intricata, incontriamo  lecci monumentali lungo il percorso, alcuni crescono tra i massi delle frane. Nei boschetti della gola il verde scuro dei lecci spunta dal verde chiaro delle altre specie. Giorgio ci fa notare un ramo che sembra tagliato da un'accetta:  l'apparenza inganna, perchè in realtà il "danno" è stato fatto da un insetto, che lo ha reciso a spirale! 
Sopra di noi si alzano le selvagge pareti della gola. Giorgio ci fa notare la differenza di colori - grigio e arancione - delle rocce a strapiombo che ci sovrastano: da quello che ho capito il grigio sarebbe dovuto da alcune alghe che si sviluppano sulle rocce soggette a bagnarsi, e che poi seccano... 























Lasciamo il sentiero e subentra un percorso di facile torrentismo. Superiamo basse cascatelle e giungiamo finalmente alla spettacolare cascata che scende a zig-zag, con un salto di diversi metri...






















 La risalita potrebbe continuare e, da quello che si sa, ci sono altre meravigliose sorprese che attendono l'escursionista, come altre cascate, anche più alte. Ma ci fermiamo qui, anche perché é tardi e il resto del gruppo ci aspetta. La luce tersa del tramonto illumina i campi coltivati e le roverelle del villaggio di Scaldacane, mentre le pareti di Serra di Mauro si tingono della luce rossastra del tramonto...








sabato 5 maggio 2012

Diario - 5 maggio 2012

Un pomeriggio nella natura: ritorno al Monte Pelato


L'avanzata della primavera è uno stimolo ad andare in montagna in questo periodo, ma non sulle alte cime, dove il paesaggio invernale spoglio e desolato è ancora dominante, bensì alle quote più basse, dove la foresta rinverdisce di giorno in giorno, di un verde brillante, e i pascoli si riempiono di fiori...
Esco col mio fido Buck dopo pranzo per una immersione nella natura agreste e selvaggia del vicino Monte Pelato. Una montagna a cui sono molto legato, per averne percorso i crinali e le pendici fin da ragazzino. Se un giorno lontano qualcuno mi volesse ricordare (ovviamente il più tardi possibile!) vorrei che qui fosse lasciato il mio nome, intitolandovi un boschetto, uno stagno... o un tratto di torrente.
Mi dirigo verso i piedi della montagna, ripercorrendo le deboli tracce che restano dei greggi al pascolo. Il versante ovest è selvaggio, poco conosciuto dai turisti, mentre quello est è un posto un po' banalizzato, da pic- nic, perché vi arriva una strada asfaltata (un tempo era sterrata), mentre un comodo sentiero conduce alla cima.
Ai piedi del monte i pascoli sono stati invasi dalla vegetazione. Si sono ricreati dei boschetti misti, con faggi, cerri, peri e meli selvatici, ontani presso le rive del torrente che scava una piccola gola immediatamente sotto la montagna.

Nel bosco ritrovo i caratteristici e bellissimi stagni che caratterizzano quest'area... sono molto ampi in questo periodo. Ero stato qui parecchi anni fa e l'impressione è che gli alberi fossero più piccoli e i boschetti soleggiati, mentre adesso c'è il bosco fitto e ombroso.



Arriviamo al fossato e lo superiamo. Sopra di me si alzano i dirupi scivolosi della montagna. Risaliamo i pendii e noto che le felci stanno ricrescendo sul tappeto secco formato dai loro avi dell'anno precedente: ancora degli steli ricurvi, che sembrano levarsi da un lungo sonno...


Molte le fioriture nei prati: riconosco le orchidee gialle e viola e altri fiori più rari che incontro risalendo i brulli crinali di roccia nera. Alcuni piccoli faggi sono abbarbicati ai dirupi, tozzi e dalle possenti radici che fuoriescono dal terreno. I pendii sono abbastanza ripidi tanto da poter servire, volendo, con la neve ghiacciata, come un'ideale "palestra" di "allenamento".


Arriviamo sotto la sommità della montagna... il cane è un po' affaticato ma mi segue deciso. Un vero pastore di montagna. La sommità è popolata di piccoli fiori blu. Serra di Crispo domina con i suoi spettacolari versanti la foresta di abete bianco e di faggi che sono già rivestiti del verde manto primaverile: è un bel contrasto: la cima austera, ancora spoglia e innevata e la foresta verdeggiante. Da qualche parte spunta ancora qualche albero fiorito.



Scendiamo lungo i pascoli del crinale, a sinistra, per ritornare al torrente e avviarci verso la via del ritorno. Altri fiori, di tutte le specie. Mi porto sulla riva opposta del torrente da cui proviene l'acqua che irriga agli orti del mio villaggio e attraverso il boschetto di giovani ontani, per dirigermi in direzione degli stagni. Mi imbatto in una distesa di felci secche, un tappeto da cui spuntano dei piccoli fiori bianchi...





In un piccolo stagno trovo delle palle grumose, sospese nell'acqua limpida e riconosco tante piccole uova ammassate. Sono uova di rane, elemento primordiale e gelatinoso che ricorda l'ideale rinascita che tutt'intorno pervade l'aria, scandita dai richiami ritmati del cuculo: secondo la tradizione popolare, chi avesse ascoltato il cuculo a primavera poteva esser certo di non morire... nel corso di quell'anno!



martedì 1 maggio 2012

Primavera nella Valle del Frido

Panorama dalla parte alta di Mezzana Torre - foto by Indio