venerdì 31 dicembre 2010

Diario - 30 dicembre 2010


 Galaverna su pini loricati - foto by Indio; sotto: 1. piccoli abeti lungo le sponde del tratto finale di F. Iannace; 2. Piano di Iannace innevato: da notare il luccichìo dei granelli al sole;3. loricato monumentale sul crestone nord di S. delle Ciavole; 4. veduta dalla sommità della cresta; 5. panoramica; 6. l'autore (autoscatto)

Notturna di Fosso Iannace, crestone nord di Serra delle Ciavole
Fine anno: l’ultima settimana di dicembre ci ha regalato tre giorni di bel tempo. Le previsioni mettevano sole fino al 30. Con un amico avevamo programmato un’escursione alla cima del Monte Pollino per quel giorno, ma l’amico all’ultimo momento s’è ritirato. 
Non volevo comunque perdere l’occasione di  un’escursione nella neve con il bel tempo, e perciò ho deciso per una solitaria, ma cambiando destinazione. L’obiettivo era arrivare alla cima di Serra delle Ciavole dalla cresta nord, anche se coi tempi stretti che ho avuto a disposizione mi è stato possibile  arrivare solo sulla sommità del crestone nord. Le escursioni con la neve non sono uno scherzo e richiedono il doppio del tempo e della fatica di una normale escursione estiva. Ho portato con me tutta l’attrezzatura necessaria per affrontare neve e ghiaccio: ghette, ramponcini da tacco, ramponi, racchette. Sebbene molto impegnative, le escursioni invernali regalano emozioni uniche: gli scenari che offre il Pollino d’inverno sono davvero maestosi. La fatica è allora ampiamente ricompensata. Sono partito due ore prima dell’alba e risalgo il sentiero di Fosso Iannace in pieno buio. Le formazioni di ghiaccio del torrente risplendono alla luce della mia lampada frontale. 
Agli scarponi ho messo i ramponi da tacco, economici e utili per non scivolare. Uno dei ponticelli del torrente è sommerso dal ghiaccio. L’aria è gelata e la si sente nei polmoni. Gli abeti di Fosso Iannace sembrano solo delle ombre e si stagliano contro il cielo  rischiarato appena dalla luna, allineata al centro della gola. Via via che procedo nel percorso il bosco comincia a schiarirsi lentamente con il  sorgere del sole. Giungo all’ultimo ponte e la luce della lampada non serve più. Mi avvio verso Piano Iannace. Lungo il sentiero incontro delle impronte. Sebbenes non si distinguano perfettamente nella neve farinosa, guardandole bene sembrano proprio le caratteristiche impronte del lupo. A Piano Iannace osservo la cima del Monte Pollino, avvolto dai primi raggi del sole. Il sole spunta improvvisamente da Serra di Crispo e assisto ad uno spettacolo formidabile: i granelli di giaccio risplendono di luce e sembra che il pianoro sia punteggiato di diamanti. Qui indosso le ciaspole, perché la neve è alta e asciutta. Ho una certa sete e devo fare rifornimento alla sorgente che si trova sotto la  strada, appena entrati nel bosco. L’acqua è ghiacciata   e devo bere a piccoli sorsi. La cosa migliore da fare con un tempo così rigido  è portarsi un bel termos pieno di tè caldo; così si scongiura il rischio di raffreddori e bronchiti.
Anche la mia macchina soffre il freddo. Noto che l’otturatore è lento e il computer dà un segnale d’errore. Allora metto la macchina al collo chiudendola nella mia giacca di pile, per farla stare al caldo: classico sistema per fotografare sottozero. Procedo nella ripida salita che conduce al Piano di Toscano. I faggi a ridosso di Serra Crispo sono ancora ricoperti di neve. Piano di Toscano è immerso in un’atmosfera magica, come sempre quando il paesaggio d’alta montagna è modellato dalla neve. Il silenzio sembra dominare l’immensa area selvaggia dei Piani di Pollino e oltre a me non sembra esserci nessun altro. Alla Grande Porta la galaverna ancora resiste sui pini loricati e il vento fa staccare i pezzi di ghiaccio che cadono a terra. Mi tolgo la giacca a vento, perché oltre a non esserci alito di vento, il sole è ormai alto e comincia a riscaldare l’aria; così mi avvio verso la cresta nord di Serra delle Ciavole. Tolgo le ciaspole, perché il terreno si fa più roccioso e rimetto i ramponi da tacco (che si riveleranno molto utili, a dispetto della loro economicità); i ramponi veri e propri ora sono inutili, perché la neve è così asciutta da impedire la formazione di vetrato.
Mi aspetta una bella e facile arrampicata sul crestone nord, popolato di caratteristici esemplari di pino loricato, abbarbicati sulla roccia. Mentre salgo, un corvo imperiale, incuriosito forse dalla mia presenza, volteggia gracchiando sopra di me. Già, sono davvero solo, ma il disagio sparisce di fronte allo spettacolo delle cime innevate. Resterei qui fino al tramonto e magari anche per i giorni successivi se potessi. Arrivo sulla sommità della cresta e mi fermo a ridosso di una roccia per il “pranzo”: fichi secchi, panettone e acqua, all’impiedi, come sempre. E’ quasi l’una e seppure vorrei, non posso proseguire fino alla cima, perché non mi rimangono molte ore di luce. Così decido di scendere ai piani, aggirandomi tra i monumentali loricati del fianco nord-ovest. Rimetto le racchette e mi avvio tranquillo sulla via del ritorno. Su Serra di Crispo vedo la figura lontana di un escursionista, l’unico essere umano incontrato in questa giornata di solitudine…



1 commento:

  1. Caro Indio bella uscita come le foto d'altrode.
    Ti auguro un anno ricco di orizzonti sconfinati e di cime vergini da scalare...anche con l'ANIMA.
    Un forte abbraccio.
    Nuwanda

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