mercoledì 14 settembre 2011

Diario 12 settembre 2011

la maestosità del Monte Petroso, da Valle Cupella - foto by Indio
sotto: 1. Lago Vivo; 2. Valle Lunga. 


"Ho visto i caprioli attraversare la foresta, branchi di cervi nei pianori d'alta quota, ho visto i camosci delle cime, ho sentito il verso del cervo in amore che rimbombava nella foresta... ho attraversato la faggeta infinita...la visione delle alte cime. Ho lasciato un pezzetto di me stesso in questo Eden che è il Parco d'Abruzzo... ed ho visto affacciarsi la malinconia in vista della mia partenza!"
Indio


Alla scoperta di un Eden

Avevo deciso di arrivare al Monte Meta, una delle cime più alte del Parco d'Abruzzo. Avendo a disposizione solo una bicicletta come mezzo di avvicinamento, l'imbocco di partenza non poteva essere che la strada che da Barrea arriva ad Alfedena. L'escursione si profilava molto lunga... Poi c'era da affrontare un dedalo di sentieri dai nomi diversi: K3, K4, L1, L2. In mancanza di opportuna segnatura ero cosciente che avrei potuto avere dei problemi. Arrivo in bici all'imbocco dei sentieri. Ne prendo uno ben segnato ma non numerato, e penso sia quello giusto. Il sentiero sale e si inoltra in una faggeta stupenda, con magnifici esemplari di faggio. Sento degli animali attraversare il bosco e tra gli alberi noto un piccolo "bambi" e un esemplare adulto che dalle corna sembra proprio un capriolo... non c'è dubbio, è una famigliola di caprioli. Si respira qui la vera atmosfera della foresta.


Da più parti risuona il  richiamo dei cervi in amore, che mi seguirà per tutta l'escursione... Mi accorgo a metà percorso che il sentiero che sto percorrendo è in realtà quello del Serrone: su un albero trovo infatti la dicitura di F4.  La meta non è più il "Meta" purtroppo, ma Lago Vivo. Sono un po' deluso, ma lo spettacolo a cui potrò assistere successivamente mi ripagherà ampiamente dell'errore. Agli escursionisti e alpinisti che visitano il Parco d'Abruzzo dico: spogliatevi dell'ambizione della sfida... queste montagne vanno visitate più con lo spirito del naturalista che con quello dello sportivo. Non ci sono cime da conquistare, ma paesaggi da contemplare, estese faggete da attraversare e animali selvatici che non sarà difficile incontrare. Il terreno della foresta diventa sempre più roccioso e la luce di un pianoro si espande nel vuoto che comincia a crearsi tra gli alberi. Guardo la cartina e noto che da Lago Vivo potrei prendere un sentiero che conduce al Monte Meta... anche se la strada da fare mi sembra un po' troppo lunga. Lago Vivo è un pianoro che del lago ha solo ormai delle estese pozze d'acqua. E' bella anche la Fonte degli Uccelli; l'acqua esce da una lapide dove sono scolpiti appunto due uccelli. Vi sono mucche al pascolo. Prendo un sentierino che si inoltra nel bosco e dovrebbe condurre al sentiero che va al Valico dell'Altare. Mi incammino e supero il bosco che ammanta Lago Vivo: ed ecco che si apre davanti una di quelle visioni destinate a restare per sempre nei miei ricordi: un pianoro enorme popolato da ginepri e al suo limitare un bosco di faggio... e sullo sfondo il Monte Petroso, con i suoi dirupi selvaggi e i ghiaioni inaccessibili... E' Valle Cupella, uno di quei posti incantati davanti alla cui veduta si può solo gioire... Sono alla ricerca del sentiero, ma alla fine rinuncerò a trovarlo... Salgo sulle rocce alla mia sinistra per vedere cosa c'è oltre, seguendo un sentiero probabilmente scavato dai cervi... per vedere quale panorama mi aspetti e se intravedo una lontana traccia di sentiero: ed ecco un'altra visione di selvaggia bellezza, uno di quegli incanti che sembrano usciti da un sogno... una catena di pareti verticali e alla base ampie praterie d'alta quota; vedo ampie pozze d'acqua e branchi di cervi tutt'intorno, che bramiscono in lontananza...
Dalla cartina capisco che quella è Valle Lunga. Guardo in direzione delle rocce che mi sovrastano e noto che spuntano delle corna: un altro branco di cervi, che mi osservano incuriositi. E' un'escursione di totale immersione  nella natura, e in solitudine... non ho incontrato altri esseri umani: la vita selvatica sembra dominare  intorno a me.Vado in direzione dei cervi del pianoro, verso il valico dell'Altare? Primo: non mi va di disturbare quella lontana scena di vita selvatica; secondo: sono senza cappello, il sole picchia forte e dovrei camminare ancora per ore sotto il sole cocente; terzo, anche se lo trovassi non so quanto impiegherei per aggirare il Meta... poi mi attenderebbe un dedalo di sentieri e dovrei scegliere quello giusto per arrivare a destinazione, col pericolo che faccia buio. Sono solo un turista e per me, a parte il disegno della cartina, queste sono montagne sconosciute. Mi accontento perciò di queste belle visioni e decido di terminare da questa altura l'escursione, seppure con grande malinconia, per non poter vedere i nuovi paesaggi che attendono di mostrarsi ai miei occhi... Per il ritorno decido di scendere verso la Valle dell'Inferno; qui il sentiero si fa ripido e roccioso e attraversa i pendii coperti dalla fitta faggeta... poi scende su un canalone di rocce e sbuca alla Sorgente del Sambuco, che annuncia la sua presenza col rumore fragoroso delle acque. Ascolto il distinto ticchettio dei picchi... Ecco la strada sterrata che mi porterà alla strada asfaltata e poi alla mia mountain bike... Nuvoloni si addensano e il lago di Barrea muta d'aspetto. Forse arriverà un temporale...

3 commenti:

  1. niente di più meraviglioso del prevalere dello spirito del naturalista su quello dello sportivo. niente di più maraviglioso dell'incontro di animaletti in luoghi così belli.

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  2. Ciao Indio....bellissimo il racconto, conosco i posti ma tu sei bravo a descriverli...un solo appunto , non ti sei accorto dell'orso che ti spiava :):):)

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  3. ....sono Stefano...scusa non mi ero firmato !

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