sabato 8 giugno 2013

Diario - 8 giugno 2013

Ritorno a Lago Vivo (Parco Nazionale d'Abruzzo)

Lago Vivo - foto by Indio

Dopo quasi due anni è stato davvero un piacere ritornare nel cuore verde e selvaggio del Parco d'Abruzzo, che ormai considero la mia "seconda patria", dopo il Pollino.L'amico Vincenzo A. non lo aveva mai visitato e così capitando a Roma c'è stata l'occasione di organizzare una bella escursione a Lago Vivo, uno dei posti più belli tra quelli che ho avuto la fortuna di visitare nel Parco. Per Vincenzo l'ideale era fargli scoprire questo Parco accompagnandolo qui, compiendo un'escursione facile e breve ma molto suggestiva. Da Pescina, il paese di Fontamara nel noto romanzo di Silone, ci portiamo in direzione di Pescasseroli. L'imbocco del sentiero è, come ricordo, dopo il paesino di Barrea. Il sentiero è il K4, ci porterà nelle splendide faggete del Serrone e poi a Lago Vivo. Proprio le faggete diradate sono uno degli ambienti che più mi affascinano del Parco, anche perchè sono in un buono stato conservativo, con esemplari di faggio enormi...



Si notano incise in alcuni faggi secolari, lungo il sentiero, delle vecchie scritte; bella la calligrafia... saranno molto antiche.

Più avanti avvisto un capriolo che pascola in una radura... se ne scappa nel bosco. Si stagliano imponenti sullo sfondo dei rami le Montagne della Meta. Lago Vivo è ormai vicino.
Sbuchiamo nel pianoro e possiamo notare il lago; due anni fa erano i primi di settembre e il lago era quasi prosciugato, invaso da cavalli e mucche. Ci sono altri escursionisti, nei pressi della Fonte degli Uccelli, una fontanella in pietra scolpita, che raffigura appunto due uccelli.

 Ci fermiamo a mangiare sulle rive del Lago, poi procediamo verso l'alto, in direzione dell'altro sentiero che ci porterà presso la Sorgente delle Donne  e più sotto verso la Sorgente Sambuco. Si stagliano imponenti il Monte Petroso, il Monte Tartaro e il Monte Meta... dei veri bastioni rocciosi della natura più integra dell'Appennino centro-meridionale. 


Poi proseguiamo verso la faggeta, dall'altra parte. Faggeta sempre stupenda, il sentiero che sembra una mulattiera poi scende ripido disegnando vari tornanti delimitati da massi allineati. Il bosco è tutto un concerto di melodie di specie d'uccelli... è curioso come a circa tre ore di macchina da una metropoli come Roma ci sia questa pace, in una natura ancora così incontaminata... Anche qui notiamo alberi maestosi. Poi alla fine sbuchiamo alla sorgente, segno che la strada sterrata che ci condurrà a quella asfaltata e al posto dove abbiamo lasciato la  macchina...


by Indio

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