domenica 1 dicembre 2013

Diario - 1 dicembre 2013

Nell'abbraccio del vento (Monte Prana, Apuane meridionali)


antichi terrazzamenti agricoli, sullo sfondo il Monte Piglione

Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d'altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,

dove sono vissuti i fratelli.
(...)
 Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno

a cercare fratelli che non sono più.
 
                                                                           (Pier Paolo Pasolini, da "Poesie in forma di prosa")
.

Con l'amico Alessandro B. avevamo deciso, visto che le previsioni erano buone, di fare una escursione tranquilla nelle vicinanze, con la neve. La meta è stata individuata da Alessandro, che conosce bene queste montagne, nella zona del Prana-Matanna.
L'escursione ha inizio al bel rifugio "Matanna" e siamo passati da una frazione che curiosamente si chiama come la mia, "Le Mezzane". Ci accolgono abbaiando dei cani liberi, abituati ai camminatori.

 
Il tempo è sereno ma ci accorgiamo subito che la giornata sarà molto ventosa. La neve è ghiacciata dove c'è stato calpestio, ma non presenta problemi. Incontriamo due cacciatori con magnifici fucili di precisione... forse saranno cacciatori di selezione, visto che qui siamo nel Parco (il gestore del rifugio ci dirà poi che erano selettori di mufloni). Abbiamo con noi un paio di piccozzine per maggiore sicurezza...
Si va verso Foce del Crocione e poi verso Campo dell'Orzo. Una caratteristica che salta subito all'occhio di queste zone è la presenza di antichi terrazzamenti, probabilmente coltivati a cereali, che arrivano fino a circa mille metri. Il paesaggio è quello di una montagna che lentamente sta cancellando le antiche tracce del mondo rurale... Sono sparsi antichi ruderi e malghe ancora frequentate.. da lontano posso notare una casetta con dei caratteristici covoni vicini... Notiamo anche un'antica chiesetta con il tetto crollato.



Il paesaggio è superbo, la catena delle pareti rocciose della Pania si staglia all'orizzonte. La meta sarà la cima del Monte Prana: per arrivarci prendiamo un sentiero che scende giù verso i valloni boscosi e poi dovrebbe risalire. Il sentiero è ingombro di castagni secolari caduti (un simbolo anche questo...) e dato il vento cerchiamo di stare attenti ad eventuali segnali di alberi "scricchiolanti".   Passiamo accanto ad altri ruderi e poi imbocchiamo il crinale che ci porterà in direzione della vetta, avendo solo qualche problema con dei tratti invasi dai rovi. Sopra il vento è davvero impetuoso e tagliente, ma siamo ben protetti dalle nostre giacche a vento.


 Arrivati in cima, a parte la solita bruttissima croce di ferro, il panorama è superbo e spazia dall'Appennno alle Apuane, fin verso il mare: lontane, appaiono come un miraggio le vette evanescenti delle Alpi, che sembrano ergersi direttamente dalla linea del mare. Si torna giù, sempre sotto il vento sferzante, lungo il sentiero ghiacciato... ci aiutiamo con le piccozze per mantenere l'equilibrio e non scivolare e ritroviamo l'incrocio del sentiero..




Facciamo una capatina alla bella Baita , che è chiusa, forse ricavata da una vecchia malga, visto che l'architettura è tradizionale, e qui sulle panchine consumiamo il nostro panino da bar non proprio allettante. Si incontrano degli agrifogli... il pensiero va all'infanzia: quando ero piccolo mio papà portava un ramo d'agrifoglio come albero di Natale, l'agrifoglio secolare che ancora c'è nei miei boschetti. L'agrifoglio "shkatta nata vota" diceva: se si taglia qualche ramo, l'agrifoglio ricresce. Un giorno, come una specie di iniziazione andai io a tagliare il ramo in montagna e me lo portai a spalla fino al paese, mentre il sole tramontava. Ma oggi il Natale è altro, albeti secolari tagliati ed eretti a Piazza San Pietro, o alberi di plastica venduti nei supermercati...
foto di Alessandro Bastiani
 Poi ci dirigiamo al rustico Rifugio Matanna, dove ci vengono incontro dei cavalli (uno dei quali un bellissimo albino), e scodinzolando tanti cani liberi: entrando c'è un'atmosfera familiare, il proprietario sta vicino al caminetto, l'aria è un po' affumicata. Il bar è arredato con una serie infinita di oggetti della cultura contadina e con trofei di animali selvatici e non... in una vetrina ci sono vecchi animali imbalsamati. Si mangia un panino, un bicchiere di vino e si fanno quattro chiacchiere col gestore che già ci ha apostrofato come quelli "che in una giornata come questa hanno voglia di prendere vento": cacciatore, contadino e allevatore è rimasto qui a vivere con la sua famiglia. L'inverno è duro da passare ci dice, e le istituzioni dovrebbero aiutare la gente che ancora popola la montagna... Ci conferma che gli antichi terrazzamenti erano coltivati ad orzo, ma un orzo particolare, autoctono, molto adatto a questi terreni montani... Ci parla anche di una antica strage, un'esecuzione, proprio davanti al rifugio, di sospette "spie" da parte dei tedeschi, ragazzi che erano stati accusati di favorire i partigiani. Questi luoghi, dove correva la Linea Gotica, conservano la memoria  della Resistenza... L'uomo in queste valli aspre c'è sempre stato e le sue labili tracce si confondono nella neve...

foto di Alessandro Bastiani

























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