sabato 2 novembre 2013

Diario - 1 novembre 2013


Sul tetto delle Apuane: ascesa al Monte Pisanino 

il Monte Pisanino sullo sfondo - foto by Indio
 Con l'amico Alessandro B. si voleva fare qualcosa nel fine settimana, approfittando del bel tempo. Era l'ultima occasione (almeno per me) per salire al Pisanino, escursione che avevamo programmato fin dall'estate. Il Pisanino è la vetta più alta delle Apuane (1947 m.), una montagna austera che richiede impegno fisico ed esperienza di montagna soprattutto perchè il sentiero si snoda su terreno roccioso e accidentato, e può diventare anche pericoloso in situazione di nebbia o piovosità. L'escursione comincia nei pressi del Rifugio Valserenaia, si imbocca una traccia di sentiero lungo i ripidi pendii della faggeta (sentiero 178).

Usciamo dal bosco e il percorso prosegue inerpicandosi sulle rocce. Giungiamo in quella che sarà una delle più belle tappe dell'itinerario, un luogo primordiale, con enormi blocchi di roccia squadrate, con pieghe che ricordano quelle di vecchi libri, probabilmente cadute dalla parete e di natura calcareo-selcifera. Noto un pino nero isolato e qualche acero opalo...


 Il panorama si è aperto sui versanti del Pizzo d'Uccello, un monte che ricorda un Cervino in miniatura, le cui pendici sono purtroppo sfregiati in maniera irreparabile dalle cave di marmo.

 Adesso aggireremo il Pizzo d'Altare arrivando alla Foce di Cardeto. Qui il sentiero per il Pisanino (segnato in blu) comincia a scendere su terreno roccioso tagliando i pendii dei versanti est del Pizzo d'Altare e del Pizzo Maggiore. Alessandro mi fa notare la presenza di capre rinselvatichite sui costoni rocciosi... vedendoci si spaventano e correndo fanno rotolare qualche masso. Aspettiamo che si allontanino per evitare di trovarci sotto il tiro di eventuali sassi: mi dispiacerebbe sinceramente mettere a rischio la pellaccia a causa di una capra! I pendii rocciosi mostrano segni di discontinuità tra vari strati di roccia, marmorei più in basso e calcarei più sopra. Calcare cavernoso, marmo, calcare selcifero e scisto sono le rocce più caratteristiche del Pisanino... Attraversiamo una parete sotto il Pizzo Maggiore: il Pisanino è di fronte a noi, e svetta in tutta la sua maestosità rocciosa...



La prossima tappa è il Canale delle Rose, un ripido canalone che conduce alla linea di cresta. Purtroppo guardando verso sud-ovest, nella zona di valico tra M. Tambura e M. Cavallo, si nota un altro sfregio a queste montagne che erano sacre agli Apuani: una cava d'alta quota, molto estesa e ancora attiva.
Sicuri in estate e autunno con tempo asciutto, questi versanti, come mi fa notare Alessandro, in inverno diventano molto impegnativi ed anche pericolosi, richiedendo la progressione con tecniche alpinistiche... Notiamo che uno stormo di gracchi alpini volteggia in prossimità delle creste. La salita del Canale delle Rose richiede un po' di impegno ma i passaggi sulla roccia, anche se esposti, non presentano difficoltà particolare.



Si sale finalmente sulla linea di cresta e qui assistiamo ad un fenomeno spettacolare: un arcobaleno circolare, in cui si rispecchia la nostra ombra, noto (come poi saprò facendo una ricerca online) col nome di "Spettro di Brocken"... E' abbastanza raro, per cui oggi siamo fortunati, anzi "illuminati"... Sotto di noi c'è un dirupo spettacolare che si estende sul versante nord-est, mentre a si stagliano i picchi aguzzi e frastagliati di Pizzo Maggiore e Pizzo Altare...



  Ci si ferma un po' in cima per mangiare qualcosa, poi si riparte per affrontare la lunga e paziente discesa. Il tempo ha annuvolato, altrimenti il panorama sarebbe molto più bello. Comunque si riesce a vedere il mare, verso Viareggio. Lungo il percorso incontriamo un codirosso spazzacamino, e poi di nuovo le capre, stavolta più vicine, che però se ne stanno immobili a brucare. Avvistate anche due lumache nere e una pianta grassa con le foglie caratterizzate da una polvere "calcarea".


capre rinselvatichite, al centro della foto
 Arrivati  Foce di Cardeto Alessandro mi fa notare un'enorme caverna, dove si nota un grande nevaio che è riuscito a sopravvivere all'estate.

Arrivati alla faggeta mi fermo a fotografare un antico stazzo di pastori, ricavato sotto due blocchi enormi di roccia, che fungevano da tettoia... un segno di armonia dell'uomo con la natura su montagne davvero belle ma purtroppo a volte sfregiate, a causa dello sfruttamento sempre più dissennato di risorse, tipico del nostro modello di sviluppo...

2 commenti:

  1. Molto belle le apuane, devo dire che mi mancano, spero a primavera di salire.complimenti per le belle uscite fuori porta e molto caratteristico lo spettro di brocken.
    Saluti

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  2. Belle montagne! I boschi sembrano molto simili ai nostri. Paesaggio aspro. Un saluto

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