Una breve escursione nelle Foreste Casentinesi
Trovandomi nel nord della Toscana per motivi "professionali", l'amico Franco Cattabriga (Consigliere Nazionale dell'AIW e frequentatore assiduo di San Lorenzo Bellizzi e del Pollino), mi aveva invitato a trovarlo a Cesena, proponendomi un giro nel "Casentino". Da Cesena ci vogliono un bel po' di chilometri per arrivare alle Foreste Casentinesi, parco nazionale che non avevo ancora avuto occasione di visitare... Saliamo per i ripidi tornanti, piste ideali per il motociclismo, l'altra grande passione dell'amico Franco assieme alla natura e all'ornitologia... Sullo sfondo possiamo notare il Fosso del Capanno, la prima "area wilderness" istituita (in Italia e in Europa) nel lontano 1998 , proprio per iniziativa dell'AIW: "ubicata
nell’estrema parte meridionale dell’Appennino Tosco-Romagnolo, nel
bacino del Fiume Savio, sul versante orientale della catena. Comprende
quasi per intero il Vallone dei Mandrioli, che, suddiviso in diversi
rami laterali, è uno dei valloni più selvaggi rimasti in Romagna" (www.wilderness.it).
Sbuchiamo poi nel paesino di Badia Prataglia, dove entriamo nel centro visite e compriamo un paio di cartine. Il sentiero che parte dal rifugio Fangacci, costeggia un torrente a ridosso della foresta che ammanta il Monte Penna... Siamo nelle Foreste della Lama, a non molta distanza dalla Riserva Integrale di Sasso Fratino, nota per la rigida regolamentazione e l'accesso solo a fini di studio, dal 1959. Le Foreste Casentinesi sono state sfruttate sin dal Medioevo, anche se una gestione oculata ne ha permesso una buona conservazione...
Scendiamo lungo il sentiero inoltrandoci nella bella foresta... un ambiente suggestivo, dominato da grandi abeti bianchi (ma è presente anche l'abete rosso) e faggi, lasciato almeno qui al suo libero sviluppo.. ne sono un esempio i tanti tronchi caduti e marcescenti che ci regalano scorci di vera wilderness...
Oggi i turisti sono pochi e possiamo goderci l'atmosfera del bosco in tutta tranquillità. Stiamo costeggiando il torrente e in un punto lo attraversiamo passando sopra un bel ponticello di legno. Notiamo parecchi alberi "bucati" dai picchi... In una pozza si vedono delle chiare impronte di cervo, che assieme ad altri ungulati come caprioli, daini e mufloni popola le foreste del Parco.
Noto anche qualche specie di fungo, in particolare i magnifici funghi dell'abete, "Lactarius deliciosus". Uno scorcio in particolare è davvero spettacolare: numerosi alberi sono stati sradicati da una slavina e sembrano tanti spilli infilzati nel terreno...
Il sentiero poi arriva ad una zona di rocce franate: qui facciamo colazione, con il contorno delle olive preparate a San Lorenzo Bellizzi... Franco si riposa un po', io proseguo in giù; una coppia di escursionisti ci hanno detto che si arriva ad una staccionata panoramica...
Scendendo la vista si apre un po' nel bosco, e da lontano si vedono i crinali montuosi ammantati dalla foresta. Il torrente qui forma delle caratteristiche cascatelle... Dalla staccionata si vede lontano l'invaso di Ridracoli. Se proseguissi si raggiungerebbe località "La Lama".
Torno indietro e con Franco si ritorna alla macchina. Al ritorno visitiamo, accompagnati da una guida, il Monastero e l'Eremo di Camaldoli legati alla figura di San Romualdo: "ravennate, intriso di cultura bizantina, predicò la regola di San Benedetto secondo un'interpretazione influenzata dalla spiritualità orientale e caratterizzata da un rapporto fortemente simbolico di comunione con la natura". Famosi sono i Codici Camaldolesi, "che rivelano questi religiosi come solerti custodi e sensibili curatori del patrimonio forestale: carichi di tensioni mistiche e spirituali ma anche attenti ai numerosi problemi tecnici, economici e sociali che la conservazione di quel patrimonio comportava" (PNFC, M. Falterona e Campigna, carta Touring Club). L'Eremo sembra un villaggio fiabesco, ed è costituito da varie casupole contenenti le cellette dei monaci, che ancora oggi lo abitano.
Il discorso, durante la visita, ricade sul concetto di spiritualità C'è una spiritualità legata a Dio e alla religione, ma c'è anche chi (come me), trova la sua "chiesa" nelle foreste e sulle cime dei monti... Il bisogno è forse comunque lo stesso, un'esigenza di natura interiore, che richiama quel "senso del sacro" di cui parlava Pier paolo Pasolini. Un bisogno che il mondo moderno, con la sua razionalità e il suo ambiente artificiale ad ogni modo non può spegnere e sul quale bisognerebbe aprire una riflessione...