lunedì 19 settembre 2011

Messner e la montagna



"Noi alpinisti cerchiamo oggi, non tutti, ma la maggior parte, di usare poca tecnologia per avere un contatto diretto con la montagna.
 La conquista verso l'animo, verso l'interiorità, è la mia meta. 
E se noi lasciamo le montagne come zona selvaggia, dove in realtà non ci sono infrastrutture, come prima dell'umanità, allora l'uomo ha la possibilità di fare esperienze interiori; di sentirsi piccolissimo, di sentirsi un niente. La forza umana la sento solo se arrivo al mio limite, ma non prima".
Reinhold Messner

domenica 18 settembre 2011

Diario 17 settembre 2011

Sulle vette degli angeli neri. Ritorno al Corno Grande (con l'amico Vincenzo A.)



 gracchio alpino -  foto di Vincenzo A. sotto: 1. Pizzo Intermesoli; 2. Veduta dalla cima 3. Vincenzo A. sulla cima; 4. Indio e Vincenzo A.


L'amico Vincenzo A. viene a trovarmi a Teramo per realizzare la mancata (almeno per lui) ascesa in vetta al Corno Grande, lungo lo stesso itinerario già percorso da me in solitaria (Val Maone, Sella del Brecciao, Via delle Creste, cima e discesa per la via normale).
Trovo la montagna più spoglia e le fioriture sulle aride pietraie sono un bel ricordo di luglio... Tantissimi gli escursionisti che incontriamo; certo, sarebbe meglio essere molti di meno per godere meglio delle atmosfere della montagna, ma anche noi a ben vedere, venendo qui in un sabato estivo di settembre contribuiamo a quell'affollamento. Ce la prendiamo comoda salendo senza foga. La Via delle Creste è un divertente e bel percorso su roccia. Camminare sulla roccia mi dà sempre un senso di pienezza: forse perchè rimanda ad un rapporto diretto con un elemento primordiale del cosmo.
I pinnacoli rocciosi del Gran Sasso escono dalla terra innalzandosi verso il cielo,  e l'escursione forse è un ripercorrere questa "ascesa"; innalzamento geologico ed elevazione interiore dell'uomo si confondono nel ripercorrere visivamente questa storia evolutiva. La cima è circondata dallo splendore: il cielo è sgombro di nubi e i panorami spaziano limpidi... Stormi di gracchi alpini e corallini volteggiano sopra di noi... schiere di angeli neri del regno animale. Molti altri sono appollaiati sulle pareti inaccessibili. I gracchi alpini dal luminoso becco giallo arrivano fin sulla cima cercando di resistere alla forza del vento...
Poi si posano sulle rocce a pochi metri da noi cercando pezzetti di cibo lasciati dai turisti. L'assordante gracchiare dei corvidi echeggia tra gli abissi di roccia. Nelle foto che non ho potuto fare ci sono in primo piano i gracchi alpini posati sulla roccia o in volo sopra la mia testa, e sullo sfondo i pinnacoli di roccia e il cielo limpido. Ritorniamo per la via normale. La discesa sarà lunga. Arriviamo al Val Maone mentre le pareti sud-occidentali si tingono prima di rosso e quando il sole scompare di un bianco pallido. Cala lentamente il buio e Vincenzo A. tira fuori la sua lampada frontale. Arriveremo ai Prati di Tivo alle 21 circa: abbiamo camminato più di tredici ore, a parte qualche breve sosta...






verso del gracchio alpino


verso del gracchio corallino

mercoledì 14 settembre 2011

Diario 12 settembre 2011

la maestosità del Monte Petroso, da Valle Cupella - foto by Indio
sotto: 1. Lago Vivo; 2. Valle Lunga. 


"Ho visto i caprioli attraversare la foresta, branchi di cervi nei pianori d'alta quota, ho visto i camosci delle cime, ho sentito il verso del cervo in amore che rimbombava nella foresta... ho attraversato la faggeta infinita...la visione delle alte cime. Ho lasciato un pezzetto di me stesso in questo Eden che è il Parco d'Abruzzo... ed ho visto affacciarsi la malinconia in vista della mia partenza!"
Indio


Alla scoperta di un Eden

Avevo deciso di arrivare al Monte Meta, una delle cime più alte del Parco d'Abruzzo. Avendo a disposizione solo una bicicletta come mezzo di avvicinamento, l'imbocco di partenza non poteva essere che la strada che da Barrea arriva ad Alfedena. L'escursione si profilava molto lunga... Poi c'era da affrontare un dedalo di sentieri dai nomi diversi: K3, K4, L1, L2. In mancanza di opportuna segnatura ero cosciente che avrei potuto avere dei problemi. Arrivo in bici all'imbocco dei sentieri. Ne prendo uno ben segnato ma non numerato, e penso sia quello giusto. Il sentiero sale e si inoltra in una faggeta stupenda, con magnifici esemplari di faggio. Sento degli animali attraversare il bosco e tra gli alberi noto un piccolo "bambi" e un esemplare adulto che dalle corna sembra proprio un capriolo... non c'è dubbio, è una famigliola di caprioli. Si respira qui la vera atmosfera della foresta.


Da più parti risuona il  richiamo dei cervi in amore, che mi seguirà per tutta l'escursione... Mi accorgo a metà percorso che il sentiero che sto percorrendo è in realtà quello del Serrone: su un albero trovo infatti la dicitura di F4.  La meta non è più il "Meta" purtroppo, ma Lago Vivo. Sono un po' deluso, ma lo spettacolo a cui potrò assistere successivamente mi ripagherà ampiamente dell'errore. Agli escursionisti e alpinisti che visitano il Parco d'Abruzzo dico: spogliatevi dell'ambizione della sfida... queste montagne vanno visitate più con lo spirito del naturalista che con quello dello sportivo. Non ci sono cime da conquistare, ma paesaggi da contemplare, estese faggete da attraversare e animali selvatici che non sarà difficile incontrare. Il terreno della foresta diventa sempre più roccioso e la luce di un pianoro si espande nel vuoto che comincia a crearsi tra gli alberi. Guardo la cartina e noto che da Lago Vivo potrei prendere un sentiero che conduce al Monte Meta... anche se la strada da fare mi sembra un po' troppo lunga. Lago Vivo è un pianoro che del lago ha solo ormai delle estese pozze d'acqua. E' bella anche la Fonte degli Uccelli; l'acqua esce da una lapide dove sono scolpiti appunto due uccelli. Vi sono mucche al pascolo. Prendo un sentierino che si inoltra nel bosco e dovrebbe condurre al sentiero che va al Valico dell'Altare. Mi incammino e supero il bosco che ammanta Lago Vivo: ed ecco che si apre davanti una di quelle visioni destinate a restare per sempre nei miei ricordi: un pianoro enorme popolato da ginepri e al suo limitare un bosco di faggio... e sullo sfondo il Monte Petroso, con i suoi dirupi selvaggi e i ghiaioni inaccessibili... E' Valle Cupella, uno di quei posti incantati davanti alla cui veduta si può solo gioire... Sono alla ricerca del sentiero, ma alla fine rinuncerò a trovarlo... Salgo sulle rocce alla mia sinistra per vedere cosa c'è oltre, seguendo un sentiero probabilmente scavato dai cervi... per vedere quale panorama mi aspetti e se intravedo una lontana traccia di sentiero: ed ecco un'altra visione di selvaggia bellezza, uno di quegli incanti che sembrano usciti da un sogno... una catena di pareti verticali e alla base ampie praterie d'alta quota; vedo ampie pozze d'acqua e branchi di cervi tutt'intorno, che bramiscono in lontananza...
Dalla cartina capisco che quella è Valle Lunga. Guardo in direzione delle rocce che mi sovrastano e noto che spuntano delle corna: un altro branco di cervi, che mi osservano incuriositi. E' un'escursione di totale immersione  nella natura, e in solitudine... non ho incontrato altri esseri umani: la vita selvatica sembra dominare  intorno a me.Vado in direzione dei cervi del pianoro, verso il valico dell'Altare? Primo: non mi va di disturbare quella lontana scena di vita selvatica; secondo: sono senza cappello, il sole picchia forte e dovrei camminare ancora per ore sotto il sole cocente; terzo, anche se lo trovassi non so quanto impiegherei per aggirare il Meta... poi mi attenderebbe un dedalo di sentieri e dovrei scegliere quello giusto per arrivare a destinazione, col pericolo che faccia buio. Sono solo un turista e per me, a parte il disegno della cartina, queste sono montagne sconosciute. Mi accontento perciò di queste belle visioni e decido di terminare da questa altura l'escursione, seppure con grande malinconia, per non poter vedere i nuovi paesaggi che attendono di mostrarsi ai miei occhi... Per il ritorno decido di scendere verso la Valle dell'Inferno; qui il sentiero si fa ripido e roccioso e attraversa i pendii coperti dalla fitta faggeta... poi scende su un canalone di rocce e sbuca alla Sorgente del Sambuco, che annuncia la sua presenza col rumore fragoroso delle acque. Ascolto il distinto ticchettio dei picchi... Ecco la strada sterrata che mi porterà alla strada asfaltata e poi alla mia mountain bike... Nuvoloni si addensano e il lago di Barrea muta d'aspetto. Forse arriverà un temporale...

Diario 11 settembre 2011



i dirupi rocciosi di Monte Capraro - foto by Indio


Tra i camosci delle rocce: da Val di Rose a Val Iannanghera


Sono gli ultimi giorni di tirocinio in cui ho fatto interviste ai turisti per una tesi di Master... Gli ultimi giorni saranno dedicati ad escursioni guidate e in solitaria, per scoprire i paesaggi delle alte vette, sia a fini di studio che ludici. La cosa migliore è sempre unire l'utile al dilettevole...! Finora avevo visto i posti più "turistici" del Parco, Camosciara, Val Fondillo ecc. Volevo un contatto con la natura selvaggia del Parco, con le sue foreste impenetrabili e i paesaggi delle vette. La mia prima escursione è quella che dalla Val di Rose porta a Forca Resuni, per poi percorrere la selvaggia Valle Iannanghera. In agosto e fino al dieci settembre l'escursione è giustamento a numero chiuso e con accompagnatore... Dal 10 in poi si può andare liberamente anche da soli.
E' bene che ogni turista si informi su queste disposizioni: ricordiamo che il turista è un ospite e deve come prima cosa rispettare le regole messe in atto per la tutela della fauna selvatica. C'è ancora qualche turista in giro. Nella faggeta che subentra al bosco misto più umido, incontro subito un animale selvatico... forse è un capriolo, ma non riesco a distinguerlo tra gli alberi. Dal bosco della Val di Rose, dopo aver attraversato radure con resti di stazzi degli antichi pastori, ecco le rocce... Noto subito un camoscio tra le rocce... poi salendo ne sbucano altri due. Ci sono altri escursionisti che già li stanno fotografando. Non sembrano per niente spaventati dalla presenza degli escursionisti, anche se restano guardinghi ad osservarci. E' il  mio primo avvistamento del camoscio del PALM, dopo il bel maschio incontrato alla Val Maone sul Gran Sasso. Col passo veloce supero tutti i turisti che ho davanti a me, compreso un ragazzo a cui indico i camosci per fotografarli. Scambio quattro chiacchiere con lui mentre si procede verso il (bruttissimo, per dire la verità) rifugio Forca Resuni... La visione è stupenda quando ci affacciamo sui dirupi della Camosciara-Monte Capraro, coperti dal raro pino mugo...quest'albero è basso e schiacciato ed è capace di creare boschetti densi e intricati (a ben vedere è la prima volta che vedo un pino mugo nella mia vita!). Non ho la mia Nikon ma solo uno scrauso cellulare, ma faccio lo stesso qualche foto. Si sente anche il richiamo del cervo in amore... Il ragazzo si aggrega a me quando gli propongo di fare un anello invece che di tornare per lo stesso sentiero dell'andata. Percorreremo la selvaggia Val Iannanghera, che si rivelerà più suggestiva della Val di Rose, per i faggi enormi e per gli spazi più aperti della foresta... Eccomi alla Sorgente Iannanghera... una piccola pozza da cui escono dei rivoletti che però bastano a dissetarmi. A Civitella Alfedena saluto l'amico di Roma e ci scambiamo i contatti... chissà, forse ci rincontreremo per far equalche altra escursione assieme....

venerdì 2 settembre 2011

In MTB nel Parco d'Abruzzo... per caso!

La traversata, in rosso, sulla strada che collega Villetta Barrea, Opi e Pescasseroli... in blu altri percorsi... by Indio

Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Sto dando questionari ai turisti per uno stage. Tutto ok, tranne che ho problemi a stampare e fotocopiare i file. Dopo una piccola odissea per trovare un posto dove stampare nei paesini dove risiedo ecco che la fotocopiatrice della cartoleria dove vado si scassa. Per il giorno successivo ho bisogno dei questionari e non c'è altro da fare che andare a Pescasseroli, paese più popoloso e attrezzato. Nella cooperativa dove faccio lo stage mi hanno prestato una mountain bike... ed eccomi a pedalare alle 8 di mattina da Villetta B. diretto a Pescasseroli, passando per Opi. La panoramica e quasi pianeggiante strada asfaltata collega i paesi più "famosi" del Parco e attraversa bellissime valli , da cui si ammirano montagne come La Camosciara, Monte Mattone, Monte Marsicano... costeggiando spesso il limpido Fiume Sangro. Una strada ideale per la bicicletta da corsa... Rifarò altre due volte la "traversata", che comporta circa un'ora sia all' andata che al ritorno, se si procede come ciclisti dilettanti. Sarà un buon modo per tenermi in forma anche se sto lavorando. Farò più volte anche la strada (purtroppo asfaltata, visto che siamo in un luogo naturale) della Camosciara, oltre alla salita di Civitella Alfedena: qui a Civitella i tacchetti consumati della mia bici provocheranno un rumore insopportabile, tra l'abbaiare dei cani e le proteste dei turisti: "Non è mia la bicicletta, l'ho noleggiata!"...è la mia giustificazione...