lunedì 9 luglio 2012

Diario - 7/8 luglio 2012

Risalita del Torrente Frido, da Frangiosso alla Fonte di Rummo (7 luglio)

Autoscatto nelle Gole del Frido (Frangiosso - Vacquarro)

Era da tempo che volevo esplorare le Gole del Frido nel tratto tra Frangiosso e Vaquarro, me ne avevano parlato come di un posto spettacolare e oggi ne ho avuto conferma. Un tempo il mio obiettivo erano sempre le cime, adesso con l'età comincio a "scendere" col desiderio di esplorare zone meno conosciute e più selvagge, alla ricerca della novità e dell'esplorazione. L'occasione di questa due giorni mi è stata data dall'amico Carlo, appassionato pugliese del Pollino che sarebbe venuto la sera a campeggiare: ho pensato di fare un'escursione esplorativa per conto mio tutta a piedi, campeggiare a Vaquarro con lui e i suoi amici e il giorno dopo fare a assieme Serra del Prete.



Arrivato al rifugio del Santuario per sentieri prendo il vecchio sentiero dei pellegrini: ricordo che un tempo persi la traccia, mentre adesso è risegnalato e con la traccia abbastanza evidente nel bosco. Qui ci sono i passi anche di mia madre e dei miei parenti, che salivano alla Madonna di Pollino dalle lontane frazioni di Castelluccio... Io, moderno pellegrino laico mi avvio per i boschi... verso la ricerca di altre mete "spirituali" .
Devo trovare il torrente Frido, all'inizio prendo un torrente che costeggia Timpa della Madonna, ma mi accorgo subito che non è il Frido (troppo piccolo) ma un affluente. Scendo nella foresta in direzione ovest e trovo il letto secco del torrente, con i massi enormi illuminati dal sole. Non c'è acqua, solo qualche pozza abitata dalle raganelle. Ne osservo una. Si mimetizza perfettamente con le rocce del suo ambiente.


Molti massi sono coperti da colonie di strani insetti: noto che sono tutti morti, appiccicati alla pietra, altri in decomposizione. Hanno delle piccole tenaglie, simili a quelle degli scorpioni. Quelli scomparsi lasciano una silhouette ovale nella pietra (avevo visto queste strane silhouette già una volta, e pensavo si trattasse di organismi fossili). Forse sono morti perché il torrente è in secca. Qui ci vorrebbe un entomologo! Noto anche delle rocce particolari. Alcune sembrano avere degli occhi incastonati che ti osservano. Scoprirò dopo, grazie alle informazioni di amici,  che si tratta di fossili di rudiste, dei molluschi estinti...


Arrivo finalmente alle Gole: è uno spettacolo impressionante... enormi massi sembrano accatastati uno sull'altro nel fondo della gola, mentre alte pareti di roccia si levano sulla mia sinistra. E' tutto già bello così e posso solo immaginare lo spettacolo che deve esserci con il torrente in piena e il salto delle alte cascate...


Ora devo superare i grandi massi arrampicandomi su di essi: nulla di troppo impegnativo, ma devo stare attento a non scivolare. Ho le scarpe piene d'argilla, se cadessi e mi facessi male non ci sarebbe nessuno ad aiutarmi. Nel superare i massi devo levarmi lo zaino e lanciarlo in alto, per poi riprenderlo una volta arrivato sopra; uno zaino troppo pesante e ingombrante non è proprio l'ideale per il torrentismo.


In un punto devo anche infilarmi in uno stretto passaggio tra la roccia: in questi casi è bene ricordarsi della "tecnica del camino". Non c'è rischio di rimanere bloccati: male che vada ci si arrampica nel bosco e si aggirano i passaggi (non siamo nel Raganello!). E' un tratto che invece diverrebbe parecchio impegnativo con l'acqua. Bisognerebbe farlo più o meno entro giugno, perchè poi il torrente va in secca. Lungo le sponde del torrente riconosco anche qualche raro albero di tasso.


  Superata la gola esco dopo un po' ai Piani di Vacquarro. La risalita del torrente prende molto più tempo del previsto. Adesso seguirò il torrente, che si divide in due rami: risalirò quello a desta, per arrivare alla meta prestabilita: la fontana di Rummo. Da lì prenderò poi la strada che va a Vacquarro per andare ad aspettare gli amici. Nel tratto che va da Vacquarro a Rummo ritrovo l'acqua e il torrente è un susseguirsi di cascatelle, una delle quali abbastanza alta e impegnativa da superare. Purtroppo mi bagno il piede destro scivolando in una pozza... era inevitabile. Noto un uccello che si tuffa velocissimo sotto una cascata e poi con altrettanta rapidità ne esce. Non ho capito di che specie si tratta. Un'altra bella sorpresa è una caratteristica cascata di circa tre metri che scende lungo la roccia. 


Sopra di me si vedono le selvagge pareti rocciose del Cannocchiello. Non sarebbe uno scherzo arrampicare da quelle parti. La Fonte di Rummo dovrebbe essere vicina... numerosi faggi sradicati ostruiscono il passaggio e vanno scavalcati. Noto un abete bianco che cresce proprio nel mezzo del torrente. Alla fine, da lontano, riconosco il posto e mi dirigo a dissetarmi con l'acqua freddissima della sorgente. 


E' stata una faticaccia ma ne è valsa la pena. Ora mi dirigo a Vacquarro per riposarmi un po' aspettando Carlo. Zaino come cuscino e un letto di erba. Basta mezz'oretta e mi riprendo subito... anche i piedi non mi fanno più male. Poi noto arrivare gente e capisco che si tratta di Carlo e dei suoi amici. Campeggeremo a Colle Gaudolino e l'indomani io Carlo e chi deciderà di unirsi saliremo alla Serra del Prete. Dopo aver mangiato e chiacchierato fino a tarda sera osservando le stelle, si va a nanna. Mi sistemo nel mio sacco al pelo, sul materassino gonfiabile, all'aperto, e mi metto subito a dormire.


Serra del Prete dai versanti sud-est (8 luglio)

Dopo aver fatto colazione ci avviamo verso Serra del Prete. Alesandro e Chiara resteranno ad aspettarci alla tenda, mentre io Carlo e Francesco saliremo fino in vetta. Il percorso è quello che inizia nella parte bassa di Gaudolino, segnalato come Rocce del Pettirosso. Saliamo nel bosco. La traccia del sentiero ad un certo punto è appena visibile. Attraversiamo un fossato che scava una specie di gola, poi sbuchiamo in un'ampia radura e decidiamo di puntare "dritto per dritto" a nord, verso la vetta, trovandoci la strada. Superiamo un tratto intricato di faggeta, con qualche faggio secolare monumentale e sbuchiamo sotto l'anticima (2157), che all'inizio scambio per la cima.



Feci questo percorso tanti anni fa in discesa e lo ricordo solo vagamente. Il toponimo Serra del Prete in realtà non faceva riferimento a nessun sacerdote... semplicemente "prete" vuol dire pietre, ma evidentemente i topografi italianizzarono o storpiarono la denominazione dialettale. Nel salire notiamo un bel nevaio che ancora resiste al caldo.



Eccoci in cima. Per la discesa decidiamo di scendere lungo il panoramico crinale sud-est. Verso i 1900 metri ricomincia la vegetazione. Dalla sommità del crinale riusciamo a distinguere la tenda e i nostri amici rimasti ad aspettarci. Bisogna superare dei bassi e intricati alberi di faggio ma poi la faggeta si fa più aperta. I pendii sono ripidi e bisogna stare attenti a non scivolare sulle foglie secche. Ci manteniamo sempre sulla spalla del crinale per scendere più agevolmente. Sbuchiamo finalmente all'inizio del crinale, allo scoperto e la visuale da qui è molto bella. E' stata un'escursione originale e anche impegnativa, visto che abbiamo proceduto più che altro fuori pista. Raggiungiamo gli altri alla tenda, mangiamo e poi ci avviamo verso Colle Impiso, carichi di roba.