domenica 7 giugno 2009

Pionieri del Pollino - a cura di Mimmo Pace

passione per la montagna: un escursionista degli anni quaranta esulta appena arrivato in cima - dal libro "Pionieri del Pollino". sotto, alcune foto tratte dal volume
Proprio per un caso ho avuto l'occasione di reperire un libro fotografico che già considero uno di quelli più importanti che posseggo e che custodirò gelosamente nella mia libreria, accanto ai capolavori di Giorgio Braschi. Il libro in questione è "Pionieri del Pollino". Più che di un libro in realtà si tratta di un catalogo di una mostra organizzata a maggio di quest'anno a Castrovillari, curata e organizzata da Mimmo Pace, storico esponente del C.A.I di Castrovillari e anche lui tra i primi "pionieri" del Pollino. Purtroppo il libro è fuori commercio e presumo che fra un po' di tempo sarà difficile da reperire. Sarebbe auspicabile una ripubblicazione ad opera di qualche casa editrice locale. Il pregio del catalogo è quello di presentare foto eccezionali dal punto di vista storico, le quali documentano il rapporto tra l'uomo e la montagna sul Pollino dagli anni quaranta fino agli anni settanta. Sarà poi molto gradito agli escursionisti appassionati vicini al C.A.I. (tra cui alcuni blogger molto stimati dal sottoscritto), visto che il volume esplora soprattutto l'attività pioneristica di tanti giovani del Pollino calabro che nel corso degli anni cinquanta compirono le prime escursioni sulle cime più importanti del Pollino. A molti di loro si devono le prime azioni dirette alla scoperta, alla salvaguardia e alla valorizzazione a fini sportivi ed educativi delle supreme bellezze naturali della nostra montagna. E' la passione e l'impegno di questi giovani che porterà, attraverso vari tentativi, come l'associazione G.A.C. (Gruppo Alpino Castrovillarese) alla costituzione nel 1999 del C.A.I. di Castrovillari, al cui decennale anniversario il volume è dedicato. Ma il pregio del catalogo non si ferma qui. Nel volume non sono raccolte solamente le foto dei "pionieri" dell'escursionismo, ma tante altre foto che documentano la vita delle comunità del Pollino: sono le immagini di contadini, boscaioli, cacciatori, pellegrini; uomini e donne che vissero e lavorarono sulle nostre montagne... E' negli anni '50 che, come afferma il curatore del volume, c'è il maggior fermento di iniziative giovanili. Pace ricorda nella sua introduzione al volume "questi ragazzi audaci degli anni '50 (...) che dopo aver supplicato e persuaso i genitori, si avviavano a mezzanotte da Castrovillari con un lacero "tascapane" sulle spalle e le scarpe logore e, percorsa l'interminabile Petrosa, Conca del Re e Mazzicanino, risalivano al Colle Gaudolino, per inerpicarsi fin sul Pollino e far ritorno a tarda sera, spesso nel buio pesto! La nostra era pura passione per la montagna, anche se un tantino folle e temeraria. Poco importava se venivano le vesciche ai piedi o se rincasavamo stremati per aver speso ogni nostra energia. Eravamo felici di aver potuto scoprire angoli fiabeschi ed aver vissuto intense sensazioni di libertà." Tra i pionieri del Pollino spiccano figure come Pino Bellizzi, immortalato in alcune tra le foto più belle del catalogo, "alpinista, escursionista e cacciatore a un tempo", il quale ebbe anche il merito di scrivere alcuni "verbali-blog" cioè delle riflessioni e dei resoconti delle sue escursioni... davvero pioneristica come cosa se si pensa ad esempio all'abitudine ormai consolidata di molti giovani escursionisti di oggi (tra cui chi scrive) di parlare delle proprie ascensioni riportandole sui blog. Cambiano i mezzi, ma l'ispirazione che animava i giovani di allora è rimasta la stessa! Anzi, ricordarli ci può anche aiutare a riscoprire un approccio alla montagna più spontaneo e avventuroso, privilegiando la passione e la scoperta piuttosto che gli schematismi e i tecniscismi che spesso caratterizzano l'alpinismo e l'escursionismo attuale. Proprio Pino Bellizzi fu il primo a tentare di organizzare il C.A.I. a Castrovillari anche se inutilmente, per il limitato numero di iscritti che impediva la costituzione di una vera e propria sezione. Riuscì comunque a promuovere l'associazione G.A.C. che si distinse per iniziative di valorizzazione visiva del Pollino, con la promozione del 1° Raduno della Montagna e per la "7^ Festa Nazionale della Montagna, celebrata a Piano Ruggio. Negli anni Sessanta il fervore che aveva animato i giovani degli anni '50 sembrò di colpo spegnersi. Il Pollino fu minacciato dalle mire di chi, parlando di "valorizzazione turistica", avrebbe voluto devastare la nostra bellissima montagna con villaggi turistici d'alta quota, strade e impianti di risalita. Per fortuna le lotte di tante personalità dell'ambientalismo (senza dimenticare la mobilitazione delle comunità locali) riuscirono ad evitare il peggio. Come dice Pace "tante battaglie essi combatterono in nome della salvaguardia ambientale del Pollino, ma la loro opera, pur se tenace, riuscì solo ad arginare in qualche modo gli scempi che furono regolarmente e inesorabilmente perpetrati..." Gli anni '80, anche se fanno parte della storia recente del Pollino (e di cui il libro non si occupa) vedono in Giorgio Braschi un altro pioniere indiscusso dell'escursionismo, che ebbe il merito di valorizzare il massiccio del Pollino attraverso le sue bellissime foto, i suoi libri, l'ideazione di decine e decine di itinerari e l'impegno concreto per la salvaguardia dell'ambiente naturale del massiccio. L'istituzione del Parco Nazionale è stata un passaggio importante, ma il Pollino non è mai decollato come area protetta e anzi subisce ancora oggi l'isolamento, la trascuratezza e gli scempi ambientali a cui siamo stati purtroppo abituati. Anche "noi", giovani di oggi (spesso già emigrati ma legati a questa terra da radici che nessuna cosa potrà mai spezzare), appassionati del Pollino e cresciuti all'ombra delle sue cime maestose vorremmo essere in qualche modo dei "pionieri", perché tuttora la salvezza del Pollino e la sua salvaguardia non sono scontate, ma anzi rappresentano una scommessa ancora tutta da giocare. Oggi come ieri, ciò che è importante e decisivo è sempre la stessa cosa: la passione per il Pollino, l'Amore per la nostra Terra...

lunedì 1 giugno 2009

I cani non dimenticano

l'Indio e Buck - foto by Carmela De marco
"Ma come Buck capiva che gli insulti erano parole d'amore, l'uomo capiva che quei finti morsi erano carezze." (Jack London)
Era un mese e mezzo che non vedevo il mio Buck. L'avevo lasciato a metà aprile, restando assieme a lui nemmeno una ventina di giorni. Allora aveva solo circa due mesi e mezzo di vita. In tutto questo tempo pensavo che inevitabilmente mi avesse dimenticato. Sabato torno a casa da Roma, esco dalla macchina reggendo le valigie e rivedo finalmente il mio cane dietro il cancello. Com'è cresciuto! Io non l'ho visto da un mese e rispetto ai miei familiari posso notare la differenza. Il cucciolo mi vede e abbaia... sembra disorientato. Sicuramente non si ricorda di me, penso. Cerco di andargli incontro ma lui si nasconde dietro le piante alte che circondano la sua cuccia... Mi guarda, ma non abbaia più. Entro in casa, sistemo le valigie e poi ridiscendo. Buck sta adesso dietro al cancello, un po' intimidito ma con gli occhi sorridenti. Mi appoggio al cancello e tendo il braccio verso di lui. Si avvicina cautamente, ma senza paura. Mi annusa la mano e poi comincia a leccarla affettuosamente, e con la zampa mi tocca il braccio. Sono quasi commosso. Buck mi ha riconosciuto. Sento quasi una sorta di riconoscenza da parte sua, perché il cane ricorda evidentemente, seppure in maniera istintiva, tutte le carezze e i giochi fatti quando era un batuffolo bianco di due mesi, appena arrivato. Entro nell'orto e Buck mi salta addosso per la gioia, sporcandomi tutti i vestiti. La disposizione verso l'Altro, l'affetto o anche l'amore sono sentimenti universali, che possono gettare un ponte anche col mondo non umano... perché vanno oltre ogni convenzione e ogni distinzione...