lunedì 25 novembre 2013

Dalla Val Tiberina al Chianti


Monte Penna e Croce della Calla - foto by Indio

Tra La Verna e Pieve Santo Stefano


Salute a te, monte benedetto, salute a te, monte della preghiera, della penitenza, della pace, della gioia. Non è in tutto il mondo un monte più santo. Non est in toto sanctior orbe mons

Francesco d'Assisi
Eremo della Casella

Chiusi della Verna

Nella faggeta, verso il Santuario della Verna


La Verna

Monte Penna

passaggio di un lupo

abeti nella nebbia presso Monte Calvano

casa contadina a Mignano
il paesino di Mignano

verso Pieve Santo Stefano
costeggiando il fiume, verso Pieve...



Colline del Chianti (Radda in Chianti)


 "Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba".


 (Francesco d'Assisi)


Radda in Chianti, sullo sfondo




presso Capannole


Vertine

Castello di Vertine




lunedì 18 novembre 2013

Diario - novembre 2013

Tra le nebbie dell'Appennino: Lago Santo, Monte Giovo, Monte Rondinaio (Appennino Tosco-Emiliano)


"questo è un buon rifugio in campo aspro, scosceso eroso ed addolcito d'acqua e vento
bastione naturale in prospettiva ariosa

terra di passo,di sella,di slitta, mal s'addice alla fretta
sa che tutto passa e tutto lascia traccia

- certo le circostanze non sono favorevoli...

nato tra i morti sui monti vivo sui monti tra i morti
e non c'è lama che possa recidere la languida catena"


(Giovanni Lindo Ferretti, Cronaca Montana, PGR) 


Monte Giovo e il Rondinaio, sullo sfondo di un mare di nubi - foto by Indio

Con l'amico Alessandro, instancabile compagno di escursioni, si era deciso di fare qualche escursione nell'Appennino Tosco-Emiliano, a nord, per me ancora inedito. Per arrivare all'imbocco del sentiero dobbiamo fare molta strada in auto, che procede in ripidi tornanti. Si attraversa il paese più alto dell'Appennino, a 1520 metri, San Pellegrino in Alpe...
. Abbiamo notato che il tempo è nuvoloso e la nebbia avanza. Decideremo lungo il percorso cosa fare, se accorciarlo o allungarlo. Si parte dal bel Rifugio Vittoria, in provincia di Modena, sulla riva del Lago Santo, lago naturale dalle limpide acque. Siamo circondati dalla nebbia...

 Il sentiero prima si snoda nel bosco, dove si notano abeti bianchi, abete rossi e larice, caratteristica conidera delle Alpi cche d'autunno perde le foglie... Poi si prosegue salendo lungo i pascoli popolati da ginepri e piante di mirtillo... Ce ne sono di quelli rossi, davvero gustosi... Salendo la nebbia si dirada e lungo il crinale possiamo osservare sotto di noi il caratteristico "mare di nubi" tipico della stagione invernale... 
giovane esemplare di larice
Siamo diretti verso il Monte Giovo ("giovio", aggettivo che significa "pertinente a Giove"): il paesaggio d'alta quota, davvero  wilderness se non fosse per le solite croci di ferro che imbrattano le cime, è caratterizzato da aspri crinali e dal gioco erosione/deposito dovuto ai ghiacciai, che hanno creato valli appunto di natura glaciale... I piccoli laghetti che si vedono dai crinali d'estate scompaiono... Arrivati alla cima del Giovo, 1990 m., una delle più alte dell'Appennino centro-settentrionale,  possiamo ammirare l'effetto di bellissimi "fiori di ghiaccio" tra l'erba, mentre la nebbia che sta ristagnando nelle valli sottostanti dell'Emilia Romagna comincia a salire ed a spostarsi. 



Dal Monte Giovo decidiamo di proseguire, dato che il tempo sembra non dare segni di peggioramento. Ci dirigiamo verso il Rondinaio, seguendo sempre la linea di cresta. C'è anche un passaggio delicato tra le rocce, di pochi metri ma con un dirupo sotto di noi; passaggio attrezzato comunque con un cavo d'acciaio. Superato il tratto ripido in discesa il sentiero abbandona la cresta e scende lungo una scarpata. Comincia a piovigginare e dobbiamo stare attenti perchè la roccia si è fatta scivolosa. Di fronte a noi si staglia, sovrastato da aspre pareti rocciose, il bel Lago Baccio...
Un passaggio delicato... - foto di Alessandro B.


Si arriva così al Rondinaio... Da qui il panorama è ampio e si possono ammirare i rilievi principali di questa parte della Toscana, al confine con l'Emilia: la nebbia ristagna in un versante, mentre l'altro ne è privo, le Apuane si stagliano con la loro imponente forma seghettata...

Si mangia qualcosa e si riparte, diretti verso il Lago Baccio, visibile dalla cima... Cala la nebbia e seguendo i torrentelli ci ritroviamo al Lago, che prima non riuscivamo a vedere.. Tutto è coperto dalla nebbia, che avvolge il bosco facendo risaltare i grandi e maestosi faggi...



sabato 2 novembre 2013

Diario - 1 novembre 2013


Sul tetto delle Apuane: ascesa al Monte Pisanino 

il Monte Pisanino sullo sfondo - foto by Indio
 Con l'amico Alessandro B. si voleva fare qualcosa nel fine settimana, approfittando del bel tempo. Era l'ultima occasione (almeno per me) per salire al Pisanino, escursione che avevamo programmato fin dall'estate. Il Pisanino è la vetta più alta delle Apuane (1947 m.), una montagna austera che richiede impegno fisico ed esperienza di montagna soprattutto perchè il sentiero si snoda su terreno roccioso e accidentato, e può diventare anche pericoloso in situazione di nebbia o piovosità. L'escursione comincia nei pressi del Rifugio Valserenaia, si imbocca una traccia di sentiero lungo i ripidi pendii della faggeta (sentiero 178).

Usciamo dal bosco e il percorso prosegue inerpicandosi sulle rocce. Giungiamo in quella che sarà una delle più belle tappe dell'itinerario, un luogo primordiale, con enormi blocchi di roccia squadrate, con pieghe che ricordano quelle di vecchi libri, probabilmente cadute dalla parete e di natura calcareo-selcifera. Noto un pino nero isolato e qualche acero opalo...


 Il panorama si è aperto sui versanti del Pizzo d'Uccello, un monte che ricorda un Cervino in miniatura, le cui pendici sono purtroppo sfregiati in maniera irreparabile dalle cave di marmo.

 Adesso aggireremo il Pizzo d'Altare arrivando alla Foce di Cardeto. Qui il sentiero per il Pisanino (segnato in blu) comincia a scendere su terreno roccioso tagliando i pendii dei versanti est del Pizzo d'Altare e del Pizzo Maggiore. Alessandro mi fa notare la presenza di capre rinselvatichite sui costoni rocciosi... vedendoci si spaventano e correndo fanno rotolare qualche masso. Aspettiamo che si allontanino per evitare di trovarci sotto il tiro di eventuali sassi: mi dispiacerebbe sinceramente mettere a rischio la pellaccia a causa di una capra! I pendii rocciosi mostrano segni di discontinuità tra vari strati di roccia, marmorei più in basso e calcarei più sopra. Calcare cavernoso, marmo, calcare selcifero e scisto sono le rocce più caratteristiche del Pisanino... Attraversiamo una parete sotto il Pizzo Maggiore: il Pisanino è di fronte a noi, e svetta in tutta la sua maestosità rocciosa...



La prossima tappa è il Canale delle Rose, un ripido canalone che conduce alla linea di cresta. Purtroppo guardando verso sud-ovest, nella zona di valico tra M. Tambura e M. Cavallo, si nota un altro sfregio a queste montagne che erano sacre agli Apuani: una cava d'alta quota, molto estesa e ancora attiva.
Sicuri in estate e autunno con tempo asciutto, questi versanti, come mi fa notare Alessandro, in inverno diventano molto impegnativi ed anche pericolosi, richiedendo la progressione con tecniche alpinistiche... Notiamo che uno stormo di gracchi alpini volteggia in prossimità delle creste. La salita del Canale delle Rose richiede un po' di impegno ma i passaggi sulla roccia, anche se esposti, non presentano difficoltà particolare.



Si sale finalmente sulla linea di cresta e qui assistiamo ad un fenomeno spettacolare: un arcobaleno circolare, in cui si rispecchia la nostra ombra, noto (come poi saprò facendo una ricerca online) col nome di "Spettro di Brocken"... E' abbastanza raro, per cui oggi siamo fortunati, anzi "illuminati"... Sotto di noi c'è un dirupo spettacolare che si estende sul versante nord-est, mentre a si stagliano i picchi aguzzi e frastagliati di Pizzo Maggiore e Pizzo Altare...



  Ci si ferma un po' in cima per mangiare qualcosa, poi si riparte per affrontare la lunga e paziente discesa. Il tempo ha annuvolato, altrimenti il panorama sarebbe molto più bello. Comunque si riesce a vedere il mare, verso Viareggio. Lungo il percorso incontriamo un codirosso spazzacamino, e poi di nuovo le capre, stavolta più vicine, che però se ne stanno immobili a brucare. Avvistate anche due lumache nere e una pianta grassa con le foglie caratterizzate da una polvere "calcarea".


capre rinselvatichite, al centro della foto
 Arrivati  Foce di Cardeto Alessandro mi fa notare un'enorme caverna, dove si nota un grande nevaio che è riuscito a sopravvivere all'estate.

Arrivati alla faggeta mi fermo a fotografare un antico stazzo di pastori, ricavato sotto due blocchi enormi di roccia, che fungevano da tettoia... un segno di armonia dell'uomo con la natura su montagne davvero belle ma purtroppo a volte sfregiate, a causa dello sfruttamento sempre più dissennato di risorse, tipico del nostro modello di sviluppo...