venerdì 14 dicembre 2012

Timpa di Iannace

Vista sulla foresta da Tipa di Iannace - foto by Indio



giovedì 13 dicembre 2012

Meraviglie di ghiaccio

 Loricati della nella morsa del gelo, del vento e della neve - foto by Indio (escursione in solitaria a grande Porta - Serra Crispo)
 

  

 








giovedì 8 novembre 2012

Foglie

Pioveva nella foresta, in una tersa giornata di sole...
Ma erano gocce di neve,
Che si scioglievano dagli alberi.
Poi vidi tre foglie dai colori accesi, in mezzo alle altre.
Gli alberi si spogliavano...
Capii che anche quella stagione, appena arrivata, già andava via.

by Indio






martedì 30 ottobre 2012

La montagna bianca

"Arrivò, nascosta tra la nebbia, mentre la pioggia sbatteva le valli, poi lo squarcio tra le nubi lasciò intravedere una scia bianca, che copriva le radure nella foresta.
 E il giorno dopo si alzarono e videro il cielo terso, videro il sole che illuminava la valle autunnale e videro l'apice bianco del freddo e della neve: come una promessa di nuove stagioni".
30 ottobre 2012 , Serra del Prete innevata
Indio

lunedì 22 ottobre 2012

Fahrenheit 451

 illustrazione per Fahrenheit 451
"Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l'albero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là".

 (da Fahrenheit 451*)

Parlare di un libro di fantascienza (seppure colta) come Fahrehneit 451 può apparire insolito in un blog di montagna e di natura, e un po' è così, ma ci sono due motivazioni che mi spingono a scrivere questa recensione. In primo luogo la natura, come ormai affermano i sociologi dell'ambiente, è sempre mediata dalla cultura, e la stessa esperienza nella natura cambia il nostro modo di rapportarci alla vita sociale, influendo così sui nostri schemi culturali. Il famoso romanzo di Ray Bradbury contiene spunti che mi hanno fatto riflettere sulla società in cui viviamo e quindi, neccessariamente, anche con il tipo di "mediazione" che essa instaura con la natura... Ma l'altra motivazione è che anche la natura è presente nel libro, seppure nell'architettura narrativa appaia più che altro come un elemento di contrasto.
Più che la trama, ciò che mi ha affascinato è lo sfondo in cui prendono corpo le vicende dei personaggi del romanzo. Bradbury immagina una  città oppressiva,  dove la guerra, simboleggiata dal passaggio dei bombardieri,  è una minaccia continua, in cui la felicità è costruita, basata su oggetti di consumo, sull'onnipotente presenza dei media, dove guidare un'auto ad alta velocità e restare chiusi in casa a fissare uno schermo televisivo sono il massimo dello svago, dove una apparente tranquillità e una falsa sicurezza sostituiscono il bisogno prettamente umano di conoscere, mentre i rapporti umani sono precari e frivoli. Il libro è visionario: scritto negli anni '50 sembra descrivere molte contraddizione del mondo odierno, oltre ovviamente a rievocare quei regimi totalitari della storia recente che i libri li bruciavano davvero.
La vicenda ruota intorno alla figura di Montag, un pompiere che invece di spegnere le fiamme ha il compito di bruciare i libri clandestini e le case di chi li detiene. L'incontro con una ragazza, Clarisse,  costituirà il momento di rottura con la sua vita passata, spingendolo a prendere coscienza di sè e dell'assurdità della sua vita. I dialoghi tra Clarisse e Montag rappresentano alcune tra le più belle pagine del libro... Clarisse è considerata una ragazza "diversa", obbligata ad andare dallo psichiatra, solo perché vuole essere libera di fare ciò che, secondo la mentalità dominante è visto come stranezza o stravaganza. E il contatto con la natura è una di quelle cose cose viste come eccentriche dal potere:  

 "Lo psichiatra vuole sapere perché esco a vagabondare per i boschi, osservando uccelli e collezionando farfalle (...) Vogliono sapere che cosa faccio tutto il tempo. Io dico loro che alle volte resto seduta semplicemetne a pensare. Ma non dico loro cosa penso. Li faccio disperare....". 

Nel mondo dalle relazioni fittizie chi è diverso è bollato paradossalmente come "asociale", e non già perché sia tale ma perchè, come spiega Clarisse 

"stare con la gente è una cosa bellissima. Ma non mi sembra sociale riunire un mucchio di gente, per poi non lasciarla parlare, non sembra anche a voi? (...)  Non ho amici, io. E questo dovrebbe provare che sono anormale. Ma tutte le persone che conosco urlano e ballano intorno come impazzite o addirittura si battono a vicenda, selvaggiamente. Avete notato come la gente si faccia male, di questi tempi?".

Bradbury evidentemente aveva come riferimento la (nostra) società dei consumi, proiettata nel futuro. Le descrizioni visionarie che egli fa sembrano riportarci davvero al mondo d'oggi...

"[la gente] parla di una gran quantità di automobili, parla di vestiti e di piscine e dice che sono una meraviglia! Ma non fanno tutti che dire le stesse cose e nessuno dice una cosa di diverso dagli altri. E quasi sempre nei caffé hanno le macchinette d'azzardo in funzione, si raccontano le stesse barzellette, oppure c'è la parete musicale accesa con i disegni a colori che vanno e vengono, ma si tratta soltanto di colore e il disegno è del tutto atratto...".

Un'altra parte del libro interessante dal punto di vista "sociologico" è quella del dialogo tra Montag e Beatty, quest'ultimo racconta le vicende che portarno alla messa la bando dei libri: la nascita della milizia del fuoco è solo uno dei tanti aspetti di un processo di "massificazione" irreversibile nella società, che conduce in particolare alla scomparsa del "pensiero critico" e delle scienze umane (piccolo spunto di riflessione che ci rimanda del resto all'attualità: come non ricordare ad esempio una certa idelogia che è stata sottesa alle varie riforme del sistema scolastico e universitario degli ultimi anni, avente come perno l'attribuzione di un ruolo marginale alle scienze umane,  in favore di un sapere tecnico-scientifico orientato alle esigenze di mercato?)

"...nel ventesimo secolo, il moto si accelera notevolmente. I libri si fanno più brevi e sbrigativi. Riassunti. Scelte. Digesti. Giornali tutti titoli e notizie, le notizie praticamente riassunte nei titoli. Tutto viene ridotto a pastone, a trovata sensazionale, a finale esplosivo (...) Il cervello umano rotea in ogni senso così rapidamente, sotto la spinta di editori, sfruttatori, radiospeculatori, che la forza centrifuga scaglia lontano e disperde tutto l'inutile pensiero, buono solo a farti perdere tempo".

 "La durata degli studi si fa sempre più breve, la disciplina si allenta, filosofia, storia, filologia abbandonate, lingua e ortografia sempre più neglette, fino ad essere quasi del tutto ignorate. la vita diviene una cosa immediata, diretta, il posto è quello che conta, in ufficio o in fabbrica, il piacere si annida dovunque, dopo le ore lavorative. Perchè imparare altra cosa che non sia premere bottoni, girar manopole, abbassar leve, applicare dadi o viti?".

E poi c'è la precarietà di un'esistenza segnata dalla frenesia, ma che in realtà è un'autostrada affollata, che va verso il nulla...
 "La gente assimila sempre meno. Tutti sono sempre più impazienti, più agitati e più irrequieti. Le autostrade e le altre strade di ogni genere sono affollate da gente che va un po' da per tutto, ovunque, ed è come se non andasse in nessun posto. I profughi della benzina , gli erranti del motore a scoppio. Le città si trasformano in auto-alberghi ambulanti, la gente sempre più dedita al nomadismo va di località in località, seguendo il corso delle maree lunari, passando la notte nella camera dove sei stato tu oggi e io la notte passata...".

E' una società, quella fantascientifica (ma allo stesso tempo tristemente reale) descritta da Bradbury, dove le teorie e le ideologie espresse nei libri sono da condannare, perchè renderebbero l'uomo dubbioso, riflessivo, e quindi in ultima analisi "infelice". E' compito del potere quindi reprimere chi invece oppone ad una apparente tranquillità l'esigenza di "pensare", di rendere intellegibile la realtà. E' questo lo scopo, in ultima analisi, della milizia del fuoco a cui appartiene Montag:

"Ma la cosa che devi ricordare, Montag, è che noi siamo gli Happiness Boys, i militi della gioia, tu, io, gli altri incendiarii. Noi ci opponiamo alla meschina marea di coloro che vogliono rendere ogni altro infelice con teorie e idelogie contraddittorie (...) Non lasciamo che il torrente della tristeza e del pessimismo inondi il pianeta...".

Una volta che avrà compiuto la sua scelta di ribelle, Montag dovrà scappare, e la sua fuga lo porterà fuori dalla città, attraverso lo spazio-limite del fiume, nei boschi, dove incontrerà vagabondi in esilio, intellettuali perseguitati, quelli che i libri li leggono e li vogliono tramandare alle generazioni future, a costo di immagazzinare nella loro memoria interi capitoli o volumi. Ecco che anche i luoghi naturali emergono da questo libro come spazio "altro" di riflessione e di resistenza al potere, dove poter almeno ricominciare a sperare, mentre lontana la città corrotta e in decadenza di Montag scompare, illuminata da un fuoco di distruzione...

(*Ray Bradbury, Fahrenheit 451, Mondadori 1978)

giovedì 4 ottobre 2012

sabato 15 settembre 2012

martedì 28 agosto 2012

In MTB: da Bosco Magnano a Castelluccio Superiore

In mountain bike (28 agosto 2012): San Severino Lucano, Bosco Magnano,  Perricchio (Agrmonte), Bosco Difesa, Castelluccio Superiore, Castelluccio I., Maccarrone, Pedali, Pantana, Serra (bivio per Visitone), Mezzana

in giallo la bella traversata di Bosco Magnano su sterrato, in blu le strade asfaltate - by Indio

Attraversare un bosco impenetrabile, abitato da cervi e branchi di cinghiali e sbucare in valli, paesi e frazioni isolate molto lontane dalla propria casa, per vie inconsuete, è un'emozione che forse solo la mountain bike riesce a dare. Raggiungo San Severino dalla mia frazione e poi Bosco Magnano. Prendo lo sterrato che conduce alle casette, da lì vado a destra, per la strada che dovrebbe portarmi nei boschi di Agromonte. Questa traversata su sterrato si rivelerà la parte più bella dell'escursione, in completa immersione nella natura. La zona pullula di cinghiali, li sento grugnire da lontano e li vedo attraversare la strada, con i cinghialetti che passano in fila indiana. Incontrerò circa cinque branchi in punti diversi. Una madre coi piccoli è allarmata dalla mia presenza e grugnisce un po' infastidita, osservandomi dall'alto del bosco. Resto fermo per fargli capire che non ho cattive intenzioni. Si allontana e proseguo.. poi la ritrovo dopo la curva... continua a grugnire, poi si allontana di nuovo. Ho costeggiato per un po' il recinto del capriolo: ho trovato i cervi, che se ne stanno vicino alla recinzione; gli faccio qualche foto, anche se il risultato è scadente visto che ho con me una di quelle banalissime (ma comode da portare però) compatte buone per fare foto a compleanni o in spiaggia. Spero che un giorno questo enorme recinto si possa smantellare, per ridare a Bosco Magnano l'aspetto naturale che meriterebbe... Arrivo ad un bivio segnalato: una stradina porta alla frazione di Magnano, un'altra alle Terme, un'altra ancora a Taverna Magnano.


 Dovrò andare dritto per sbucare in località Perricchio e poi proseguire per Castelluccio Superiore. La vegetazione scendendo comincia a cambiare, dai boschi di faggio si passa ai boschi di cerro, boschi cedui da sempre sfruttati, come si evince dalla dimensione degli alberi. La strada forestale sbuca in una strada asfaltata. Esploro i dintorni: c'è una cappelletta e anche delle case abitate in mezzo ai boschi, con orti coltivati tutt'intorno. Sento voci di persone nell'orto e un cagnolino vedendomi mi abbaia. Guardando l'indispensabile cartina dovrebbe trattarsi della contrada Giulioantonio. Proseguo nella direzione opposta per sbucare in località Case Perricchio. Più lontano si vede Agromonte. Il Monte Alpi mi sta di fronte con la sua imponenza.



Proseguo dritto, poi al bivio scendo a sinistra per Castelluccio Superiore. Prima la strada scende sotto dei calanchi, poi attraverso il bel Bosco Difesa e infine intravedo le case del caratteristico paese. La prima costruzione che incontro è una bellissima chiesetta edificata sulla roccia. Dopo aver attraversato il paese scendo per Castelluccio Inferiore, dove son stato una settimana fa. Rivedo il vigile dell'altra volta nella piazza, di fronte alla chiesa dove si sposarono i miei.







Mi dirigo adesso proprio nella frazione d'origine di mia madre, Maccarrone, per poi sbucare a Pedali. La prima contrada che si incontra è quella di Provenzano. Per la strada incontro operai dei cantieri forestali e una donna che dice di aver perso un maiale. Faccio la salita e poi mi fermo a bere ad una fontana. Il maiale sta sopra, se ne sta andando lungo una stradina sterrata. Vorrei avvisare la donna ma poi dovrei rifarmi di nuovo la brutta salita. Faccio una pausa e vedo arrivare la donna che, trovata la scrofa, le parla come se fosse una bambina capricciosa. Scene d'altri tempi. Noto stalle dai muri di ballette di paglia, trattori, animali e campi coltivati ai lati della strada. Molto belle e agresti queste frazioni, sarebbero l'ideale per mettere su qualche agriturismo.

 

 A Maccarrone ho dei parenti, ma non ricordo più la loro casa. Non venivo qui dai tempi dell'infanzia. Dovrei chiedere in giro ma poi noto subito il cugino di mia madre affacciato in veranda coi nipotini. Gli domando se mi conosce ma lui mi guarda e non mi riconosce, poi gli dico "a chi appartengo" e capisce subito. Mi invita subito a entrare. E' ora di pranzo. I parenti vorrebbero farmi mangiare a tutti i costi ma gli spiego che fare un pasto completo mi farebbe solo male, per la faticosa pedalata che mi aspetta. Devo accettare però una decina di cocci di pasta e dei fichi. L'ospitalità della gente di campagna nel Pollino è ancora viva... Sto così  più di mezz'ora a chiacchierare con loro e mi riposo, poi saluto tutti e riparto.


Da qui ad arrivare a Pedali non è difficile. Da Pedali in poi invece... si pedala! Viggianello lontano sembra immerso nelle valli e tra le montagne che lo circondano. L'obiettivo adesso é raggiungere località Pantana: una salita ciclisticamente impegnativa e stressante. Mi devo fermare ogni tanto per riprendere fiato. Arrivato a Pantana comincia a stagliarsi la sagoma di Serra di Crispo. Da lì devio per la contrada Pietre Lisce e poi raggiungo la Serra. Le cime del Pollino si stagliano imponenti dai rimboschimenti di pino nero. La luce è tersa e illumina le valli. Questa bella traversata di boschi selvaggi, contrade e paesi è ormai quasi conclusa.



mercoledì 22 agosto 2012

In MTB: a Castelluccio Inferiore da Croce Pantana, attraverso la Cresta Fagosa (con l'amico Vincenzo A.)

In mountain bike (21 agosto 2012): Croce Pantana, Piano della Croce, Cresta Fagosa, Cerasia, Castelluccio Inferiore, Rotonda Viggianello, Torno,  Muscello, Iazzicelli, Mezzana. 

In blu i tratti asfaltati, in giallo quelli sterati ; in rosso infine il percorso aggiuntivo andata e ritorno di Indio da Croce Pantana a Mezzana - by Indio
Avevo in proramma da tempo questo giro in mountain bike. Lo avevo detto anche all'amico Vincenzo A. e mi chiese di essere della partita. L'appuntamento è a Croce Pantana. Io verrà dalla "Serra", da Voscari, mentre a Vincenzo tocca arrivare da Rotonda facendo la lunga salita per Torno. Dalla località  Croce Pantana seguiamo lo sterrato che porta a Piano della Croce, poi proseguiamo per Pastoruoso.

Tanti i tafani, che ci rendono la vita dura con le loro punture dolorose. Ho un orecchio insanguinato e del sangue esce anche da un morso nella caviglia... Il problema di questo trekking è l'assenza totale di segnaletica appena arrivati in territorio castelluccese. Tagliamo a sinistra pre una stradina che poi diventa sterrata (molte di queste stradine di montagna non dovevano essere asfaltate... sterrate potevano essere valorizzate meglio per percorsi di mountain bike e a cavallo): siamo in località Fagosa. Scendiamo e sbuchiamo in una radura, con una fontana dall'acqua freschissima. Anche qui c'è un bivio, una stradina porta verso le visibili frazioni di Agromonte. Latronico e il Monte Alpi stanno di fronte a noi. Proseguiamo sempre dritti, evitando le diramazioni sulla destra.


La strada ridiventa asfaltata e sbuchiamo all'ennesimo bivio non segnalato. La meta originaria era Castelluccio Superiore, ma avendo perso i riferimenti sulla cartina scendiamo per una stradina che pensiamo sia quella che ci porti là, ma poi capiremo, parlando con delle persone di passaggio in auto,  che abbiamo preso la strada per la frazione Cerasia. La deviazione è comunque interessante, perché ci permette di vedere contrade finora sconosciute e sopratutto ci fa scoprire la bellissima chiesetta della Madonna della Neve, circondata da alberi monumentali. E' valasa davvero la pena visitare questo posto...


Si scende a Castelluccio Inferiore, arrivando al centro storico.Possiamo ammirare il borgo di Castelluccio Superiore, sulla montagna in alto. Superato Castelluccio decido di accompagnare Vincenzo fino a Rotonda per la strada provinciale.




Da lì a Viggianello sarà quasi tutta discesa. La parte più impegnativa sarà salire da Viggianellio al bivio per la Serra. Sosta in un bar nella piazza di Rotonda. Saluto Vincenzo che ha concluso il trekking e proseguo per Viggianello: mi attendono ancora molti chilometri. Il sole picchia parecchio e affatica molto la pedalata. Sosto in un bar anche a Viggianello. Devo procedere gradualmente perché ho perso molte energie anche a causa del forte caldo. Inizia la lunga pedalata: questo tratto non è abbastanza alberato e si sta sotto il sole, perciò ogni tanto mi fermo al fresco per riprendere fiato e asciugare il sudore che corre giù come una fontanella. L'acqua della borraccia è calda... Proseguo per Torno. Qui avrò assolutamente bisogno di una fontana dall'acqua fredda per bere e rinfrescarmi. La fontana sta alla fine di una salita. L'acqua non è fresca ma è meglio di niente. Conosco bene gli effetti di un'insolazione e perciò devo fare di tutto per evitare rischi:  la soluzione è fermarsi in un luogo fresco, riprendere fiato, bere e poi proseguire. Volevo tornarmene dalla Serra ma il sole a picco e le poche energie mi fanno cambiare idea. Proseguirò per Croce Pantana, visto che la strada è coperta dai boschi e pedalerò così al fresco, poi potrò fermarmi alla fontana dell'Uomo Morto: là sì che l'acqua è veramente fresca, per non dire ghiacciata! Arrivato al bivio per San Severino mi aspetta la salita per Iazzicelli. Le energie rimaste sono veramente poche e in salita pedalo con fatica. Finalmente a Varco, ormai allo stremo, posso ritenere di essere a casa... le salite sono finite. Non avevo mai percorso così tanti chilometri  (quasi un centinaio) in bicicletta in un solo giorno!

lunedì 20 agosto 2012

La Grotta

Discesa in una grotta (Serra di Crispo). Siamo al 20 agosto e un cumulo di neve ghiacciata resiste ancora. Notevole l'escursione termica rispetto all'esterno. Abbiamo potuto verificare che la grotta purtroppo non continua perchè evidentemente "tappata" da terra e legna.

scatto di un amico... by Indio

giovedì 16 agosto 2012

Salamandrine dagli occhiali (Gole del Frido)

Nel letto del Frido (non si specifica per ovvi motivi di tutela il punto preciso né la località) sono stati avvistati circa cinque esemplari di Salamandrina dagli occhiali, specie rara in generale ma presente (almeno dalle mie informazioni di profano) sul Pollino. I piccoli animali stavano quasi tutti fuori dall'acqua. Si é potuto osservare il caratteristico colore rosso vivo delle zampe e della coda e la macchia bianca sulla testa... 



foto by Indio

martedì 14 agosto 2012

In MTB: dal Piano della Croce a Bosco Magnano

In mountain bike(12/13 agosto): Croce Pantana, Piano della Croce, Santa Elena, Cornaleto, Torrente Peschiera, Bosco Magnano, Cropani .

il percorso di MTB: in giallo lo sterrato, il blu le strade asfaltate - by Indio

L'occasione di questo trekking me l'hanno data gli amici Antonio e Francesco, che volevano campeggiare in montagna per qualche giorno. Ho pensato bene di approfittarne arrivando in bicicletta per esplorare parte dei boschi delle montagne di Pedali all'andata, mentre per il percorso del ritorno attraversando Bosco Magnano, per sbucare infine nella frazione di Cropani. Dalla croce di Pantana prendo lo sterrato che attraversa un bosco fitto e selvatico. La prima diramazione che incontro è quella per il Monte Gaido. Lo sterrato è ben segnalato. Proseguo sempre dritto in direzione di Piano della Croce. Fuori dal bosco comincio ad incontrare dei bei pianori. In uno di questi noto una croce di legno con un mazzo di fori. La destinazione è l'area pic-nic della fontana di "Sceppantonio" (località Santa Elena) dove Antonio mi aspetta. Arrivo al bivio per Pedali-Madonna dell'Alto e prendo la strada per il Torrente Peschiera, come Antonio mi ha detto al telefono. Incontro Antonio nel bosco intento a raccogliere legna, con un basco in testa e la maglietta militare: sembra uno di quei barbudos della Sierra Maestra che accompagnarono il Che nella guerra di guerriglia... Poco dopo arriva l'amico Francesco, con una ragazza che non conosco. Cominciamo a prepararci. Intanto montiamo la tenda, poi io vado a pulirmi un po' alla fontana mentre gli altri cominciano a preparare la cena. Ho contribuito portando pomodori del mio orto e un paio d soppressate sulla bici. La serata procede in allegria, tra il buon cibo e il buon vino dei miei amici.  Vengono a trovarci anche altri amici e amiche. Si fa tardi... un po' brilli ci avviamo alla tenda: campeggeremo solo io Antonio e Francesco. La mattina mi alzo per prima e vado a dare una ripulita al tavolo. Un po' di mal di testa. Restiamo a chiacchierare fino all'ora di pranzo, poi i miei amici se ne vanno, mentre io proseguo il cammino.
la fontana di "Sceppantonio", in località Santa Elena
Devo completare il mio anello attraversando Bosco Magnano. Dato che ho mangiato tanto ieri sera, la pedalata non è agevole. Ma riacquisto le forze via via. Il bosco si fa sempre più bello, con faggi monumentali e cerri ai lati della strada. Seguo sempre le indicazioni per il Peschiera. Sbuco nella isolata contrada Cornaleto, una serie di casolari e di stalle sparsi... L'ultima casa è abitata, dei cani mi vengono incontro abbaiando, sotto di me c'è il bosco fitto.
la contrada Cornaleto
Ne approfitto per chiedere informazioni al signore uscito per richiamare i suoi cani. Mi dice che arrivato ad un bivio seguendo uno sterrato, devo scendere sulla sinistra e attraversare il Peschiera, per poi seguire la strada del recinto del capriolo che mi porterà fino a Magnano e poi a Cropani. L'informazione si rivelerà provvidenziale, perché nel bosco è un dedalo di piste forestali. All'inizio sbaglio, pensando che quello di fronte sia il bivio di cui ha parlato, ma la strada che prendo si interrompe nelle alte felci.
Bosco Magnano, visto dalla località Cornaleto
Torno indietro e finalmente trovo un bivio evidente di strade e prendo quella che scende a sinistra. E' quella giusta: arrivo al bellissimo Torrente Peschiera, il cui attraversamento si rivelerà momento più bello del trekking:  forse perché mi lascio alle spalle un territorio per inoltrarmi in un altro. Trovo il recinto del capriolo e proseguo ad est, sempre costeggiando il recinto. Lo sterrato qui è molto divertente, per i frequenti saliscendi, gli sbalzi del terreno e i rami da aggirare con la bici. Grande mezzo la mountain bike: coniuga la possibilità di percorrere grandi distanze con i valori dell'escursionismo, visto che è possibile vagare per boschi senza far rumore e senza inquinare l'aria (ma mai dovrebbe essere utilizzata sui sentieri, in quanto è pur sempre un mezzo meccanico).

autoscatto all' incrocio con il  Peschiera
attraversamento del Peschiera


















La strada ritorna vicino al Peschiera e incontro una mandria di cinghiali che, spaventati dalla bicicletta, si buttano nel recinto da un buco del reticolato. Mi fermo per fotografarli, poi verso di me si dirige una comitiva spaurita si cinghialetti piccoli rimasti indietro che seguono gli altri già scappati. Si fermano indecisi e un po' timorosi. La maggior parte attraversa nonostante la mia presenza, un paio non ce la fanno proprio e scappano via in direzione contraria..
piccoli cinghiali in fuga
Proseguo sempre nel bosco fino ad incontrare il sentiero del Peschiera e i casoni in legno. Fra un po' sbucherò nei pressi dell'Hotel e poi mi toccheranno altri 15 chilometri di asfalto per tornare a casa.