mercoledì 25 maggio 2016

Diario 24 maggio 2016

Il richiamo del mondo sotterraneo

 (escursione speleologica di Giorgio Braschi, Maurizio Lofiego, Carlo Sassone, Antonio Mitidieri, Saverio "Indio" De Marco)


L’amico Giorgio era da tempo che ci voleva far vedere una grotta da lui trovata una ventina d’anni fa nel settore nord-occidentale del Parco (caratterizzata dai Monti Zaccana-La Spina). Anche in questo caso dobbiamo ringraziare il maestro Giorgio Braschi per averci dato la possibilità di compiere questa nuova ed interessante escursione speleologica, che si aggiunge alle tante già compiute e a quelle future: ormai la speleologia è diventata un sicuro ambito d’interesse del Gruppo Lupi San Severino Lucano. Non daremo indicazioni precise su come raggiungerla per tutelarne l’integrità ambientale e permettere alle “generazioni future” le stesse emozioni della scoperta che abbiamo potuto provare noi. Scoperta per modo di dire, come abbiamo avuto modo di osservare, la grotta reca segni di frequentazione umana, anche molto antica (e molto probabilmente è la stessa grotta citata in un' opera di archeologia del Pollino che ho potuto visionare, la quale segnala frequentazioni in questo sito a partire dall’Età del Bronzo). Per raggiungerla non sarà facile. Giorgio si ricorda l’area del ritrovamento ma l’ambiente a distanza di anni è molto cambiato: c'era un sentiero evidente il cui imbocco però non riusciamo a ritrovare. Una giungla di vegetazione ormai prospera su quelli che erano antichi pascoli e forse anche campi coltivati. Ci dividiamo, chi va in basso e chi più in alto… Io e Carlo esploriamo la zona più bassa e andiamo a finire nei rovi. Antonio è andato più sopra. Alla fine riusciamo a ritrovare il vecchio sentiero. Maurizio dà la notizia che Antonio è riuscito ad imbattersi nella grotta. 


Per ritrovarla abbiamo dovuto davvero sudare… Ci dirigiamo verso l’ingresso, facciamo una sosta per mangiare qualcosa, poi prepariamo caschi, corde, lampade frontali e tute. La grotta è davvero grande, si sale più sopra e per accedere alle sale sommitali, bisogna arrampicarsi per superare un saltino dalle concrezioni di calcare scivolose per la presenza di acqua.



Ci aiutiamo a vicenda per superarlo; in un gruppo anche i piccoli ostacoli si superano sempre assieme. Sul tetto c’è un’apertura sommitale e forse valutando la grandezza dei buchi ci si potrebbe anche calare. E' anche a causa di questo buco che forse penetra così tanta acqua. 


foto di M. Lofiego
Esploriamo poi una galleria; c’è un cunicolo che Maurizio prova a superare, ma è troppo stretto. Più sotto c’è un’altra stanza, con un’apertura verso il largo androne principale. Bellissime sono le concrezioni calcaree, le stalattiti e le stalagmiti. Purtroppo abbiamo notato  che nel salone qualche stalattite è stata sottratta da qualcuno in passato.  Abbiamo trovato anche una scritta su una parete, ma non pare proprio quella di un gruppo speleologico. Inoltre abbiamo notato i resti di un vecchio fuoco all’ingresso… 
foto di M. Lofiego
La scoperta che tuttavia ci meraviglia di più è quella di una scalinata che conduce ad una nicchia: gli scalini sono scavati nella roccia, ma non hanno spigoli vivi, perciò saranno molto antichi. Inoltre pare proprio che per realizzare  alcuni scalini siano stati trasportati delle pietre e che queste si siano col tempo cementate alle formazioni calcaree originarie (vedere video in basso).  Cosa c’era nella nicchia alla fine della scalinata? Una statuetta forse? A che epoca risale la scalinata? Per adesso queste domande restano senza risposta e accrescono l'atmosfera di spiritualità che si respira in questa grotta. Le grotte presentano sempre formazioni dove è possibile immaginare di vedere cose, animali o volti umani: ecco una testa di pecora, un umanoide, un prosciutto… Giorgio ci fa notare delle belle vaschette d’acqua con all’interno dei frammenti di roccia, non cementati fra di loro ma avvolti in una patina di calcare. 


Importante è poi anche la fauna delle gotte. Entrando all’ingresso e poi nelle stanze superiori abbiamo notato svolazzare degli allocchi. Su alcune rocce inoltre troviamo il guano (si tratta di escrementi) dei pipistrelli. Seguendo la traiettoria dei depositi di guano, scopriamo una cavità nel tetto della grotta usata dai pipistrelli come posatoio, ovvero per aggrapparvisi a testa in giù. E poi troviamo i classici “grilli” delle grotte, ragni e “zanzaroni”. 
Allocco - foto di M. Lofiego
Giorgio ci fa notare poi come il vegetale che copre le rocce poste più al buio non sia muschio ma alghe. Il muschio cresce sfruttando invece la luce dell’ingresso della grotta. Dopo aver fatto la foto di rito dell'autoscatto del gruppo ci avviamo verso il ritorno e con la scusa ripuliamo da rovi e rami il sentiero. Non sarà proprio semplice uscire dal fitto della vegetazioni di alberi, cespugli e rovi, ma alla fine aiutandoci con coltellacci e forbicioni alla mano riusciamo ad uscirne fuori. La gola è secca, ci aspetta una meritata birra al bar più vicino!

foto di M. Lofiego

Video  dell'esplorazione 







venerdì 20 maggio 2016

Diario - 19 maggio 2016




L’avventura dietro l'angolo: nelle Gole del Frido


Spesso per godere di momenti di “avventura”, non basta andare troppo lontano da casa, se si ha la fortuna di vivere in montagne che ancora consentono l’immersione in angoli di natura selvaggia, come appunto quelle del Pollino. Ero già stato altre volte nelle gole della parte alta del Frido ma sempre d’estate e con il torrente quasi in secco. Avevo suggerito all’amico Maurizio di andarci in questo periodo: visto che ancora l’acqua è tanta, in presenza degli alti salti rocciosi avremmo potuto godere dello spettacolo delle cascate e fotografarle. E in effetti così è stato. Una cascata spicca in particolare: è alta circa una decina di metri. L’ambiente è davvero wilderness: grossi massi accatastati uno sull’altro, le alti pareti della gola, la presenza di numerosi tassi - specie che sul Pollino è relegato appunto nei freschi ambienti di forra in alcune colonie - qualche abete bianco, aceri e persino esemplari di pino loricato, che  arricchiscono di biodiversità quest’area selvaggia del Pollino lucano. D'estate in assenza di acqua non è difficile risalire le gole; in questo periodo invece tra cascate e pozze d'acqua bisogna trovarsi la strada, cercando possibilmente di non bagnarsi e scivolare... Percorso il tratto più suggestivo della gola, visto che eravamo un po' fuori allenamento, abbiamo poi provato una calata in corda doppia, scendendo da una parete di roccia di una quindicina di metri. Al ritorno invece, seguendo una traccia di cinghiali,  abbiamo esplorato il lato nordest delle gole, ammirando belle paretine rocciose, faggi monumentali e altri esemplari di tasso che qui trova il suo habitat ideale… 



 
 






 Video: Nelle Gole del Frido