venerdì 15 agosto 2014

Diario - 3/8 agosto 2014


  Natura e cultura sui sentieri dei briganti - III edizione



Dal Pollino occidentale al Pollino orientale, dalla Basilicata alla Calabria, attraversando ambienti e paesaggi molto diversi tra loro, con uno sguardo sempre alla riflessione storica sul brigantaggio che interessò l'area del Pollino .... eccoci di nuovo giunti al trekking dei briganti organizzato dall'associazione "I Ragazzi di San Lorenzo Bellizzi", stavolta con partenza da Viggianello, nel versante lucano del Pollino.
 Il 3 sera il gruppo è arrivato a Viggianello, alloggiando nella struttura del centro visite del Parco e si è svolto il consueto dibattito sul brigantaggio introdotto dalle relazioni di Giustiniano Rossi (Presidente dell'ass.) e dal nostro consulente storico Beppe Rizzo; presenti i sindaci di Viggianello e San Lorenzo Bellizzi. Ad accompagnare musicalmente il tutto ci penserà ancora il giovane cantautore Francesco Agrelli. A me il compito di condurre il gruppo lungo l'itinerario del primo giorno: Nino Larocca, storica guida del Pollino, si farà trovare domani alla Grande Porta. La serata procede con un buffet e un piccolo concerto in piazza di Francesco Agrelli. Il grande organizzatore che si muove dietro le quinte è come sempre l'instancabile amico nonchè Vicepresidente dell'associazione Lorenzo Agrelli. Ritrovo a Viggianello miei amici e mi fermo fino a tardi a chiacchierare. Riesco a mettermi nel sacco a pelo alle due e mezza di notte...  alle cinque  e mezza ci dobbiamo svegliare.



Primo Giorno: Dal Patriarca alla Grande Porta


 Mi alzo con un po' di mal di testa (vino e vari amari di stanotte purtroppo hanno fatto il loro effetto). Colazione tradizionale a base di ricotta e latte di capra portati da un pastore locale e poi partiamo con i nostri pulmini verso Visitone, dove si aggregheranno degli escursionisti con i loro asinelli, che hanno pernottato alla Baita.  Il gruppo si divide in due: bambini, famiglie con asinelli e principianti vengono accompagnati da Beppe Rizzo fino ai Piani di Pollino, mentre il resto del gruppo procederà lungo il percorso più impegnativo, imboccando la via classica che conduce alla vetta del Pollino per poi giungere a Pollinello... e da lì al Vallone di Malevento fino ai Piani. Ad accompagnarci fino ai Piani c'è anche Pino, amico e compagno di escursioni.


L'incontro più suggestivo è quello con i loricati del Monte Pollino, appena sbucati dalla faggeta... la sorpresa e la meraviglia si leggono sui volti dei partecipanti. Qui mi fermo a fare un intervento a tema sul pinus leucodermis. Sorpresa ancor più forte è la visita al "patriarca", il pino loricato di 900 anni, ormai assunto come un simbolo di questa specie. Personalmente ritengo che questo pino sia uno dei tanti tra  quelli maestosi e secolari che esistono sul Pollino; ma sicuramente è particolare per le sue radici a "cascata" sulle rocce e il tronco. Mentre il gruppo arriva raccomando tutti di non salire sulle radici, perchè a lungo andare la corteccia si screpola e anche per un segno di rispetto nei confronti di quest'albero così visitato. Le foto di gruppo le abbiamo fatte lo stesso, senza salirci sopra tutti insieme, come si fa spesso. E poi ecco l'albero "gemello" che compare nella copertina del libro di Braschi: ogni pino loricato ha una sua personalità... 




La comitiva è molto interessata alle piante che incontriamo lungo il percorso... noterò durante tutto il trekking una sensibilità spiccata su fauna e flora soprattutto da parte dei numerosi francesi del gruppo. Arrivati alla sella, tra Pollino e Dolcedorme ci aspetta Lorenzo Sallorenzo col suo cane Charlot, che da un po' di giorni vagano sul Pollino. Giungiamo al Trabucco, l'inghiottitoio carsico dei Piani di Pollino.



Ho anche occasione di fare una breve solitaria: una variante del percorso prevedeva di salire su Serra delle Ciavole dal Passo omonimo, ma non è oppurtuno portarvi il gruppo, visto che tanta strada ancora ci resta da fare... Decido così di procedere velocemente da solo, scattando qualche foto, per poi riunirmi agli altri alla Grande Porta.  Il versante sud, già fatto altre volte è ovviamente spettacolare. Noto un pino gigantesco, il tronco è simile a quello del patriarca, anche se le radici non sono altrettanto possenti. Raggiunta lacima mi dirigo velocemente a valle. 



Mi ricongiungo al gruppo e rivedo l'amico Nino Larocca, guida, soccorritore e speleologo... per me ormai un punto di riferimento nella conoscenza territoriale e culturale del Pollino Orientale. 
 Adesso ci aspetta la discesa dalla Grande Porta fino a Toppo Vuturo, lungo i sentieri Rueping; tutto ok, a parte i capricci degli asinelli che rifiutano di attraversare zone fangose o ponticelli. Poi si attraversa Piano Cardone e si apre il panorama sulle gole. 




A Toppo Vuturo, agli "scifi", si pernotta. Cominciamo a montare le tende e gli addetti al vettovagliamento stanno già preparandoci la cena, a base di pasta al sugo di gallo e agnello arrostito alla maniera "brigantesca". 


Negli scifi notiamo la presenza dei tritoni, anfibi che vivono solo in acque pulite. E' il tritone alpestre, con il ventre arancione macchiato di nero... La serata procede con organetti e canti popolari, ma io vado a coricarmi presto, perchè devo recuperare il sonno arretrato. 



Secondo giorno - Grotta dei briganti alla Falconara 

Dopo la colazione a base di latte e ricotta e di marmellate locali, metà del gruppo si dirige verso i boschi della Falconara, aggirando il lato nord, mentre il gruppo "asinelli" per la strada sterrata. Nel bosco posso ammirare monumentali faggi, una vera sorpresa. Si sbuca su un belvedere da cui il panorama si apre sui pascoli di Destra delle Donne e lo sfondo di Timpa delle Murge. 



Si scende lungo uno stretto e scosceso sentiero, per poi raggiungere la bella grotta. Sito interessante anche dal punto di vista geologico: le lisce pareti indicano chiaramente uno specchio di faglia, i segni dello scivolamento di un blocco rispetto all'altro. Come scrive Nino "in questa fantastica cavità, secondo la tradizione, sono stati tenuti segregati dai briganti diversi sequestrati. Qui, sarebbero ancora nascosti molti loro tesori." Dopo l'intervento di Rizzo, tradotto come sempre in francese da Giustiniano, si scende giù fino ad incrociare la strada sterrata che costeggia il versante nord della Falconara (strada percorsa molte volte da chi scrive in mountain bike).



 Ancora l'interesse geologico: si notano chiaramente i piegamenti a forma di "S" che hanno interessato i vari strati di roccia calcarea, accavallati a seguito delle immani forze dei movimenti tettonici.


Incontriamo il gruppo con gli asinelli e si prende la strada di Serra Scorsillo: "il Colle Scorsillo vide nel 1861, il percorso del generale spagnolo catalano Josè Borjes, inviato nel Sud Italia da re Francesco II di Borbone per riconquistare il Regno delle Due Sicilie, perduto dopo l'unità d'Italia".

Ci si ferma per il pranzo a sacco in una masseria in stato di abbandono, all'ombra di noci secolari, mentre l'odore dell'origano aromatizza l'aria. Prendo il coltello e ne faccio un bel mazzetto da portarmi a casa. Il sole è davvero rovente e il resto del percorso è allo scoperto...

Il gruppo soffre un po' ma tutti possiamo darci una rinfrescata alla masseria di Lorenzo Sallorenzo.
 Nei pressi si nota una strana oasi con prevalenza di cipressi, un pezzetto di Toscana catapultato nel Pollino (trattasi di rimboschimenti della forestale negli anni '50). Parlo un po' con il padre di Lorenzo, contadino e pastore e, dopo avergli detto di dove sono, mi parla dei commerci del grano che avvenivano tra San Lorenzo, all'epoca uno dei granai del Pollino e "le Mezzane", nel versante lucano. Il Pollino calabro e quello lucano non sono stati mai separati in realtà, scambi e spostamenti umani hanno attraversato da sempre i sentieri e le mulattiere della nostra montagna.

Prendiamo poi dei sentieri che attraversano pascoli punteggiati da bellissimi esemplari secolari di frassino meridionale, di roverella e di pioppo bianco, fino ad arrivare alla strada asfaltata che porta al paese.

Una sosta alla fontana di San Pietro è d'obbligo, per darci tutti una rinfrescata. Incontro per la strada e saluto l'amico Franco e il dottor Larocca, poi si va al campo sportivo per farci tutti una bella doccia. Nino mi propone di dormire all'aperto all'imbocco del sentiero che faremo domani, a Pietra Sant'Angelo, in modo da preparare e portare sul posto l'attrezzatura necessaria per affrontare la via del Banco di Ferro, che ci porterà a visitare una splendida grotta rupestre... Assieme a noi c'è anche un altro partecipante che non ha mai fatto questa esperienza: addormentarsi sotto le stelle senza tenda è davvero un modo per restare in connessione con l'ambiente naturale. Di notte c'è un po' di vento ma tutto procede per il meglio.

Terzo giorno - Pietra Sant'angelo, il Banco di Ferro e la Grotta


Attendiamo la parte del gruppo che farà il Banco di Ferro, mentre i restanti partecipanti vengono condotti come sempre da Rizzo lungo il percorso alternativo. Scrive ancora Larocca: "... Pietra Sant’Angelo, enorme monolito calcareo, da tempo immemorabile abitato dall’uomo e trasformato dalla credenza popolare in luogo d’ubicazione di una delle magnifiche grotte dei briganti, ritenuta la più suggestiva di tutta l’Italia".
Il percorso viene attrezzato da Nino con una corda, mentre tutti noi indossiamo imbrago, kit da ferrata e casco.Ad accompagnarci c'è anche Nino Reale, Soccorso Alpino pugliese e Lorenzo Pittelli di San Lorenzo, appassionato raccoglitore di origano e erbe selvatiche. Il primo passaggio non è difficile, ma richiede un po' di buona volontà, poi si accede al "banco", uno dei tanti terrazzi rocciosi esposti presenti sulle Timpe, il cui attraversamento Larocca ha individuato con il termine di "banchismo". La via mostra segni di levigazione della roccia, segno che questi balzi rocciosi sono stati percorsi fin dalla preistoria.


Nella gotta del Banco di Ferro sono stati trovati cocci di vasellame e altri reperti. Cosa spingeva gli uomini preistorici in luoghi così inospitali? Probabilmente gli antichi abitatori del Pollino portavano nella grotta, il grembo materno, simbolo ancestrale di fertilità, doni e offerte che testimoniano la sacralità associata a questi luoghi. Una sacralità che ancora oggi ricerchiamo, forse inconsciamente, sebbene a volte prevalga l'interesse scientifico o sportivo. Si notano tracce del passaggio di animali; ritrovo una penna di barbagianni e nel cielo un gheppio dà la caccia a delle rondini. Piante secche di basilisco accasciate lungo il sentiero...


Arriviamo alla spettacolare caverna, non di difficile accesso, ed entriamo all'interno. Noto un grillo delle grotte e altri insetti che vivono nell'oscurità. Nino afferma che nelle pozze d'acqua presenti nella grotta i ricercatori avrebbero individuato microorganismi immutati da milioni di anni, poi ci fa notare un coccio di vasellame risalente probabilmente al Neolitico. Una particolarità: oggi Maria Giovanna è la prima donna di San Lorenzo ad essere entrata in questa grotta!


Più oltre ci attende la parte più adrenalinica del percorso, ovvero una calata da ben 20 metri di parete verticale! Era dai tempi dell'arrampicata sportiva, praticata ogni tanto a Roma, che non mi calavo con una corda; all'inizio sono un po' impacciato e sbaglio a mettere i piedi, poi ritorna la dimestichezza con la tenica, allargo le gambe e vado giù scegliendo gli appigli. Il più bravo è sicuramente il piccolo Mattia, di soli otto anni! Uno dopo l'altro veniamo calati giù dalla mano attenta ed esperta di Nino, mentre Reale controlla tutto dal basso. Scendiamo lungo i pendii rocciosi, incrociamo la strada asfaltata e ritorniamo in paese.
 


Questa sera e i giorni rimanenti alloggerò dall'amico Franco Cattabriga, consigliere nazionale dell'Associazione Italiana Wildernes (di cui faccio parte), che ogni volta mette a disposizione la sua casa di San Lorenzo . Ci ritroviamo la sera in piazza al consueto appuntamento con un buffet a base di "lagane e fasuli" e prosciutto e formaggio sallorenziani.

Quarto Giorno - Il Monte Sellaro e il Santuario di Santa Maria delle Armi


Il programma prevedeva un'escursione gratuita per i partecipanti al Santuario Santa Maria delle Armi, partendo dall'Abisso del Bifurto. Scrive Larocca: "in fondo ad una discreta valle chiusa carsica si inabissa per quasi 700 mt la Fossa del lupo o Abisso di Bifurto: un vero e proprio accesso all’inferno e per questo numerosi racconti popolari lo hanno identificato nei secoli, come un luogo di rifugio di potenti e ricchi briganti che qui andavano a nascondere il loro inestimabile tesoro. Se la Grotta dei briganti di Pietra Sant’Angelo è spettacolare e magnifica (per la sua ubicazione e forma), la grotta dei briganti del Bifurto è decisamente incredibile, spaventosa ma senz’altro di estrema bellezza". A causa di un problema al piede subentrato ieri vicino al bar (!) Nino non potrà condurre e spetta me arrivare a destinazione, anche se non sono mai stato su questo monte. Dopo averci fatto vedere l'imbocco dell'Abisso del Bifurto (circa 700 metri di profondità!) Nino mi spiega un po' l'itinerario che si svolge nella prima parte senza percorso obbligato, non essendoci un unico sentiero segnalato (uno dei tanti bei sentieri dei quali non si fa manutenzione). Aggirando ogni tanto i rovi o liberando il passaggio con il coltello, arriviamo in alto ad un belvedere magnifico, con la veduta di tutte le gole e le cime del Pollino: mi mangerei le mani, perchè stamane ho dimenticato la mia macchina fotografica! A parte Giustiniano il gruppetto è composto da francesi, molto interessati agli aspetti botanici e faunistici del Pollino, che cerco di illustrare come meglio posso, mentre Giustiniano fa la traduzione. Si incontra un  sentiero che poi procede in direzione est nella vegetazione, fino a sbucare ad una sella. Si vede il paese di Plataci, e a sud Francavilla Marittima. Capisco che la cima del Monte Sellaro è sopra di noi. Consulto  cartina e bussola e capisco che il Santuario è ubicato sotto il vallone della Sella e che bisogna scendere ancora centinaia di metri più sotto.

Più sotto riusciamo ad avvistare il santuario. Nino ci aspetta là e appena arrivati ci fa visitare questo magnifico gioiello di arte sacra, arroccato alla montagna. Particolare il portale e gli affreschi. E' stato di recente scoperto un arcangelo di chiaro stile bizantino, che sta venendo lentamente alla luce.

La serata si è conclusa con il tradizionale dibattito serale sul brigantaggio, accompagnato da letture sulle vicende dei briganti, dal monologo di Giuseppe Ventimiglia e dalle canzoni di Francesco Agrelli. Rivedo anche gli amici Domenico Cerchiara ed Ettore Angiò, nonchè altri sallorenzani di mia conoscenza.

Quinto giorno - ritorno alla Scala di Barile, belvedere di Santa Venere

Ripartirò domani, perchè sarà più comodo per gli amici accompagnarmi al mio paese. La mattina faccio un giro con Franco e Domenico alla fiera del paese, poi il pomeriggio scendo al Raganello e risalgo verso Palma Nocera, per imboccare il sentiero della Gola di Barile, nel tratto più ripido, esposto... e spettacolare. La sera tardi Franco riesce a  portarmi in tempo in un altro luogo suggestivo: il belvedere di Santa Venere, che spazia sulle gole basse del Raganello. Anche se è quasi buio riesco a fare qualche foto. Partirò domattina, accompagnato dall'amico Lorenzo Sallorenzo lungo le strade di montagna che ci porteranno prima a Terranova e poi nella Valle del Frido...

 














Saverio De Marco (Indio)