lunedì 22 ottobre 2012

Fahrenheit 451

 illustrazione per Fahrenheit 451
"Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l'albero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là".

 (da Fahrenheit 451*)

Parlare di un libro di fantascienza (seppure colta) come Fahrehneit 451 può apparire insolito in un blog di montagna e di natura, e un po' è così, ma ci sono due motivazioni che mi spingono a scrivere questa recensione. In primo luogo la natura, come ormai affermano i sociologi dell'ambiente, è sempre mediata dalla cultura, e la stessa esperienza nella natura cambia il nostro modo di rapportarci alla vita sociale, influendo così sui nostri schemi culturali. Il famoso romanzo di Ray Bradbury contiene spunti che mi hanno fatto riflettere sulla società in cui viviamo e quindi, neccessariamente, anche con il tipo di "mediazione" che essa instaura con la natura... Ma l'altra motivazione è che anche la natura è presente nel libro, seppure nell'architettura narrativa appaia più che altro come un elemento di contrasto.
Più che la trama, ciò che mi ha affascinato è lo sfondo in cui prendono corpo le vicende dei personaggi del romanzo. Bradbury immagina una  città oppressiva,  dove la guerra, simboleggiata dal passaggio dei bombardieri,  è una minaccia continua, in cui la felicità è costruita, basata su oggetti di consumo, sull'onnipotente presenza dei media, dove guidare un'auto ad alta velocità e restare chiusi in casa a fissare uno schermo televisivo sono il massimo dello svago, dove una apparente tranquillità e una falsa sicurezza sostituiscono il bisogno prettamente umano di conoscere, mentre i rapporti umani sono precari e frivoli. Il libro è visionario: scritto negli anni '50 sembra descrivere molte contraddizione del mondo odierno, oltre ovviamente a rievocare quei regimi totalitari della storia recente che i libri li bruciavano davvero.
La vicenda ruota intorno alla figura di Montag, un pompiere che invece di spegnere le fiamme ha il compito di bruciare i libri clandestini e le case di chi li detiene. L'incontro con una ragazza, Clarisse,  costituirà il momento di rottura con la sua vita passata, spingendolo a prendere coscienza di sè e dell'assurdità della sua vita. I dialoghi tra Clarisse e Montag rappresentano alcune tra le più belle pagine del libro... Clarisse è considerata una ragazza "diversa", obbligata ad andare dallo psichiatra, solo perché vuole essere libera di fare ciò che, secondo la mentalità dominante è visto come stranezza o stravaganza. E il contatto con la natura è una di quelle cose cose viste come eccentriche dal potere:  

 "Lo psichiatra vuole sapere perché esco a vagabondare per i boschi, osservando uccelli e collezionando farfalle (...) Vogliono sapere che cosa faccio tutto il tempo. Io dico loro che alle volte resto seduta semplicemetne a pensare. Ma non dico loro cosa penso. Li faccio disperare....". 

Nel mondo dalle relazioni fittizie chi è diverso è bollato paradossalmente come "asociale", e non già perché sia tale ma perchè, come spiega Clarisse 

"stare con la gente è una cosa bellissima. Ma non mi sembra sociale riunire un mucchio di gente, per poi non lasciarla parlare, non sembra anche a voi? (...)  Non ho amici, io. E questo dovrebbe provare che sono anormale. Ma tutte le persone che conosco urlano e ballano intorno come impazzite o addirittura si battono a vicenda, selvaggiamente. Avete notato come la gente si faccia male, di questi tempi?".

Bradbury evidentemente aveva come riferimento la (nostra) società dei consumi, proiettata nel futuro. Le descrizioni visionarie che egli fa sembrano riportarci davvero al mondo d'oggi...

"[la gente] parla di una gran quantità di automobili, parla di vestiti e di piscine e dice che sono una meraviglia! Ma non fanno tutti che dire le stesse cose e nessuno dice una cosa di diverso dagli altri. E quasi sempre nei caffé hanno le macchinette d'azzardo in funzione, si raccontano le stesse barzellette, oppure c'è la parete musicale accesa con i disegni a colori che vanno e vengono, ma si tratta soltanto di colore e il disegno è del tutto atratto...".

Un'altra parte del libro interessante dal punto di vista "sociologico" è quella del dialogo tra Montag e Beatty, quest'ultimo racconta le vicende che portarno alla messa la bando dei libri: la nascita della milizia del fuoco è solo uno dei tanti aspetti di un processo di "massificazione" irreversibile nella società, che conduce in particolare alla scomparsa del "pensiero critico" e delle scienze umane (piccolo spunto di riflessione che ci rimanda del resto all'attualità: come non ricordare ad esempio una certa idelogia che è stata sottesa alle varie riforme del sistema scolastico e universitario degli ultimi anni, avente come perno l'attribuzione di un ruolo marginale alle scienze umane,  in favore di un sapere tecnico-scientifico orientato alle esigenze di mercato?)

"...nel ventesimo secolo, il moto si accelera notevolmente. I libri si fanno più brevi e sbrigativi. Riassunti. Scelte. Digesti. Giornali tutti titoli e notizie, le notizie praticamente riassunte nei titoli. Tutto viene ridotto a pastone, a trovata sensazionale, a finale esplosivo (...) Il cervello umano rotea in ogni senso così rapidamente, sotto la spinta di editori, sfruttatori, radiospeculatori, che la forza centrifuga scaglia lontano e disperde tutto l'inutile pensiero, buono solo a farti perdere tempo".

 "La durata degli studi si fa sempre più breve, la disciplina si allenta, filosofia, storia, filologia abbandonate, lingua e ortografia sempre più neglette, fino ad essere quasi del tutto ignorate. la vita diviene una cosa immediata, diretta, il posto è quello che conta, in ufficio o in fabbrica, il piacere si annida dovunque, dopo le ore lavorative. Perchè imparare altra cosa che non sia premere bottoni, girar manopole, abbassar leve, applicare dadi o viti?".

E poi c'è la precarietà di un'esistenza segnata dalla frenesia, ma che in realtà è un'autostrada affollata, che va verso il nulla...
 "La gente assimila sempre meno. Tutti sono sempre più impazienti, più agitati e più irrequieti. Le autostrade e le altre strade di ogni genere sono affollate da gente che va un po' da per tutto, ovunque, ed è come se non andasse in nessun posto. I profughi della benzina , gli erranti del motore a scoppio. Le città si trasformano in auto-alberghi ambulanti, la gente sempre più dedita al nomadismo va di località in località, seguendo il corso delle maree lunari, passando la notte nella camera dove sei stato tu oggi e io la notte passata...".

E' una società, quella fantascientifica (ma allo stesso tempo tristemente reale) descritta da Bradbury, dove le teorie e le ideologie espresse nei libri sono da condannare, perchè renderebbero l'uomo dubbioso, riflessivo, e quindi in ultima analisi "infelice". E' compito del potere quindi reprimere chi invece oppone ad una apparente tranquillità l'esigenza di "pensare", di rendere intellegibile la realtà. E' questo lo scopo, in ultima analisi, della milizia del fuoco a cui appartiene Montag:

"Ma la cosa che devi ricordare, Montag, è che noi siamo gli Happiness Boys, i militi della gioia, tu, io, gli altri incendiarii. Noi ci opponiamo alla meschina marea di coloro che vogliono rendere ogni altro infelice con teorie e idelogie contraddittorie (...) Non lasciamo che il torrente della tristeza e del pessimismo inondi il pianeta...".

Una volta che avrà compiuto la sua scelta di ribelle, Montag dovrà scappare, e la sua fuga lo porterà fuori dalla città, attraverso lo spazio-limite del fiume, nei boschi, dove incontrerà vagabondi in esilio, intellettuali perseguitati, quelli che i libri li leggono e li vogliono tramandare alle generazioni future, a costo di immagazzinare nella loro memoria interi capitoli o volumi. Ecco che anche i luoghi naturali emergono da questo libro come spazio "altro" di riflessione e di resistenza al potere, dove poter almeno ricominciare a sperare, mentre lontana la città corrotta e in decadenza di Montag scompare, illuminata da un fuoco di distruzione...

(*Ray Bradbury, Fahrenheit 451, Mondadori 1978)

1 commento:

  1. Comunque è bello sapere che ci sono ancora persone che sanno diffondere la cultura dei Valori, questo ci ritempra e ci spinge alla ricerca della verità.
    Grazie
    Pino

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