lunedì 19 settembre 2011
Messner e la montagna
"Noi alpinisti cerchiamo oggi, non tutti, ma la maggior parte, di usare poca tecnologia per avere un contatto diretto con la montagna.
La conquista verso l'animo, verso l'interiorità, è la mia meta.
E se noi lasciamo le montagne come zona selvaggia, dove in realtà non ci sono infrastrutture, come prima dell'umanità, allora l'uomo ha la possibilità di fare esperienze interiori; di sentirsi piccolissimo, di sentirsi un niente. La forza umana la sento solo se arrivo al mio limite, ma non prima".
Reinhold Messner
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Temo, caro M. Messner, che ci sia una fondamentale caduta in questo ragionalemento.
RispondiEliminaIl conflitto tra tecnologia e infrastrutture e possibilità di ricerca interiore è più apparente che reale. E ciò in considerazione del principio che vuole che il piano fisico e il piano metafisico non presentano punti di tangenza, ma agiscono in ambiti totalmente separati.
Questi presunti punti di tangenza sono autentici fonti i confusioni, lasciando intravvedere una possibile funzione di passaggio, sia in senso discendente che in senso ascendente. Quando in realtà, l'unica Via possibile è quella di spogliarsi il più possibile di livello inferiore per saturarsi, per quanto umanamente possibile, degli stati superiori.
Mi rendo conto che una definizione così telegrafica sembra fatta apposta per suscitare diffidenze e giudizi di saccenza.
Occorre dire che questo equivoco non è prerogativa particolare del Messner, ma anzi sembra assai diffusa e condivisa nella mentalità moderna.
Forse, nel caso del in questione, la celebrità, i business e la visibilità mediatica, il personaggio televisivo, gli hanno sottratto del tempo prezioso e distolto da una meglio guidata meditazione, più attenta alla retta dottrina.
Del resto, i segni di tormento e sofferenza che si possono leggere sul suo volto, purtroppo per lui, sembra più percorso da sofferte ombre maligne, anzichè di una certa quale aurea luminosa che solitamente emanano i soggetti incamminati su un retto cammino.
Carissimi saluti.
Franco.
Credo che gli alpinisti di oggi usino sempre più tecnologia. Si è perso il senso dell'avventura e dell'incognita. Sono d'accordo sulla conquista dell'anima, possibile solo se la montagna la si lascia come luogo privo di "inquinamento umano" ed invece zona selvaggia dove potersi misurare per cercare di arrivare al confine di quello che siamo e magari con un pò di coraggio oltrepassarlo.
RispondiEliminaInvece a Franco voglio dirgli che i segni sul volto di Messner sono le increspature della roccia, le valli strette, il caldo ed il freddo che convivono su quel volto. In quel volto ci vedo disegnate catene di montagne.
Punti di vista lo so, ma il volto umano rappresenta la scatola nera di quello che abbiamo vissuto lungo il sentiero della vita...un caro saluto. Ciao Savè