L'eroe del Raganello
( dalla Scala di Barile alla discesa del canyon del Raganello)
L'amico Maurizio mi aveva proposto l'uscita nel Raganello, invitati dai fratelli Renzo e Giovanni Stimolo, appassionati escursionisti di Altamura. Non avendo impegni non mi sono lasciato scappare l'occasione di immergermi di nuovo nell'acqua fresca delle gole e nei suo avventurosi e selvaggi meandri di roccia. Con noi anche Umberto Genovese. Ero stato tre anni fa, per la prima volta, nelle gole con gli amici Vincenzo A. e G. De Luca che ci aveva fatto da guida. Il mio unico problema è che, da buon grezzo montanaro, non so nuotare (ma non sorridete, nemmeno Reinhold Messner sa nuotare!). L'altra volta, a parte una pozza o due non avevo avuto difficoltà, ma era pieno agosto e l'acqua non era tanta. Comunque, gli amici di questa escursione mi avrebbero dato una mano a cavarmela senza troppi problemi. L'appuntamento è a San Lorenzo Bellizzi, dove con i fratelli Stimolo ci riuniamo per poi proseguire alla Maddalena. L'escursione prevede un lungo tratto a piedi e la discesa del torrente Raganello, più o meno dai dintorni della sorgente della Lamia, prima che inizino le vere e proprie gole. E' già tardi e si suda: i pendii spogli e rocciosi di Palma Nocera, la località da cui parte l'imbocco del sentiero, sono assolati; troveremo un po' di fresco solo quando inizieremo a percorrere il maestoso sentiero della Scala di Barile, scavato nella roccia e che ormai conosco bene.
Alla frazione Maddalena abbiamo incontrato un cagnolino nero che inizia subito a seguirci. Non sembra intenzionato a tornare indietro e saltella agile e leggero tra le rocce...
Arrivati nei boschi di leccio smarriamo la traccia che però ritroviamo subito dopo. La vegetazione comincia a farsi intricata, ma sbuchiamo senza problemi al "belvedere", da cui le pareti di Timpa di San Lorenzo si stagliano in tutta la loro maestosità selvaggia...
Si supera l'intrico della vegetazione diretti al Raganello, sbuchiamo sopra un affluente e lo raggiungiamo scendendo da una scarpata. Il cane accaldato va subito a rinfrescarsi in una pozza d'acqua. Anche quando raggiungiamo il Raganello non sembra assolutamente intenzionato a tornare indietro, anzi vediamo subito che saltella agilmente tra i massi e nuota come una lontra nelle pozze.
Arriviamo alla prima cascata, i fratelli Stimolo la superano calandosi con la corda, noialtri e il cane scendiamo da un accumulo di rocce accatastate una sull'altra. Sopra di noi ci sono le pareti strapiombanti e verticali della Sallorenzo.
Troviamo le sorgenti nei pressi delle pareti e qui ci dissetiamo con l'acqua che sgorga direttamente dalla roccia. Il canyon comincia a restringersi, le sue pareti spettacolari svettano alte, il terreno si fa roccioso, con massi enormi e meandri rocciosi scavati dall'acqua.
foto di U. Genovese |
foto di U. Genovese |
foto di U. Genovese |
foto di U. Genovese |
foto di U. Genovese |
foto di U. Genovese |
foto di Umberto Genovese |
Si sa che il percorso per attraversare le gole cambia continuamente. Lo notiamo appena incontriamo le cascate. L'acqua delle piene smuove i grossi macigni, tappa passaggi che prima erano percorribili per valicare i salti rocciosi e ne crea altri. Il gioco erosione/sedimentazione è qui evidente più che mai. Posso notare di persona i cambiamenti del corso del torrente dall'ultima volta che venni qui. Ad esempio, noto che l'acqua non passa più nel bellissimo scivolo che formava una cascata, ma da un'altra parte. Un passaggio che anni fa ricordavo ostruito ora è aperto e lo utilizziamo per aggirare una cascata, evitando di calarci anche qui con la corda. Ma il Raganello non è solo rocce e cascate, è anche la vegetazione rupestre che ci sovrasta e la fauna che popola il torrente, sebbene le specie presenti non siano molte. Avvistiamo una biscia dal collare, le comuni rane e un coleottero sul dorso che da dorato diventa verde brillante... E poi quando il letto si allarga vediamo svolazzare bassi quelli che sembrano balestrucci (uccelli simili alle rondini)
Superato il classico masso gigante incastrato tra la gola con cui tutti si fotografano, arriviamo ad un altro posto suggestivo, ovvero l'Anfiteatro del Diavolo, in cui la volta della parete sovrastante non è perfettamente verticale ma si inclina a formare un maestoso strapiombo. Poi il letto del torrente man mano si allarga e torniamo a rivedere il sole, i cui raggi sono ben graditi dopo essere stati svariate ore a mollo nelle fredde gole. Anche il cane, che aveva cominciato a tremare come noi, si corica al sole. Gli lascio il resto dei miei taralli e mi accontento di qualche caramella e di un po' di frutta secca.
Il letto del torrente diventa sempre più largo e l'acqua sempre più bassa. L'ultimo passaggio delicato è prima dell'uscita dalla gole. Qui c'è una cascatina da superare in discesa in corda doppia e una pozza profonda che io dovrò attraversare agganciandomi alla corda tesa dai fratelli Stimolo. Il cane intanto sembra sparito... notiamo che cerca di arrampicare le pareti rocciose per portarsi fuori dalla gola. Lo vado a recuperare e lo porgo agli altri: è l'ultima pozza che dovrà attraversare a nuoto prima dell'arrivo a casa, nei pressi della masseria dove lo abbiamo incontrato.
foto di Maurizio Lofiego |