Il richiamo del mondo sotterraneo
(escursione speleologica di Giorgio Braschi, Maurizio Lofiego, Carlo Sassone, Antonio Mitidieri, Saverio "Indio" De Marco)
L’amico Giorgio era da tempo che ci voleva far vedere una
grotta da lui trovata una ventina d’anni fa nel settore nord-occidentale del Parco (caratterizzata dai Monti Zaccana-La Spina). Anche
in questo caso dobbiamo ringraziare il maestro Giorgio Braschi per averci dato
la possibilità di compiere questa nuova ed interessante escursione speleologica, che si
aggiunge alle tante già compiute e a quelle future: ormai la speleologia è
diventata un sicuro ambito d’interesse del Gruppo Lupi San Severino Lucano. Non
daremo indicazioni precise su come raggiungerla per tutelarne l’integrità ambientale
e permettere alle “generazioni future” le stesse emozioni della scoperta che
abbiamo potuto provare noi. Scoperta per modo di dire, come abbiamo avuto modo
di osservare, la grotta reca segni di frequentazione umana, anche molto antica
(e molto probabilmente è la stessa grotta citata in un' opera di archeologia del Pollino che
ho potuto visionare, la quale segnala frequentazioni in questo sito a partire
dall’Età del Bronzo). Per raggiungerla non sarà facile. Giorgio si ricorda
l’area del ritrovamento ma l’ambiente a distanza di anni è molto cambiato: c'era un sentiero evidente il cui imbocco però non riusciamo a ritrovare.
Una giungla di vegetazione ormai prospera su quelli che erano antichi pascoli e
forse anche campi coltivati. Ci dividiamo, chi va in basso e chi più in alto…
Io e Carlo esploriamo la zona più bassa e andiamo a finire nei rovi. Antonio è
andato più sopra. Alla fine riusciamo a ritrovare il vecchio sentiero. Maurizio
dà la notizia che Antonio è riuscito ad imbattersi nella grotta.
Per ritrovarla
abbiamo dovuto davvero sudare… Ci dirigiamo verso l’ingresso, facciamo una
sosta per mangiare qualcosa, poi prepariamo caschi, corde, lampade frontali e tute. La
grotta è davvero grande, si sale più sopra e per accedere alle sale
sommitali, bisogna arrampicarsi per superare un saltino dalle concrezioni di calcare scivolose per la presenza di acqua.
Ci aiutiamo a vicenda per superarlo; in un gruppo anche i piccoli ostacoli si
superano sempre assieme. Sul tetto c’è un’apertura sommitale e forse
valutando la grandezza dei buchi ci si potrebbe anche calare. E' anche a causa di questo buco che forse penetra così tanta acqua.
foto di M. Lofiego |
Esploriamo poi una galleria; c’è un cunicolo che Maurizio prova a superare, ma è troppo
stretto. Più sotto c’è un’altra stanza, con un’apertura verso il largo
androne principale. Bellissime sono le concrezioni calcaree, le stalattiti e le
stalagmiti. Purtroppo abbiamo notato che
nel salone qualche stalattite è stata sottratta da qualcuno in passato. Abbiamo trovato anche una scritta su una
parete, ma non pare proprio quella di un gruppo speleologico. Inoltre abbiamo notato
i resti di un vecchio fuoco all’ingresso…
foto di M. Lofiego |
La scoperta che tuttavia ci
meraviglia di più è quella di una scalinata che conduce ad una nicchia: gli
scalini sono scavati nella roccia, ma non hanno spigoli vivi, perciò
saranno molto antichi. Inoltre pare proprio che per realizzare alcuni scalini siano
stati trasportati delle pietre e che queste si siano col tempo cementate alle
formazioni calcaree originarie (vedere video in basso). Cosa
c’era nella nicchia alla fine della scalinata? Una statuetta forse? A che epoca
risale la scalinata? Per adesso queste domande restano senza risposta e accrescono l'atmosfera di spiritualità che si respira in questa grotta. Le
grotte presentano sempre formazioni dove è possibile immaginare di vedere
cose, animali o volti umani: ecco una testa di pecora, un umanoide, un prosciutto… Giorgio ci fa
notare delle belle vaschette d’acqua con all’interno dei frammenti di roccia, non
cementati fra di loro ma avvolti in una patina di calcare.
Importante è poi
anche la fauna delle gotte. Entrando all’ingresso e poi nelle stanze superiori
abbiamo notato svolazzare degli allocchi. Su alcune rocce inoltre troviamo il
guano (si tratta di escrementi) dei pipistrelli. Seguendo la traiettoria dei depositi di guano, scopriamo una cavità nel tetto della grotta usata dai pipistrelli come posatoio,
ovvero per aggrapparvisi a testa in giù. E poi troviamo i classici “grilli” delle
grotte, ragni e “zanzaroni”.
Allocco - foto di M. Lofiego |
Giorgio ci fa notare poi come il vegetale che
copre le rocce poste più al buio non sia muschio ma alghe. Il muschio cresce
sfruttando invece la luce dell’ingresso della grotta. Dopo aver fatto la foto
di rito dell'autoscatto del gruppo ci avviamo verso il ritorno e con la scusa ripuliamo da rovi e rami il
sentiero. Non sarà proprio semplice uscire dal fitto della vegetazioni di
alberi, cespugli e rovi, ma alla fine aiutandoci con coltellacci e forbicioni
alla mano riusciamo ad uscirne fuori. La gola è secca, ci aspetta una meritata birra al
bar più vicino!
foto di M. Lofiego |
Video dell'esplorazione