Serra delle Ciavole dal canale sud-ovest
(Itinerario: Gole di Iannace, Mandre del Tarantino, Piani di Pollino, canale sud-ovest Serra delle Ciavole, Piano Iannace, "Canalone")
Dopo Ianance ritroviamo la pista del branco di lupi già individuata l'altra volta in un'escursione a Serra di Crispo. Nella fatta di un idividuo del branco si notano le unghia di un cinghialetto. I continui ritrovamenti di fatte di lupo con peli di cinghiale fanno avanzare l'ipotesi che, alla base della dieta di questi branchi che frequentano le alte quote, ci sia soprattutto il cinghiale.
Il bosco della zona del Tarantino è intricato e selvaggio e trovare la traccia giusta con la neve diventa impegnativo, anche perchè certi tratti di sentiero sono invasi dai giovani faggi piegati ad arco dal peso della neve. Il tempo è nuvoloso e umido, nella neve qui si sprofonda. Arrivati ai Piani troviamo neve più compatta e crostosa; qui si apre un paesaggio innevato, con nubi estese che nascondono le cime delle montagne. Si marcia in un bianco ovattato.
Il canale sud-ovest con il tempo umido di oggi non sarà sicuramente una lastra di giaccio, anche a causa dell'esposizione a sud del versante, ma ci aspettiamo comunque una copertura nevosa abbastanza solida. All'imbocco del canale notiamo che la neve superficiale è più marcia, più sotto è dura, perciò il primo che sale deve scalciare bene creando dei gradini. Lo scenario del canale sud-ovest è davvero superbo: pini loricati abbarbicati sulle rocce dominano lo sfondo dei Piani di Pollino, del Dolcedorme e del Monte Pollino. Giù nei Piani, alla base delle pareti spiccano i massi erratici che spuntano dalla neve. Sono queste le atmosfere del Pollino che mi piacciono, quelle in cui domina su tutto la natura selvaggia e i suoi silenzi, l'austerità del freddo, della nebbia e della neve...
Anche questo canale ha il suo partriarca: un pino monumentale e probabilmente ultrasecolare che spicca tra gli altri. Anche qui si trovano pini dalle forme più varie: piccoli bonsai, bassi e contorti e altri più dritti e alti, a volte colpiti dai fulmini. Notiamo sul tronco di alcuni esemplari delle scortecciature fresche e ne deduciamo che siano state causate da pietre cadute giù dalle rocce, le quali hanno colpito gli alberi come proiettili. Altra osservazione che mi vien di fare è che sul "patriarca" di questo ripido canalone si notano evidenti segni d'ascia... almeno a me sembrano segni umani. Se così fosse vuol dire che anche quando non esisteva l'escursionismo questi canali erano conosciuti e frequentati dai montanari, da pastori e cacciatori.
Il canale è uno stretto e ripido scivolo, la parte un po' più impegantiva è all'inizio, perchè bisogna superare un ripido ma breve saltino roccioso semiscoperto da neve, poi la pendenza si mantiene costante sino alla fine della via. Più sopra la neve diventa un po' più ghiacciata. Il canale mostra anche i segni dello "scaricamento" di neve scivolata giù nelle scorse settimane. Pazientemente, un passo alla volta scaliamo il canalino, impiegando quasi due ore.
Raggiunta la cresta sotto la cima, notiamo che fa più freddo e la neve qui è quasi ghiacciata. La cresta è avvolta dalla nebbia, anche se non così fitta, i loricati appaiono e scompaiono come silhouetthes. E' tardi e decidiamo di portarci subito ai Piani lungo i pendii ripidi della montagna. Son già le cinque, è ora di affrettarsi. Siamo al tramonto e gli ultimi raggi del sole penetrano la copertura nuvolosa, illuminando lembi di creste, loricati e gli stessi contorni delle nuvole. La cima del Dolcedorme si tinge di una debole luce rossastra...
Anche se siamo già al buio con le lampae frontali, dopo Iannace decidiamo di non fare la stessa strada per le gole, ma la scorciatoia del "canalone", che porta alla strada per il Santuario nei pressi delle gole, aiutandoci dove servirà col GPS, per non perdere altro tempo. La fioca luce illumina il labirinto della foresta di faggi e abeti bianchi mentre avanziamo silenziosi e il rumore assordante delle ciaspole rompe la cupa quiete invernale...