mercoledì 1 agosto 2007

Diario - 29 luglio 2007

paesaggio da Celsa Bianca - foto by Indio

Da Celsa Bianca a Pollinello

In quest’escursione non ho voluto toccare nessuna cima. La mia curiosità si è soffermata sulla cresta di Celsa Bianca, crinale che delimita a sud ovest la Serra Dolcedorme, separandola dal Monte Pollino. Questa è probabilmente una delle zone più selvagge del massiccio. Pochi turisti saranno scesi (o saliti) su questo crinale aspro e molto ripido nell’ultimo tratto. Dato che avrei voglia di rivedere il patriarca, il pino loricato più longevo dell’intero Pollino, prendo un sentiero che conduce alla splendida Serra del Pollinello, dove si trova anche il pino “gemello” immortalato da Giorgio Braschi sulla copertina del suo libro capolavoro: “Sui sentieri del Pollino”. Il sentiero non è segnato sulla cartina e sembra all’inizio non essere disgiunto da quello che da Gaudolino conduce a Pollinello. Questo curioso nome è legato al fatto che questo luogo sembra un altro monte in miniatura attaccato al Monte Pollino…un piccolo Pollino insomma. E’ uno dei tanti toponimi curiosi della nostra montagna, la quale vanta una serie di nomi che spaziano da quelli più romantici (Dolcedorme), a quelli legati alla civiltà greca (Pollino, appunto) a quelli che evocano immagini bibliche e terrifiche o le gesta di antichi eremiti (Timone Salomone, Cozzi dell’Anticristo, Serra del Prete) ai nomi più rustici e popolari, che sono quelli più diffusi (esemplare è il Monte Grattaculo).Sarebbe interessante fare una ricerca sull’origine di questi toponimi, i quali dimostrano come il Pollino, a dispetto della sua immagine di regione aspra e selvaggia, è stato sempre popolato e attraversato dall’uomo. La segnaletica come ho spiegato più volte, lascia a desiderare, così un giorno mi sono ritrovato sbagliando la traccia, non a Pollinello, ma sopra di esso(sull’omonima serra). Arrivato alla serra, vado subito a far visita al Patriarca. E’ nascosto tra i faggi e da lontano si vede solo la cima; per osservarlo in tutta la sua maestosità bisogna scendere giù superando gli alberi che ostruiscono la sua visuale completa. Per fotografarlo tutto intero è necessario un grandangolo, altrimenti dovete scegliere tra il soffermarvi sulla cima oppure sul tronco … perché è così grosso che non entra nell’inquadratura. Il tronco misurerà circa più di tre metri di diametro e le radici sembrano scorrere sulle rocce come un torrente. Dopo aver fatto qualche foto (insignificante, a dir la verità … ripeto, senza grandangolo non si fa niente), mi dirigo, seguendo il limite del Bosco Pollinello, verso Sella Dolcedorme,che separa Pollino da Dolcedorme. Poi vado a prendere la cresta di Celsa Bianca. Arrivato sulla sommità del crinale mi si apre subito uno scenario mozzafiato: centinaia di pini loricati fanno da anfiteatro ai crinali scoscesi del Dolcedorme, che da qui si osserva in tutta la sua possente bellezza… La cresta all’inizio è pianeggiante, poi comincia a scendere bruscamente; per brevi tratti è invasa da piccoli faggi. In alcuni punti si aprono sotto di me burroni spaventosi: i crinali scendono bruscamente nella foresta sottostante, per centinaia e centinaia di metri. Anche in questo caso ci vorrebbe un bel grandangolo per immortalare gli scenari che si rivelano allo sguardo passo dopo passo. Sento tra i faggi il rumore di un animale che, avendo avvertito la mia presenza, s’è messo a correre giù per il bosco. Sicuramente sarà un grosso cinghiale … La cresta scende sempre di più e la sommità del Dolcedorme non si vede più. Scendere per la cresta è stato facile; salire, facendo il percorso inverso sarebbe molto faticoso, ma anche accattivante. I prati di Pollinello sono sotto di me ormai. Devo solo attraversare il fossato che divide Celsa Bianca dal Pollinello ed il gioco è fatto. Non resta che proseguire per il sentiero (uno dei più belli del parco) che taglia i versanti meridionali della montagna arrivando al Colle Gaudolino, il pianoro che sta alla base del Monte Pollino… Caratteristico è il tratto di sentiero scoperto, scavato nella roccia, dal quale si possono ammirare le pareti rocciose della montagna a cui sono aggrappati monumentali pini loricati. Da Gaudolino si prosegue scendendo fino a Colle Impiso…

1 commento:

  1. Che meraviglia e che coraggio ad arrampicarsi su pendii tanto ripidi!

    RispondiElimina