martedì 20 aprile 2010

Diario - 18 aprile 2010

Monte Camino con l'associazione Wilderness

la dorsale del Monte Camino, con rupi selvagge e antiche mulattiere che attraversano pascoli e campi - foto by Indio. sotto: 1. Luigi osserva i rapaci; 2. Franco, lungo il sentiero; 3.abbeveratorio scavato nella roccia; 4. la lapide che ricorda i caduti della guerra di Monte Cassino.
In occasione dell’Assemblea annuale dell’associazione Wilderness di cui faccio parte si è programmata un’escursione nell’Area Wilderness del Monte Camino, in provincia di Caserta e vicino Cassino. L’area è stata designata come tale grazie alla collaborazione dell’associazione con il comune di Galluccio e rappresenta sia un modo per tutelarne l’ambiente contro progetti di ulteriori strade e altre strutture, e sia per farne un motivo d’attrazione per i visitatori. Il tempo è stato clemente fino alle tre di pomeriggio, permettendoci di compiere l’escursione senza problemi. Il percorso inizia dal paese di Galluccio, con le caratteristiche casette in tufo. Il sentiero all’inizio passa sotto due antichi archi di pietra, poi si abbandona il paese e si sale verso le rupi che formano la cresta del Monte Camino. Il paesaggio è brullo e roccioso e caratterizzato dalla tipica vegetazione della macchia mediterranea di bassa quota. Un problema è rappresentato dagli incendi dei pastori per esigenze di pascolo. Per ovviare a tali danni l'associazione ha in mente di responsabilizzare i pastori nella gestione del territorio, con la proposta di un incentivo dato a chi riesce a salvaguardare le aree di bassa macchia dagli incendi. Il gruppo si divide: io, Luigi e Franco restiamo indietro e gli altri vanno avanti. Ce la prendiamo comoda osservando l’ambiente circostante, piante e animali. In particolare osserviamo da lontano con i binocoli due o tre rapaci che popolano le rupi.  Franco e Luigi che sono dei naturalisti cercano di distinguerli. Individuano anche una possibile area di nidificazione sulla parete verticale.  Dopo l’osservazione al binocolo affermano che  sicuramente si tratta in un caso del biancone, un rapace che si nutre di serpenti. E questa zona è popolata da numerose specie di sepenti. Io non
sono un naturalista e a dir la verità non mi interessa più di tanto l'individuazione/classificazione delle varie specie. Ma lo spirito della wilderness, come dice Franco, non contempera necessariamente la conoscenza scintifica della natura: esso può basarsi semplicemente sullo “stupore” delle meraviglie naturali. Ecco, forse è questo il sentimento che mi ha sempre animato…e perciò sono in qualche  modo giustificato! Franco è invece un grande esperto di botanica, oltre che di fauna selvatica (è stato in Italia uno dei maggiori studiosi dell’orso bruno marsicano adoperandosi soprattutto per le misure concrete dirette alla sua salvaguardia) e mi fa notare la presenza di un raro biotopo vegetale: la Carpinella... Procediamo in alto superando la linea del crestone. Il paesaggio adesso si fa agreste. La mulattiera si allarga e attraversiamo dei vecchi campi delimitati da muretti a secco, con una rada boscaglia. Notiamo un vecchio pozzo con a fianco un caratteristico abbeveratoio scavato nella roccia. La natura selvaggia delle rupi convive con questo suggestivo ambiente pastorale il cui elemento dominante sembra essere quello della “pietra”. Riflettiamo sul fatto che la civiltà agropastorale, pur non preoccupandosi mai del "bello", ha lasciato  opere che si integrano nella natura senza deturparla... belle anche loro quindi. Questa mulattiera ne è l'esempio lampante. Più oltre notiamo una lapide che ricorda gli avvenimenti della seconda guerra mondiale. Monte Camino fu la roccaforte tedesca che gli angloamericani, grazie all’aiuto delle famigerate truppe marocchine, dovettero espugnare per procedere all’assalto di Monte Cassino. La mulattiera si arrampica adesso in direzione di Santa Croce. Qui è situata una vecchia chiesetta (restaurata) risalente all’anno mille. Notiamo una farfalla notturna adagiata sull’erba: sta dormendo. Incontriamo gli altri lungo il percorso . Resti di antiche fortificazioni lungo il sentiero. Ed eccoci al santuario. C’è una bellissima visuale, purtroppo danneggiata dalla foschia. Noto un caratteristico cono vulcanico, il cui cratere è oggi coltivato. Il territorio è ricco di castagneti e vanta la produzione di un ottimo vino “vulcanico” che ho potuto assaggiare nel bellissimo agriturismo in cui ho pernottato. Questa bella e tutto sommato intatta area della Campania, nonostante le mire della speculazione (cave e  tentativi di installazioni eoliche) mostra come il territorio possa vivere delle risorse del posto, agricoltura turismo e cultura senza danneggiare l’ambiente con opere inutili e dannose, con quelle cave,  discariche e inceneritori che hanno inquinato e deturpato altrove molte aree della stessa regione. In cima si mangia e si beve in compagnia e poi si riparte, sotto la pioggia che comincia a cadere. Franco mi fa notare la presenza di una specie particolare di viola: la viola calcarata. Io nemmeno avevo notato la differenza con le viole comuni...

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