Monte Camino con l'associazione Wilderness
In
occasione dell’Assemblea annuale dell’associazione Wilderness di cui faccio
parte si è programmata un’escursione nell’Area Wilderness del Monte Camino, in
provincia di Caserta e vicino Cassino. L’area è stata designata come tale
grazie alla collaborazione dell’associazione con il comune di Galluccio e
rappresenta sia un modo per tutelarne l’ambiente contro progetti di ulteriori
strade e altre strutture, e sia per farne un motivo d’attrazione per i visitatori. Il tempo è stato clemente fino alle tre di
pomeriggio, permettendoci di compiere l’escursione senza problemi. Il percorso
inizia dal paese di Galluccio, con le caratteristiche casette in tufo. Il
sentiero all’inizio passa sotto due antichi archi di pietra, poi si abbandona il
paese e si sale verso le rupi che formano la cresta del Monte Camino. Il
paesaggio è brullo e roccioso e caratterizzato dalla tipica vegetazione della
macchia mediterranea di bassa quota. Un problema è rappresentato dagli incendi dei pastori per esigenze di pascolo. Per ovviare a tali danni l'associazione ha in mente di responsabilizzare i pastori nella gestione del territorio, con la proposta di un incentivo dato a chi riesce a salvaguardare le aree di bassa macchia dagli incendi. Il gruppo si divide: io, Luigi e Franco
restiamo indietro e gli altri vanno avanti. Ce la prendiamo comoda osservando
l’ambiente circostante, piante e animali. In particolare osserviamo da lontano
con i binocoli due o tre rapaci che popolano le rupi. Franco e Luigi che sono
dei naturalisti cercano di distinguerli. Individuano anche una possibile area
di nidificazione sulla parete verticale. Dopo
l’osservazione al binocolo affermano che sicuramente si tratta in un caso del biancone,
un rapace che si nutre di serpenti. E questa zona è popolata da numerose specie
di sepenti. Io non
sono un naturalista e a dir la verità non mi interessa più
di tanto l'individuazione/classificazione delle varie specie. Ma lo spirito della wilderness,
come dice Franco, non contempera
necessariamente la conoscenza scintifica della natura: esso può basarsi
semplicemente sullo “stupore” delle meraviglie naturali. Ecco, forse è questo
il sentimento che mi ha sempre animato…e perciò sono in qualche modo giustificato! Franco è invece un grande
esperto di botanica, oltre che di fauna selvatica (è stato in Italia uno dei
maggiori studiosi dell’orso bruno marsicano adoperandosi soprattutto per le
misure concrete dirette alla sua salvaguardia) e mi fa notare la presenza
di un raro biotopo vegetale: la Carpinella... Procediamo in alto superando la
linea del crestone. Il paesaggio adesso si fa agreste. La mulattiera si allarga
e attraversiamo dei vecchi campi delimitati da muretti a secco, con una rada
boscaglia. Notiamo un vecchio pozzo con a fianco un caratteristico abbeveratoio
scavato nella roccia. La natura selvaggia delle rupi convive con questo
suggestivo ambiente pastorale il cui elemento dominante sembra essere quello
della “pietra”. Riflettiamo sul fatto che la civiltà agropastorale, pur non preoccupandosi mai del "bello", ha lasciato opere che si integrano nella natura senza deturparla... belle anche loro quindi. Questa mulattiera ne è l'esempio lampante. Più oltre notiamo una lapide che ricorda gli avvenimenti della
seconda guerra mondiale. Monte Camino fu la roccaforte tedesca che gli
angloamericani, grazie all’aiuto delle famigerate truppe marocchine, dovettero
espugnare per procedere all’assalto di Monte Cassino. La mulattiera si
arrampica adesso in direzione di Santa Croce. Qui è situata una vecchia
chiesetta (restaurata) risalente all’anno mille. Notiamo una farfalla notturna
adagiata sull’erba: sta dormendo. Incontriamo gli altri lungo
il percorso . Resti di antiche fortificazioni lungo il
sentiero. Ed eccoci al santuario. C’è una bellissima visuale, purtroppo
danneggiata dalla foschia. Noto un caratteristico cono vulcanico, il cui
cratere è oggi coltivato. Il territorio è ricco di castagneti e vanta la
produzione di un ottimo vino “vulcanico” che ho potuto assaggiare nel
bellissimo agriturismo in cui ho pernottato. Questa bella e tutto sommato intatta area della Campania, nonostante le mire
della
speculazione (cave e tentativi di
installazioni eoliche) mostra come il territorio possa vivere delle
risorse del
posto, agricoltura turismo e cultura senza danneggiare l’ambiente con
opere
inutili e dannose, con quelle cave, discariche e inceneritori che hanno
inquinato
e deturpato altrove molte aree della stessa regione. In cima si mangia e si
beve in
compagnia e poi si riparte, sotto la pioggia che comincia a cadere.
Franco mi
fa notare la presenza di una specie particolare di viola: la viola
calcarata.
Io nemmeno avevo notato la differenza con le viole comuni...
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