Caccia al bisonte in un dipinto di George Catlin
"La concezione originaria del Pellerossa è esente dalle categorie e impostazioni europee; manca completamente l'idea di Dio Signore che tutto sovrasta e regge, misterioso e temibile oggetto d'amore: il wakan tanka sioux è soltanto una forza vastissima e solenne. Ancor meno presente tra i Pellerossa era l'ateismo epicureo che i libertini europei del Seicento s'illudevano di incontrare in loro. Per un sioux l'altro non è in primo luogo l'uomo. Chiudersi in una comunanza di uomini umanamente in disputa sarebbe per lui soffocante. Il Sioux, aggirandosi nel fitto d'una foresta, percepisce come suo prossimo ogni animale occhieggiante tra le fronde, ma anche ogni tronco, fiore, gemma, lichene, fungo, a ciascuno rivolge attenzione e saluti. Osserva la forma della terra come un'articolazione intellettuale e passionale, su cui incombono misteriose le montagne: offrono conoscenza a chi le scali per raccogliersi tra i nidi d'aquile e alle valli elargiscono le acque vive. Infine il Pellerossa sente come suo fratello maggiore, terribile e fausto, l'uccello del tuono, insieme al lampo e al vento. Nel cielo legge il discorso oracolare degli astri che lo guidano nella notte e gli annunciano eventi, parlandogli all'intimo. Il Pellerossa vive affiatato, identificato con ciò che, abbracciandolo o ferendolo, lo avvolge."
(Elémire Zolla - tratto da: La nube del telaio)