Serra delle Ciavole: il selvaggio versante est
Mi ha sempre affascinato il versante est di Serra delle Ciavole,impervio e selvaggio, maestoso come un'apparizione onirica, ammirato sempre dalle altre cime o dalle valli... Da tempo volevo fare un'esporazione di quei luoghi alla ricerca di nuovi scorci e l'occasione mi è venuta con le ultime belle giornate autunnali (con una luce tersa ideale per le foto e... aria fresca ideale per camminare). Non ho programmato nessuna "via" determinata, l'unico obiettivo era quello di andare alla ricerca di scorci originali da fotografare e ammirare, arrivando fin dove fosse possibile e all'occorrenza tornando anche indietro. Da un po' di tempo penso che un approccio senza itinerari e schemi prefissati sia quello che consente una maggiore libertà all'escursionista. La giornata è ottima: la luce è tersa e i colori molto belli, il sole va e viene e ogni tanto cala un po' di nebbia regalando immagini suggestive. La Serra di Crispo dalla fonte Pittacurc l'avrò vista centinaia di volte, ma oggi appare in una veste unica e i pini secchi risaltano nel contrasto autunnale di colori.
Arrivato alle "sentinelle" della Grande Porta mi butto nel bosco e comincio a costeggiare le rocce della cresta nord. Nei ripidi pendii boscosi noto dei faggi monumentali e un giovane abete bianco. Si respira quell'atmosfera wilderness che da sempre cerco in montagna, fatta non solo di spazi geografici materiali, ma anche di sensazioni che la luce autunnale e i colori dei boschi accentuano. Oggi mi sento a casa, è questo il "mio" Pollino. Sbucando dal bosco mi affaccio subito su un dirupo: sotto di me posso ammirare le grandi pareti di roccia grigie e scoscese.
Strada bloccata. Devo arrampicare in alto e arrivare alle rocce che mi sovrastano, perchè di qui non si può proseguire. Sbuco in un'area più accessibile, dove gli strapiombi sono circondati da terrazzi erbosi. Trovo una via: scenderò giù, per poi risalire costeggiando i pendii; poi si vedrà come raggiungere la linea di cresta.
Ora aggrappandomi ai ciuffi d'erba e ai rami di ginepro, ora facendo presa sulle rocce, lentamente scendo e risalgo e si affacciano di volta in volta nuoviscorci...
Arrivo poi nei pressi di un nuovo strapiombo, popolato da magnifici pini loricati secchi. Da qui in poi non ci sono più balconi erbosi, ma solo pareti, anche abbastanza ripide, per cui non resta che arrampicarsi in direzione della cresta. Si trovano rocce rotte e detriti poco stabili e perciò bisogna tastare la presa prima di aggrapparsi.
Noto una splendida roccia con profonde spaccature, che sembra tagliata in due, come in una cava; sopra vi crescono piccoli e tenaci pini loricati. Mentre salgo capita che delle pietre rotolano giù... fa sempre impressione quando questo succede, forse perchè ci immaginiamo noi al posto delle pietre! Anche un'arvicola si sta arrampicando e come mi vede si intrufola subito in un buco sotto le pietre. Noto vari "buchetti", ovvero le vie d'uscita dalle gallerie che questo roditore crea sottoterra. I pendii rocciosi sono ripidi ma gli appigli non mancano di certo, e con le scarpe da roccia che ho ai piedi faccio presa molto bene; lentamente e con attenzione riesco a risalire. Un autoscatto sul dirupo è d'obbigo prima di sbucare in alto sulla cresta.
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