Escursione alle Gole Basse del Raganello (dal Ponte d'Ilice al Ponte del Diavolo) del "Gruppo Lupi San Severino Lucano" (24 luglio 2016). By di Indio, Maurizio Lofiego, Umberto Genovese, Renzo e Giovanni Stimolo...
Lo scenario selvaggio delle Gole Basse del Raganello - foto by Indio
Grotta Bianca e Grotta del Latte - relazione e video
Carlo e Antonio ci avevano detto di aver trovato tempo fa una grotta sotto alcune pareti di una zona selvaggia del Pollino settentrionale. Con l'escursione di oggi, oltre ad andare a vedere questa grotta volevamo esplorare meglio la zona. L'esplorazione è andata a buon fine, perchè ci ha permesso di scoprire un'altra grotta, piccola ma molto bella, con un ingresso strettissimo, che prima pensavamo fosse solo un buco senza continuazione. Sono grotte formatesi a seguito delle fratture della roccia, che hanno lasciato degli spazi in cui circolando acqua, si sono create le concrezioni di calcite. La prima grotta, che abbiamo chiamato (non avendo un nome locale, almeno secondo le nostre informazioni), Grotta Bianca, per la bianchezza delle sue concrezioni calcaree, è una bella grotta con ingresso basso, lunga una decina di metri e con una parte in salita.
foto tratta da intenet: pisoliti
Una grotta ideale come rifugio, perchè in piano, protetta e asciutta. E' molto probabile che i pastori e boscaioli di un tempo la conoscessero. Non molto distante, abbiamo trovato un altro buco. Ispezionando il cunicolo con casco e lampada frontale, questo ci ha condotto in una stanzetta molto bella: spiccano all'occhio delle vaschette fossili (nel senso che all'interno non vi è più acqua) con all'interno delle pisoliti, "perle di grotta", concrezioni che in questo caso hanno la forma di tanti "sassolini" o "polpettine". "Se all'interno di una vaschetta si innescano piccoli vortici d'acqua possono nascere le perle di grotta; queste infatti, si generano per il deposito di successivi strati di calcite per accrescimento intorno ad un nucleo iniziale, che può essere un'impurità o un detrito solido"(1).
foto tratta da internet: latte di monte
Da notare in questa grotta la presenza del latte di monte: "un aggregato plastico di sostanze microcristalline di varia composizione, usualmente bianco o giallastro e a base di carbonato di calcio. Scorre sulle pareti e sui pavimenti con consistenza gelatinosa" (2); proprio il latte di monte ha dato il nome a questa grotta che abbiamo chiamato "Grotta del latte".
foto tratta da internet: aragoniti
E poi abbiamo le aragoniti, concrezioni con composizione chimica uguale, ma con sistema cristallino differente. La forma più comune è quella di cristalli molto sottili e allungati, come spine (3).
Sul pavimento e in alcuni angoli notiamo una patina scura, quasi nera. Non pare proprio guano, l'ipotesi più credibile è che sia formato dai resti di innumerevoli di ditteri di grotta (specie di mosche che vivono negli ambienti sotterranei). In effetti sono distinguibili delle alette e delle sagome di questi insetti, come incollati alle concrezioni. Nella grotta circola ancora acqua, come si deduce dalle piccole stalattiti gocciolanti che pendono dal soffitto. Notiamo la presenza di un altro ramo, ma il passaggio per accedervi è troppo stretto e impraticabile.
Note:
(1): Lorenzo Grassi, Speleologia - Mondadori, p. 52
(2): Ibid.
(3): Ibid
LA SPELEOLOGIA COME POTREBBE ESSERE "Si tratta di restituire il significato originario alla parola LOGOS,
che entra nella seconda parte di SPELEOLOGIA. Non scienza delle grotte,
ma DISCORSO, cioè comunicazione.
Speleologo dovrebbe essere chi, vivendo a contatto con il mondo sotterraneo,
comunica ciò che, grazie a questa sua esperienza particolare, vede,
sente, pensa o prova, attraverso tutti i mezzi di espressione capaci di
essere capiti dagli altri. Il contributo dello speleologo non dovrebbe
andare tanto a beneficio della Scienza, quanto più in generale,
della Cultura. Che ogni apetto della cultura possa essere arricchito dall'incontro
con il mondo sotterraneo mi pare ovvio: dalla meditazione sulla condizione
dell'uomo (si veda per esempio la prima parte del Saint Glinglin di Raymond
Queneau), al reperimento di materiali, suoni, forme nuove per la musica
e le arti figurative, passando per la fotografia, il cinema, il son-et-lumiere
e via dicendo, comprese tutte le forme letterarie di espressione, e in
particolare la descrizione razionale dei fenomeni naturali, cioè
quanto va sotto il nome di speleologia scientifica ed è rivolto
ad appagare la legittima curiosità della mente umana (e niente di
più).
Come quest'ultimo aspetto, quello scientifico, così limitato
com'è, possa essere stato considerato lo scopo principale, anzi,
unico della speleologia rimane un mistero, ma certo è una cosa assurda.
Quasi che la molteplicità e gli interessi che l'ambiente sotterraneo
presenta si possa ridurre in una serie di memorie scientifiche, destinate
alla polvere di qualche biblioteca, il tutto in omaggio ad una scienza
che delle grotte non sa che farsene.
Insomma, se come speleologi abbiamo in mano le chiavi di un mondo,
perché dovremmo limitarci all'anticamera? Non è forse questo
il caso in cui potremmo giustamente proporci di raggiungere qualche maggiore
profondita?"
(Beppe Dematteis)
Breve documentario sull' Operazione Trabucco: campo di ricerca e di studio speleologico nei
giorni 4 e 5 luglio.
Il sogno dell'accesso alle meraviglie del mondo
sotterraneo, il duro lavoro della disostruzione, le spiegazioni di uno
speleologo visionario come Nino Larocca, le considerazioni del regista
Michelangelo Frammartino sul rapporto tra cinema e mondo sotterraneo
(con riferimenti al maestro Werner Herzog), il senso della speleologia
in una lettura di Beppe Dematteis.