Grotta Bianca e Grotta del Latte - relazione e video
Carlo e Antonio ci avevano detto di aver trovato tempo fa una grotta sotto alcune pareti di una zona selvaggia del Pollino settentrionale. Con l'escursione di oggi, oltre ad andare a vedere questa grotta volevamo esplorare meglio la zona. L'esplorazione è andata a buon fine, perchè ci ha permesso di scoprire un'altra grotta, piccola ma molto bella, con un ingresso strettissimo, che prima pensavamo fosse solo un buco senza continuazione. Sono grotte formatesi a seguito delle fratture della roccia, che hanno lasciato degli spazi in cui circolando acqua, si sono create le concrezioni di calcite. La prima grotta, che abbiamo chiamato (non avendo un nome locale, almeno secondo le nostre informazioni), Grotta Bianca, per la bianchezza delle sue concrezioni calcaree, è una bella grotta con ingresso basso, lunga una decina di metri e con una parte in salita.
foto tratta da intenet: pisoliti
Una grotta ideale come rifugio, perchè in piano, protetta e asciutta. E' molto probabile che i pastori e boscaioli di un tempo la conoscessero. Non molto distante, abbiamo trovato un altro buco. Ispezionando il cunicolo con casco e lampada frontale, questo ci ha condotto in una stanzetta molto bella: spiccano all'occhio delle vaschette fossili (nel senso che all'interno non vi è più acqua) con all'interno delle pisoliti, "perle di grotta", concrezioni che in questo caso hanno la forma di tanti "sassolini" o "polpettine". "Se all'interno di una vaschetta si innescano piccoli vortici d'acqua possono nascere le perle di grotta; queste infatti, si generano per il deposito di successivi strati di calcite per accrescimento intorno ad un nucleo iniziale, che può essere un'impurità o un detrito solido"(1).
foto tratta da internet: latte di monte
Da notare in questa grotta la presenza del latte di monte: "un aggregato plastico di sostanze microcristalline di varia composizione, usualmente bianco o giallastro e a base di carbonato di calcio. Scorre sulle pareti e sui pavimenti con consistenza gelatinosa" (2); proprio il latte di monte ha dato il nome a questa grotta che abbiamo chiamato "Grotta del latte".
foto tratta da internet: aragoniti
E poi abbiamo le aragoniti, concrezioni con composizione chimica uguale, ma con sistema cristallino differente. La forma più comune è quella di cristalli molto sottili e allungati, come spine (3).
Sul pavimento e in alcuni angoli notiamo una patina scura, quasi nera. Non pare proprio guano, l'ipotesi più credibile è che sia formato dai resti di innumerevoli di ditteri di grotta (specie di mosche che vivono negli ambienti sotterranei). In effetti sono distinguibili delle alette e delle sagome di questi insetti, come incollati alle concrezioni. Nella grotta circola ancora acqua, come si deduce dalle piccole stalattiti gocciolanti che pendono dal soffitto. Notiamo la presenza di un altro ramo, ma il passaggio per accedervi è troppo stretto e impraticabile.
Note:
(1): Lorenzo Grassi, Speleologia - Mondadori, p. 52
(2): Ibid.
(3): Ibid
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