Il Richiamo - Solitaria al Dolcedorme dal canale Scilla e Cariddi/Direttissima
"Non è morto ciò che può vivere in eterno, e in strani eoni anche la morte può morire."
(Itinerario: Gaudolino, Pollinello, Sentiero della Tagliata, Canale Scilla e Cariddi, Canale della Direttissima, Piani di Pollino, Gaudolino)
Lunga ed impegnativa escursione sull'impervio e selvaggio versante sud del Dolcedorme, tra aspre creste, pareti e canali. La meta stavolta è il canale di Scilla e Cariddi, con i suoi torrioni rocciosi, che si staglia quasi minaccioso già dal Sentiero della Tagliata, prima di imboccare il canalone di Valle Piana tra i boschi di pino nero laricio e pino loricato. Abbandonato il sentiero dopo essere sceso dal Pollinello a 1300 metri, salgo infine per i ripidi pendii prativi: è una zona aperta, dalla vegetazione varia; noto aceri opali, maggiociondoli, carpini neri, ornielli e un bosco di alberi secchi e morti, causato dell'impatto congiunto di slavine e incendi. Seguo le crestine che sovrastano i canalini che scendono a valle e mi dirigo verso i due piloni rocciosi che formano una specie di gola aspra e selvaggia, comunemente chiamata dagli alpinisti "Scilla e Cariddi". Da lontano ha un'aria sinistra, sembrerebbe impossibile passare: invece tra i due picchi rocciosi popolati da loricati piccoli, contorti e resistenti si apre un ampio seppur ripido canale. E' la via che ho scelto di percorrere oggi. Dopo un salto roccioso e una breve arrampicata, costeggio il canale e mi porto su un crinale fino ad incontrare il suggestivo e ormai fotografato pino loricato che popola il picco roccioso, sullo sfondo delle valli e montagne calabresi. Quest'area di pura wilderness è una delle più suggestive, almeno del versante meridionale del Massiccio. Mi aspetta una sorpresa sulle aride pietraie che mi fa gioire: ecco una folta colonia di una varietà di origano selvatico, dal profumo intenso, a quasi 1800 metri! La salita ancora è lunga, seguo ancora il canale principale e ogni tanto mi concedo delle deviazioni, fotografando i vari scorci che mi si aprono innanzi, diretto verso i canali sovrastati dalle aspre pareti sommitali che sottostanno alla cima della montagna. Ero già salito lungo il canalone della direttissima (dal crestone sud) ma d'inverno assieme ad amici, con canali innevati e completamente ghiacciati, da scalare obbligatoriamente con ramponi piccozza. L'anfiteatro a cui si arriva costeggiando i canaloni di detriti è l'altra parte più bella dell'escursione, le pareti sono impressionanti, di un bianco luccicante e popolati da colonie rade di pinus leucodermis, mentre alla base dei canaloni ecco dei colossi di pino loricato, alcuni ancora vivi e vegeti, altri scheletrici, con parti carbonizzate. Sono immagini che colpiscono, danno l'idea della lotta per la vita che a queste altezze il pino loricato compie per sopravvivere alla violenza degli elementi, della bufera, come del fulmine (ma anche dell'uomo, visti gli incendi scorsi). Seguo l'ampio canale che si snoda tra pareti e creste rocciose e arranco lentamente sui ripidi pendii, arrivando alla linea di cresta che mi porta subito in cima, dove trovo gruppetti di escursionisti che si godono la meritata pausa. Tornare alla macchina dalla via normale dopo questa lunga scalata, ora mi sembra quasi una passeggiata...
by Indio
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