Solitudine bianca: il ritorno della neve
Quella di oggi è stata una lunga e faticosa escursione in solitaria, tra la fredda foresta di abeti e le creste soleggiate dei loricati. La neve è caduta copiosa, tutta d'un colpo, dopo un dicembre soleggiato ed anomalo, senza neve sulle alte quote. Son partito direttamente a piedi da casa, come ai "vecchi tempi", quando nevicava tanto anche a bassa quota e per salire sulle cime mi avviavo prima dell'alba. La mèta, dopo oltre vent'anni di avventure come di semplici escursioni, resta sempre la stessa: il Pollino selvaggio...
Attraverso la foresta di faggio e abete bianco, l'aria è fredda, la temperatura sotto lo zero. Molti abeti per il peso della neve presentano la caratteristica forma conica, a causa dei rami piegati. A volte è come passare sotto capanne formate da rami e neve. Gli alberi più giovani sono spesso piegati ad arco, la cima è intrappolata nel manto nevoso. Condizioni che stravolgono l'immagine abituale che abbiamo dei sentieri percorsi tante volte, ci si stranisce a volte ammirando le creazioni della neve. L' ascesa è lenta, vorrei andare più veloce ma si sprofonda, ci vuole tanta pazienza. Con fatica avanzo passo dopo passo, sui pendii ricoperti di abbondante neve fresca, alta e farinosa. Arrivato al Piano di Iannace decido di proseguire fino alle ceste dei loricati. Non c'è nessuno oltre a me, sono davvero solo. Il Pollino è così, si possono trascorrere giornate in completa solitudine, senza incontrare altri escursionisti e nemmeno tracce umane. Oggi è una di quelle giornate: l'imponente coltre nevosa ricopre i paesi a valle e scoraggia l'ascesa, l'escursionista si muove goffo sulle sue ciaspole, mentre le lepri corrono agilmente sulla neve. Ascolto solo il verso di qualche cincia e dei picchi. Superato il bosco in ombra e innevato, giungo infine in alto e si aprono i panorami sui rilievi innevati della Basilicata, anche a bassa quota: era da tempo che non si vedeva un innevamento del genere. Sono quasi giunto ai loricati, le facciate dei tronchi esposti a ovest sono coperte di ghiaccio, i rami imbiancati. Noto due lepri tra i pini loricati che si accorgono della mia presenza e scappano via veloci. Una splendida visione che non posso purtroppo catturare con la macchina fotografica. Ci sente in qualche modo ospiti, sono loro i veri abitanti della montagna: la nostra è una visita fuggevole, qui possiamo vivere per poco tempo in inverno... La progressione con le ciaspole, anche se faticosa, è agevole su pendii lievi; impiego invece un quarto d'ora per superare i pochi metri di un pendio ripido formato da accumuli consistenti; più avanti si notano splendidi cornicioni di neve. Si prova quasi dispiacere nel calpestare la neve immacolata, come se sfregiassimo un'opera d'arte... ma domani qui nevicherà di nuovo, le tracce che abbiamo lasciato scompariranno. Mi porto in alto verso la cresta panoramica. Anche il Pollino orientale è magnificamente innevato. La sosta è breve, mangio qualcosa osservando il panorama. Sono stanco e rifarò più o meno le tracce dell'andata, la discesa sarà più agevole. Fra qualche ora la luce rossa del tramonto illuminerà la distesa di neve, ma qui non si può restare, la discesa tutta a piedi attraversando la foresta fino a casa, è ancora lunga...
Saverio "Indio" De Marco
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