domenica 23 maggio 2021

Diario - 21 maggio 2021

Anello di Gaudorosso 


Ritorno oggi a distanza di poco tempo nella zona di Gaudorosso - Pollinello, per un altro giro esplorativo. Certi luoghi in certi momenti "ci chiamano", nel senso che ci inducono a voler ritornare, per esplorare nuovi anfratti selvaggi, che magari avevamo notato solo da lontano. Ci spinge la curiosità e la voglia di "ignoto".
All'inizio è tutta ripida discesa: scendo lentamente lungo un roccioso e affilato crinale, popolato di pini, fino a portarmi giù nel vallone. Poi supero il fosso e mi porto ad arrancare nei pendii boscosi, caratterizzati da spuntoni rocciosi che bisogna a volte aggirare. Sono versanti impervi e selvaggi, quasi ostili, che bisogna approcciare con prudenza, soprattutto se si è da soli. Il terreno è scivoloso, bisogna saggiare gli appigli, a volte le pietre sono instabili, possono cedere sotto i piedi oppure possono cascarci addosso dal pendio. Anche nella foresta i ripidi pendii sono formati da pietrisco instabile e bisogna perciò procedere lentamente. I saliscendi poi, sono continui, a causa degli ostacoli che ti sbarrano la strada. Queste aree di pura wilderness mettono alla prova anche l'escursionista più esperto, qui è la natura selvaggia che comanda, si procede letteralmente in punta di piedi, un sentimento di timoroso rispetto non ti abbandona mai. Costeggio le pareti rocciose, perciò procedo tra il bosco di faggio e le sommità, cercando di non perdere dislivello. I pini loricati mi sovrastano dalle pareti strapiombanti, adesso devo seguire la base delle pareti nel bosco. Faccio incontri emozionanti: come le roverelle secolari che qui vivono nell'ambiente del pino loricato, un pino laricio isolato, oppure un enorme tiglio monumentale, come mai ne avevo ancora visti, e ancora faggi enormi che hanno visto pochi uomini passargli accanto. Seguo la base delle pareti e mi rincuora trovare gli stretti sentieri creati da cinghiali e cervi: so che queste deboli tracce mi faranno procedere più comodamente. E arrivo così nella zona di Gaudorosso, allo scoperto sopra di me si stagliano le imponenti pareti rocciose: intravedo una spettacolare faglia, una frattura che taglia in due il paretone. Si notano anfratti usati dai cinghiali come ripari. Su questi versanti caldi e soleggiati c'è una vegetazione ricca e varia: aceri di diverse specie, carpini, pini loricati, lecci, roverelle... E poi tante piante come timo, verbasco, una specie di euforbia (che non mi pare di aver notato nel versante lucano), mentuccia, vitalba, asfodeli gialli, ginestre di più specie come lo (Spartium junceum), e persino un papavero rosso che vive al cospetto dei pini loricati! E tante altre piante da identificare. Noto un animale tra gli alberi: è un cervo maschio, che appena mi vede scappa via nel bosco Da qui in poi conosco i luoghi e la via che mi permetterà di ricongiungermi al sentiero del ritorno. Così risalgo gli aspri e rocciosi pendii e mi porto sulle sommità delle creste del Pollinello, sempre attorniato dal verde luccicante della faggeta primaverile...

Saverio "Indio" De Marco













































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