Tra i loricati delle selvagge creste del Pollinello
Mi avvio presto per sfruttare la bella luce mattutina e il cielo sereno, con qualche velatura. Ache oggi decido immergermi nei luoghi più selvaggi del Pollino, in solitaria, con l'unica compagnia della wilderness, alla ricerca di scorci inediti e di contatti ravvicinati con esemplari di pino loricato, visti magari solo da lontano. Ritorno di nuovo al Pollinello, oggi ho intenzione di costeggiare le creste impervie e selvagge. Mi mantengo sempre fuori dalla faggeta, a ridosso degli speroni rocciosi, così posso ammirare magnifici esemplari di pini loricati, abbarbicati alle pareti. Devo solo a fare attenzione, i pendii a volte sono molto ripidi. Ad un certo punto scendo in basso per avvicinarmi ad altri loricati e per vedere se c'è una possibilità per scendere giù nel vallone. Il pendio si fa ripidissimo, ma potrei scendere tenendomi ai piccoli faggi e alle ginestre che crescono tra le rocce e le radici dei loricati. Ho portatocon me una corda, per sicurezza, per aiutarmi qualora il pendio si facesse troppo scosceso, ma preferisco desistere. Non so infatti cosa c'è sotto, un salto veritcale mi metterebbe in difficoltà e quando si è da soli è meglio non rischiare. Così riguadagno la cresta, posso ammirare altri magnifici loricati. Sullo sfondo domina l'imponente versante sud-est di Serra del Prete. Nei crinali sottostanti la faggeta sta rinverdendo, è come se la Primavera si arrampicasse sulla montagna, con la forza dei raggi del sole. Mi porto infine sulla sommità della cresta non lontano dal sentiero, a cui giungo poco dopo. Voglio però osservare bene la zona dove son stato prima e vedere da vicino dei loricati lungo un crinalino, nella faggeta sottostante. Vi giungo poco dopo, il pendio è molto ripido e dovrò fare la stessa strada al ritorno. Noto segni d'ascia sui pini: l'uomo in passato è giunto anche qui, su queste creste selvagge, ma di sicuro son pochi quelli che si avventurano in aree impervie come queste. Tra le foglie noto un serpente, è una Vipera aspis hugy, di un bel colore grigio: strano vederla su un pendio così ripido; non mi dà il tempo di fotografarla bene, scappa subito via e si insinua nelle cavità della lettiera di foglie marce. Il crinale diventa più aguzzo e roccioso, e sgombro dai faggi. Sopra vi dominano contorti pini loricati: da qui posso osservare bene le pareti, con i pini che vi sono abbarbicati e anche la zona dov'ero stato prima. Per giungere al vallone sosttostante dovrei scendere ancora parecchio, ma perderei troppo dislivello.Mi basta e avanza essere arrivato fin qui. Così torno indietro e risalgo il pendio lungo la stessa strada, fino al sentiero. Da menzionare, al ritorno, l'avvistamento di un branco di caprioli (Capriolo italico), che noto per pochi secondi tra i faggi, arrancare sui pendii e di cui sento il caratteristico "abbaio".
by Saverio "Indio" De Marco
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