mercoledì 19 marzo 2008

Diario 17 - 18 marzo 2008

"... ma la crescita è vita, e la vita è destinata a cercare sempre la luce..."
Jack London
piccolo lago nella foresta - foto by Indio
La foresta dei lupi

L’escursione di questi due giorni, compiuta assieme all’amico Vincenzo, ha avuto come obiettivo principale l’attraversamento dell’estesa e selvaggia foresta della Fagosa. Mio padre dice che in passato era considerata una foresta infestata dai lupi...

L’itinerario è iniziato dal sentiero che passa per Lago Duglia, nel bosco Cugno dell’Acero, portando ad un altro posto spettacolare del Pollino, Pietra Castello, dall’aria misteriosa e quasi “mistica”, chiamata così perché ricorda un castello scolpito nella roccia, che si erge solitario dominando la foresta sottostante. In questo posto convivono fianco a fianco faggi, stupendi esemplari di pino loricato aggrappati alla roccia e giovani piante di abete bianco. La neve già qui è alta e indossiamo subito le nostre racchette da neve. Il sentiero, sommerso dalla neve e la cui traccia è appena percettibile, scende direttamente in direzione della Fagosa. Da questo momento impiegheremo circa otto ore di marcia ininterrotta nell’attraversare solo la metà dell’immensa foresta per arrivare al Piano di Acquafredda, dove siamo intenzionati ad accamparci per la notte. La foresta infatti continua ancora ammantando i pendii della Manfriana e della Timpa del Principe. l terreno è ancora pianeggiante e procediamo abbastanza comodamente nella neve. La debole traccia ad un certo punto si biforca: dov’è segnalato, il sentiero sale alla Grande porta del Pollino; a sinistra si va invece verso Casino Toscano. Per orientarci non abbiamo altro punto di riferimento che gli inquietanti bastioni rocciosi del versante sud di Serra delle Ciavole, abbastanza visibili dal bosco spoglio, i quali appunto costeggeremo senza percorso obbligato nella direzione di Acquafredda. Arriviamo dopo un po’ a Casino Toscano, un vecchio ma solido casolare che sorge solitario in mezzo alla foresta; esso prende il nome dalla famiglia di latifondisti, i Toscano appunto, che possedevano gran parte dei pascoli e dei boschi di alta montagna del Pollino. La porta è aperta e il vento sbatte le piccole finestre di legno... c’è quasi un’atmosfera spettrale! In caso di necessità comunque lo si potrebbe utilizzare come un ottimo rifugio. Da Casino Toscano ci inoltriamo di nuovo nella foresta cercando di mantenerci vicini ai pendii di Serra delle Ciavole; evitando quindi di scendere troppo in basso. La foresta offre scorci indimenticabili: remoti luoghi dove regna la solitudine della vita selvaggia… Ciò che salta agli occhi particolarmente sono i laghetti che di tanto in tanto incontriamo durante il percorso, uno di essi coperto da uno strato di ghiaccio, e i ruscelli ingrossati dalla neve che ormai comincia a sciogliersi anche ad alta quota. Notiamo nella neve le tracce evidenti di quello che dev’essere un grosso lupo maschio… In alcune zone della foresta non c’è neve, in altre c’è ed è pure alta, per questo dobbiamo toglierci e rimetterci parecchie volte le racchette. Procedendo sempre in diagonale dobbiamo adesso affrontare i ripidi pendii della dorsale più bassa di Serra delle Ciavole, quella che degrada nel bosco. Stamane il tempo era ventoso ma c’era il sole. Verso le cinque invece Il tempo è peggiorato e si addensano nubi minacciose, mentre il vento soffia sopra di noi incessantemente. Arriviamo alfine sul crinale boscoso di Serra delle Ciavole superandolo, passando vicino ad un maestoso esemplare di pino loricato. Sotto di noi si espande il piano di Acquafredda, posto proprio sotto la vetta del Dolcedorme. Tutto il pianoro è percorso da un vento furioso e le nubi corrono velocemente sfiorando la cima del Dolcedorme. Noto uno scoiattolo aggrappato ad un faggio scosso dal vento... penso a come una piccola forma di vita possa resistere qui, anche in queste condizioni. Dobbiamo assolutamente trovare un posto dove poter montare la tenda, che stia il più possibile al riparo dal vento. Decidiamo di accamparci vicino alla sorgente di Acquafredda, in uno spiazzo non coperto dalla neve; si trova nella zona bassa del piano ed è vicino ai primi faggi del bosco, i quali arrestano un po’ il vento. Volevamo fare un fuoco, con l’idea magari di stare attorno ad esso per qualche ora, rimanendo a chiacchierare; ma la natura spazza via le nostre fantasie… Verso le sei di sera si scatena una bufera di nevischio che ci costringe obbligatoriamente ad entrare in tenda. Non possiamo far altro che restare all’interno della tenda, fino al mattino. I piedi sono umidi e gelati e dobbiamo frizionarli un po’. Ci mettiamo subito nel sacco a pelo e poi mangiamo qualcosa di sostanzioso. Non sono preoccupato tanto dalla bufera ma dal fatto che i miei familiari stiano in apprensione per me. Riusciamo fortunatamente a trovare un po’ di linea per telefonare a casa e tranquillizzare le nostre famiglie. Mia sorella dice che al paese piove abbastanza forte. Laggiù piove e qui, a 1800 metri, nevica… ovvio. Ci sdraiamo subito con l’intenzione che ci venga un po’ di sonno. Non riusciamo a pensare ad un altro modo per trascorrere le dodici ore (forzate) in tenda che ci attendono. Riesco a dormire, anche se il vento impetuoso scuote la tenda e mi sveglia di tanto in tanto. Il terreno è duro e devo rigirarmi parecchie volte per trovare una posizione decente. Ma in fondo si sta bene e al caldo. Basta una tenda, un buon sacco a pelo e un po’ di esperienza per affrontare d’inverno anche le situazioni più svantaggiose. E’ in queste situazioni che la natura mostra tutta la sua potenza e la sua grandiosità; ed è in queste situazioni che possiamo esprimere le nostre migliori energie fisiche e psichiche… A notte inoltrata ho come la sensazione che un animale stia camminando sopra la tenda… sono degli accumuli di neve sulla tenda, che formano delle protuberanze e vengono mosse dal vento. La bufera cesserà alle sei di mattina. Il vento ci dà il suo buongiorno scoperchiando definitivamente il telo esterno della tenda! Meno male che è successo adesso… E’ ora di vestirsi ed uscire fuori. Non c’è più il nevischio ma il vento è ancora impetuoso. Smontiamo velocemente la tenda e ci avviamo per la strada del ritorno. In progetto c’era anche la scalata fino al Dolcedorme, ma visto che il tempo è brutto dobbiamo rinunciare. La cima del Dolcedorme è avvolta dalla nebbia e percorsa dalla violenza del vento, che spinge velocemente la catena di nubi verso sud - est. Per terra ci sono un paio di centrimetri di neve fresca. Il manto nevoso è ghiacciato e si marcia comodamente. Il tempo comincia a migliorare via via che ci lasciamo alle spalle il Piano di Acquafredda. Prendiamo il sentiero che va verso i vicini Piani di Pollino, passando accanto a secolari esemplari di faggio. I pini loricati e le rocce di Serra delle Ciavole soprastanti sono spruzzati di nevischio. I Piani di Pollino sono illuminati dalle prime luci del sole, che ha cominciato a spuntare… davanti a noi c’è un’estesa distesa piatta di neve ghiacciata, coperta da un piccolo strato di neve fresca, caduta questa notte; il vento, che anche qui soffia molto forte, la smuove ed essa sembra volare sul manto ghiacciato, un po’ come la sabbia del deserto. E’ una vera meraviglia… Risaliamo i Piani di Pollino costeggiando sempre Serra delle Ciavole. Alla fine il nostro percorso risulterà un anello attorno alle due maestose montagne di Serra di Crispo e delle Ciavole. Raggiungiamo alfine la Grande Porta e il sentiero che ci porterà a Piano Iannace, da dove scenderemo nell’altra estesa foresta del bosco Iannace – Cugno dell’Acero, proseguendo poi verso il Piano di San Francesco e ad Acqua Tremola…

8 commenti:

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  3. Bella avventura.Certo,come oggi che dovevo andare per monti,la natura l'ha fatta da padrona.
    Un saluto..Master

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  4. un saluto a te.oggi ha nevicato fino a bassa quota. la programmata uscita cogli amici a bosco magnano a fare pic nic è saltata... e anche il bagno nel sacro torrente... si sta vicino al fuoco come a dicembre!

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  5. ciao indio
    complimenti per il tuo blog, anche io prima o poi me lo farò uno.....

    ti lascio il link dove puoi trovare le mie foto:
    http://picasaweb.google.com/acorraro

    saluti lello

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  6. belle foto... quelle tue di febbraio. la montagna d'inverno ha una bellezza "esponenziale".. a presto.

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  7. Ciao Indio.Ti assicuro che il versante sud del Dolcedorme dà quella sensazione di alta montagna e di panorami grandiosi.
    E'd'obbligo all'inizio seguire una guida e poi inventarsi le vie.Potresti fare il crestone sud del Dolcedorme per iniziare;magari insieme se ti va quando il tempo si mette bene.
    Un saluto...Master

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  8. so solo una cosa..prima o poi ci andrò! la montagna fa sentire sempre il suo richiamo.nei prossimi mesi si potrebbe organizzare. la cosa curiosa e grandiosa del pollino è che non si finisce mai di scoprire...anche dopo decine e decine di escursioni. a presto

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