Nei santuari dell'abete bianco: dal Fronte di Mola a Cugno dell'Acero
Pensavo di conoscere ormai abbastanza bene le pendici boscose che ammantano i crinali di Serra Crispo.
Eppure c'è un luogo magico che ancora non avevo visto, se non da lontano, dalle alture rocciose di Serra di Crispo e Pietra Castello: si tratta della foresta di abeti di Cugno Ruggeri-Fronte di Mola, che circonda ad est le pendici di Serra di Crispo. In realtà, come ho scoperto dopo, ne aveva accennato anche Braschi in uno dei suoi itinerari, nel libro "Sui sentieri del Pollino ": "...il tracciato termina nell'ampia radura pianeggiante di pantano Grande delimitata a monte dalla foresta di abete bianco.
Ci si inoltra nel bosco seguendo un'evidente traccia di sentiero che inizia di fronte al termine della strada tra grandi esemplari di abete" (1993, pag. 140). Questo posto mi ha dato lo stimolo per l'escursione che avevo in mente, da farsi interamente nella foresta, lontano dalle vette bruciate da sole e avvolte dalla foschia di questi giorni. Ad accompagnarmi il fido Buck, che finalmente può seguirmi, dopo le tante volte in cui era stato lasciato a casa sconsolato, in occasione di escursioni assieme agli amici.
La prima parte del percorso è davvero dura: sciami di tafani non mi danno tregua. Non serve nemmeno la pomata. L'unico rimedio è il sventolare il tradizionale rametto d' albero che fa da ventaglio e li allontana. La parte più noiosa dell'escursione è ovviamente quella lungo il tratto di strada asfaltata da cui inizia il sentiero per Lago Fondo. Incontro tre turisti milanesi a cui fornisco indicazioni e poi un cane maremmano, della stessa razza di Buck. Appena ci vede scappa impaurito. I maremmani possono spaventare per la loro mole, ma sono in genere cani timidi e mai aggressivi. Ovviamente si limitano a fare il loro dovere istintivo: abbaiare agli estranei nei pressi della proprietà o del gregge che difendono.
Il sentiero che conduce nella foresta si prende dopo il Rifugio Segheria e sale attraverso boschi caratterizzati dall'associazione di cerri, faggi e piccoli abeti bianchi. Eccoci arrivati a Pantano Grande: Buck si rinfresca rotolandosi nel pantano, tra l'erba alta. Gli abeti, altissimi, spuntano con le loro cime sulla foresta. Siamo arrivati alla porta del "santuario". Dal bosco si passa alla foresta vera e propria: l'ingresso è caratterizzato da spiazzi popolati da monumentali abeti bianchi, altissimi e dritti, alcuni piegati obliquamente. Ecco, qui posso davvero avvertire l'autentico "spirito wilderness". Lo spettacolo continua durante til resto del percorso. Il sentiero comincia a salire, aggirandosi tra le possenti radici degli abeti. Arriviamo nei pressi di un ruscello e Buck si disseta. Sento i passi pesanti di animali nel bosco. Riconosco il rumore: sono cinghiali. Me ne accorgo prima io del cane. Si avvicinano e comincio a vedere le loro orecchie spuntare dalla vegetazione. Sono un branco di cinghiali di tutte le età.
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Mi dispiace cane, dobbiamo tornare indietro e proseguire più a est... Scendo nel bosco aggirando dei crinali rocciosi. La foresta è qui labirintica e silenziosa e, anche se ormai ho dimestichezza con questi posti e so più o meno dove dovrei sbucare, quel sottile senso di disorientamento e angoscia ti pervade sempre. La foresta offre scorci indimenticabili: scopro delle strane rocce che sembrano composte da tanti mattoni... incontro abeti secchi abbattuti dalla furia del fulmine.
Ed eccomi in un posto dove son giunto sempre per caso, nelle occasioni come questa in cui vago nella foresta trovandomi la strada. E' un tratto del Canale Cugno dell'Acero e lungo le rive enormi abeti bianchi dominano questo anfratto della foresta. Adesso dovrei essere vicino Piano San Francesco, sotto cui passa appunto il torrente. Proseguendo a est raggiungerei (come alcune volte m'è capitato) i pressi di Acqua Tremola, preoseguendo a ovest si incontra il sentiero che conduce al Piano. E infatti lo trovo, anche se sta quasi per essere inghiottito dalla foresta: è ormai affollato da tanti piccoli abeti.
Ed eccomi al Piano di san Francesco, posto che scoprii la prima volta con mio padre, all'età di 15 anni... Anche qui l'abete la fa da padrone. Adesso non ci resta che proseguire lungo la strada e poi di scendere dalla montagna lasciandosi alle spalle prima gli abeti, poi i faggi, e poi i boschetti di cerro e i pascoli che sovrastano le frazioni della Valle Frida... E' stata una bella sfida per Buck, compagno di escursione che mi ha sempre seguito restando al mio fianco, nonostante il caldo (i cani così pelosi come lui lo soffrono parecchio!), la fatica e la lunghezza del percorso.
sono veramente stupendi!!
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