sabato 18 dicembre 2010

Un canto nella notte



registrazione dei versi - by Indio
«Da ottanta milioni di anni gli uccelli attraversano i cieli, superano le montagne, sorvolano terre e mari. Ogni primavera essi coprono distanze enormi per raggiungere i luoghi in cui nidificare. E in autunno si involano di nuovo a ritroso lungo le stesse rotte. La storia degli uccelli migratori è la storia di una promessa, la promessa del ritorno. Miliardi di uccelli delle specie più varie ogni anno si spostano con l'alternarsi delle stagioni: viaggi interminabili, da un continente all'altro, da nord a sud, colmo di pericoli con un unico scopo: proseguire il ciclo della vita.
Un volo infinito, un volo di speranza»
dal film Il popolo migratore,  regia di Jacques Perrin (2002)

Sono quasi le dieci di sera e il vento finalmente si è calmato un po', dopo la giornata tempestosa di oggi. Mia sorella esce un attimo e mi comunica che si sentono degli strani rumori… Esco subito fuori. Ascoltando attentamente, si ode un insolito gracchiare, che echeggia nei dintorni.  Sembrerebbe che degli strani uccelli si siano appollaiati sugli alberi, da qualche parte… Ritorno in casa e prendo il telefonino, per memorizzare quei versi, esco fuori di nuovo e mi porto al centro dell’orto. Non smetto di volgere lo sguardo al cielo, perché è da lì che il coro di voci sembra provenire. Forse ho già capito di cosa si tratta...
 Le nuvole corrono velocemente spinte dal vento, sotto la volta delle limpide e geometriche costellazioni. Il canto va e viene, risuona in più direzioni, ora si fa più sommesso, ora più vicino... 
Guardo in direzione della luna. 
Ed eccoli finalmente... riesco d’un tratto a scoprirli: la luna viene coperta da una nube e proprio là,    appare una linea nebulosa a forma di freccia, distinguendosi nettamente nel  momentaneo spazio di luce. E'  una visione di sublime bellezza,  che si consuma nell'immediatezza di un attimo. Posso fotografare la scena solo con i miei occhi e memorizzarla nella mente...
L'origine di quel canto si è materializzata nella perfetta e simmetrica schiera di uccelli che volteggiano sopra di me, in questa parte di cielo. Sono le gru, ed è da tempo, da quando ero bambino, che non mi capitava di assistere a questo spettacolo. Pur nell’oscurità, riesco a distinguere ancora la formazione nel suo passaggio tra il biancore delle nuvole.
Più che attraversare il cielo in linea retta,   sorvolano il villaggio avanti e indietro... sembra che vogliano esplorare i dintorni aerei della valle. Il coro che ho avuto la fortuna di ascoltare risuona a me come inedito, e sembra provenire da mondi lontani.
E poi col tempo il canto svanisce nelle tenebre, portando la schiera di viaggiatori alati verso altri cieli e altre terre…



7 commenti:

  1. Vincenzo A: Ci hai regalato un momento davvero emozionante... Grazie Indio!!!
    Bellissimo!

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  2. grazie a te Vinc.
    (ps: nella versione originale della registrazione mi sono lasciato scappare un inconfondibile "EH!!"
    cià

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  3. Grande Indio....da me invece solo lo stridere dei maiali....

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  4. Sento con piacere che ti sei dato al birdwatching. Un abbraccio di cuore e grazie per il tuo bel commento lasciato su sentieri moranesi...In effetti mi sono ispirato ai fantasmi di pietra di M. Corona. Erto e Morano hanno storie diverse ma la dinamica dell'abbandono resta uguale per tutti i paesini montani e pedemontani.

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  5. ciò che hai scritto mi ha davvero emozionato e mi ha permesso di ricordare come una settimana fa' di notte, anch'io ho sentito uno stridere di versi nel cielo ed ho visto una formazione di uccelli che ho supposto per i versi essere anitre; ero all'aperto, mi son fermato, ho cercato nel cielo con il naso all'insù ed ho ammirato una formazione a V che si allontanava veloce starnazzando.

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  6. Grazie Alberto... questi eventi naturali ci fanno davvero sentire parte del "cosmo", della sua varietà e possibilità di vita.
    Sono piccole cose che però gratificano enormemente (almeno per chi le sa apprezzare)
    Ciao!

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