20 agosto - Gole del Raganello (Barile) con l’amico Giuseppe alias “Pollino Fantastico”
Cascata nell'ultimo tratto del Raganello, prima delle sorgenti - foto by Indio. sotto: 1.veduta del tratto più ampio del letto del torrente; 2. veduta delle pareti strapiombanti di Timpa di San Lorenzo; 3. il canyon in un'immagine caratteristica; 4. l'anfiteatro del diavolo; 5. l'ultimo tratto del canyon; 6. autoscatto: da sinistra Vincenzo A., Giuseppe e Indio; e... vari scatti dei "momenti d'azione"!
Giuseppe, ci aspetta al bar “Pino Loricato”. Dopo aver sgombrato la casa di Franco delle nostre cose, ci dirigiamo al parcheggio. Finalmente dopo tanti scambi di impressioni su itinerari di trekking e sulla montagna in generale, con commenti reciproci sui nostri blog Leucodermis e Pollino Fantastico (non per vantarci ma sono due blog molto curati sull’escursionismo nel Pollino), abbiamo l’occasione di conoscerci personalmente e di compiere un’escursione assieme.
Oggi sarà lui la nostra guida, dato che è ormai un veterano del Raganello e visto che possiede la corda e l’attrezzatura necessaria per affrontare alcuni passaggi impegnativi. Era da tempo che volevo affrontare le gole del Raganello, e sentivo un vuoto nella mia esperienza di escursionsita e di appassionato del Pollino; anche perché le Gole rappresentano uno dei luoghi più selvaggi del Pollino, dall’ indiscutibile valore “wilderness”. Partiamo presto e ci portiamo nelle gole scendendo dallo strapiompo con una corda. Proprio l’imbocco della gola è ostruito curiosamente da enormi massi rocciosi: sembra quasi un atto di scherno della natura nei confronti dei visitatori. Mi preoccupano solo due cose: incontrare pozze troppo profonde (non so nuotare, ok? adesso prendetemi anche in giro…) e bagnare la macchina fotografica. Giuseppe dice che c’è solo una pozza che può rappresentare un problema. L’acqua nelle gole non è poca e oltre ad essere fredda è anche limpidissima, perché siamo i primi stamane a percorrerle. Seguiamo il bravo Giuseppe, che con sicurezza e tecnica supera passaggi più impegnativi come cascatelle e massi rocciosi.
Arriviamo in un tratto in cui letto del torrente si allarga ed assume un aspetto più tranquillo… poi di nuovo si restringe, fin quando arriviamo alla superba visione della parete più alta della Timpa di San Lorenzo… Superiamo un primo balzo roccioso con la corda, sulla destra di una cascata. Ogni tanto levo fuori la macchina fotografica dallo zaino, aprendo le varie buste di plastica in cui l’ho inserita e fotografo gli ambienti più suggestivi. Vorrei fare molte più foto, sia di paesaggio che quelle delle nostre azioni più spettacolari, ma non voglio rischiare di bagnare una Nikon costatami quasi settecento euro! Perciò mi rassegno a che la macchina resti purtroppo nello zaino anche quando ciò che vedo meriterebbe di essere immortalato… Eccoci all’ "Anfiteatro del Diavolo” un superbo scenario dove le pareti della Timpa di San Lorenzo cadono a picco, creando quasi una volta di pietra sul torrente… Non dimentichiamo che il torrente Raganello è anche un habitat per molte specie, tra le quali incontriamo una biscia d’acqua che impaurita cerca subito di nascondersi (peccato: non riesco a metterla a fuoco), un rospo che se ne sta fermo, quasi indispettito dalla nostra presenza, e le classiche raganelle che stranamente non sembrano avere troppa paura di noi, visto che tardano a saltare al nostro passaggio… Eccoci al masso ciclopico incastonato nel canyon tra le rocce, che ci obbliga a passare sotto: è d’obbligo la classica foto in cui si “solleva” il masso…
Un punto impegnativo è il superamento di una cascata di circa quattro metri: sono l’ultimo ad andare e mi sembra di non arrivare con la gamba all’altra roccia, ma spostando il mio corpo sulla destra il gioco è fatto, poi l’aggancio alle prese nella roccia e la mano di Giuseppe che mi aiuta… Ritornano in questo percorso tra le gole i rudimenti base dell’arrampicata: progressione col piede in aderenza, tecnica degli opposti (tipica nelle risalite di camini di roccia), importanza dell’equilibrio… il tutto innaffiato da cascate di acqua! Di sicuro le gole non sono “adatti a tutti”, perché richiedono una buona dose di esperienza escursionistica e di padronanza di sé…
Giuseppe ci fa notare come il corso del torrente sia parecchio cambiato: proprio qui c’era un passaggio alternativo in un cunicolo tra le rocce, passaggio ormai ostruito dai massi; alcune cascate sono scomparse, com’è scomparsa la pozza molto profonda che mi faceva temere per il mio proseguimento. Il torrente, indifferente alle categorizzazioni umane relative ad itinerari e passaggi di canyoning, continua la sua corsa nelle gole, modificando a piacimento l’ambiente e continuando a scavare la gola, seppur in maniera impercettibile all’occhio umano… L’acqua in alcuni punti è profonda, arrivando quasi al naso, ma non ho alcun problema, anzi, è bellissimo essere immerso da capo a piedi in quest’acqua montana, limpida e fresca; e non mi faccio nessun problema a berla, visto che il torrente scorre impetuosamente.
Il canyon si fa sempre più stretto, buio e suggestivo… Siamo arrivati quasi alla fine del percorso. C’è un altro punto difficile, una pozza profonda e una cascata alta da superare, e poi ci sono altri dieci minuti per arrivare alle sorgenti.. Giuseppe fa un tentativo, ma la corrente è forte e non riesce ad arrampicare…
Qui finisce la nostra suggestiva risalita e un autoscatto nel canyon è d’obbligo. Adesso ci tocca scendere, superando le varie cascate ora con la corda, ora scivolando semplicemente. Arriviamo allo splendido scivolo naturale di roccia: Giuseppe ci dice come fare, scivolando piano piano fino al salto di qualche metro della cascata e poi saltando, ma almeno in quest’occasione mi voglio lasciare andare: così mi lascio trascinare dalla corrente che mi spedisce direttamente nella pozza d’acqua con un tonfo: “Questa non me l’aspettavo”, dice Giuseppe… “Pensi di stare a Gardaland?”, aggiunge Vincenzo… Proseguiamo nella discesa, ognuno scegliendosi il percorso che gli aggrada; Giuseppe saltella agilmente tra i massi perché vuole evitare di bagnarsi troppo…
Lungo il percorso di discesa incontriamo parecchi turisti: l’acqua è diventata torbida, per il loro passaggio, e notiamo come la situazione sia cambiata da stamane, quando le gole erano solo “nostre” e di nessun altro: siamo stati fortunati, perché, anche se per poche ore, siamo stati immersi nella “wilderness” delle gole, testimoniata dall’acqua cristallina dei giorni di sole, dalla biscia d’acqua e dal silenzio interrotto solo dal rumore fragoroso delle cascate…
Vincenzo A. guarda le pareti di Timpa di Cassano mentre inizia la lenta discesa - foto by Indio; sotto: 1. l'imbocco della via; 2. la grotta del "cerchio"; 3. caverna; 4. lastroni di roccia alla base delle pareti strapiombanti sullo sfondo; 5. Indio vicino al pilone di roccia durante la discesa; 6. il "Guerriero di Pietra" di Palma Nocera; 7. veduta degli strapiombi di Timpa di Cassano sovrastanti la Gola di Barile, con gradoni spioventi di roccia, : un'immagine di forza e di invincibilità della natura selvaggia...
La proposta di salire sulla Timpa di Cassano è stata una mia idea, che l’amico Vincenzo A. ha subito approvato con entusiasmo. In realtà avevamo informazioni abbastanza vaghe sul percorso…
Avevo solo una foto con una via segnata da qualcuno del c.a.i di Castovillari. Il problema che subito saltava agli occhi era relativo al passaggio che consentisse di arrivare alla linea di cresta.
Guardando bene col binocolo dalla finestra di casa si notava che una barriera di alte pereti verticali impediva l’accesso alla cima… l’unica soluzione sembrava arrampicare lungo le pareti di un enorme blocco di roccia più spiovente che si ricongiungeva alla cresta. Anche sula destra, le pareti seppure più basse erano comunque verticali. La montagna era a noi completamente ignota e il suo aspetto di certo non era rassicurante: un dislivello impressionante, canaloni di pietrisco e pareti invalicabili; ma contavamo sull’esistenza di una flebile traccia di sentiero che ci avesse guidati nella giusta direzione.
Ci alziamo presto. Dal nostro balcone c’è una vista stupenda; le pareti della Gola di Barile si tingono all’alba di un colore rosso fuoco. Vincenzo A. entra nella mia stanza e mi vede già in osservazione col binocolo, un po’ in apprensione. Dpopo una veloce colazione usciamo e col fuoristrada ci dirigiamo verso la frazione Maddalena. Da lì rifacciamo il percorso di ieri fino a Palma Nocera per poi deviare sulla sinistra, a ridosso di un ghiaione che costeggia le pareti della dorsale. Lungo il percorso scopriamo una roccia che ricorda in maniera impressionante il profilo di un guerriero dall’elmo d’acciaio, con lo sguardo rivolto a Nord: è la sentinella di Palma Nocera e ci viene l’idea di creare un logo con questo profilo, con su scritto… “i guerrieri del Pollino”.
La zona di Palma Nocera è anche un sito archeologico e sono abbastanza evidenti i resti di edifici di pietra, probabilmente antichi stazzi di pastori, e (forse) di massi scolpiti. La traccia di un sentiero c’è e seguiamo questa, perché sembra portarci comunque nella giusta direzione, visto che costeggia le pareti rocciose che risalgono fino alle sommità della Timpa. Dopo aver aggirato i ghiaioni il sentiero (“chiamamilu sintiero!"), si porta direttamente a ridosso delle pareti rocciose che ci sovrastano, poi ad un certo punto scompare lasciando posto solo alla roccia. Il percorso si fa sempre più ripido: ormai si tratta solo di arrampicare tra lastroni di roccia e pietre rotolanti sfruttando il grande aiuto delle paretine di roccia che ci sostengono durante il cammino. Almeno però l’ombra della roccia ci fa salire al fresco. La dorsale ad un certo punto si spezza, concludendo la sua ascesa in un frastagliato pilone di roccia di una decina di metri.
A sinistra c’è l’intricato bosco di leccio: non si può che proseguire sulla destra, aggirando le rocce di una nuova dorsale rocciosa, stavolta coperta nei fianchi dal bosco di leccio. I lecci si mostreranno provvidenziali, perché aiutandoci con i loro rami riusciamo ad avere qualche presa salda per non scivolare sulle pietre instabili di questi dirupati versanti, percorsi in passato solo dalle capre e da qualche pastore. Nei boschetti che costeggiano la dorsale rocciosa facciamo anche delle belle scoperte: come una caratteristica grotta con un un buco a forma di cerchio geometricamente perfetto (poi scopriremo che è conosciuta dagli abitanti locali e legata alle leggende sui brigati), e una caverna che ricorda quelle che usavano gli uomini preistorici… L’ambiente è selvaggio e suggestivo… luoghi wilderness a pochi chilometri da un centro abitato… Dopo il bosco sbuchiamo in un canale di pietrisco e massi franosi e incontriamo un piccolo salto roccioso, che si rivelerà il passaggio più pericoloso e impegnativo anche sulla via del ritorno: bisognerebbe arrampicare superando una roccia ma la cosa mi sembra troppo rischiosa, perché il pendio è troppo ripido e non possiamo permetterci di rischiare.
“No, non me la sento…è pericoloso” dico ascoltando il mio istinto, e mi porto sulla destra per aggirare il salto sfruttando le prese fornite da alcuni lecci. Sono ancora loro ad aiutarci, con i loro rami robusti: a volte viene quasi voglia di dargli delle "pacche" sui... rami, come si fa a degli amici fidati... Superato il salto risaliamo il canalone e sopra di noi si comincia a vedere la “mistica” barriera rappresentata dalle pareti di roccia sommitali della Timpa di Cassano. E, sotto di essa, si profila davanti a noi una macchia fitta e sempreverde di leccio, dall’aspetto rassicurante. Sbucati dal bosco incontriamo dei “lisci”, lastroni ripidi di roccia, da cui possiamo notare meglio la barriera che arresta la nostra speranza di arrivare in cima alla montagna. Dov’è il passaggio per arrivare sulla sommità? Io vedo solo rocce invalicabili… Il passaggio forse c’è, ma siamo sfiniti, non tanto dalla fatica ma soprattutto dal caldo… il sole brucia e sento la mia testa ribollire. Dovremo proseguire e poi esplorare la zona alla ricerca del passaggio tra le rocce. L’ascesa termina qui: sarebbe stato bello osservare nuovi panorami dalla vetta, ma ormai è meglio rinunciare,anche perché ci aspetta una discesa lunga e impegnativa.
Nel canalone che precede il piccolo salto roccioso si ripresenteranno i problemi. Vincenzo avanti vede com’é la situazione e dice che non si può proseguire, allora propongo di attraversare la pietraia e di portarci sulla destra a ridosso delle rocce, dove sembra ci si possa aiutare sfruttando la presenza degli alberelli: ma anche qui c’è piccolo salto roccioso, ma sotto c’è un (quasi) rassicurante tappeto di foglie secche.. Non resta che buttare zaino e bastoni sotto e di saltare da seduti. Vado prima io, poi Vincenzo. Una foto ricordo del “salto” è d’obbligo. Continuiamo a scendere con attenzione sui nostri passi finché raggiungiamo Palma Nocera e poi il sentiero della Gola di Barile. L’escursione ci ha regalato momenti unici, anche se è stata molto impegnativa e faticosa, anche per il caldo opprimente.
In paese, chiacchierando con un amico di San Lorenzo che ci ascolta, veniamo a sapere qualcosa in più sulla Timpa di Cassano. La via che abbiamo fatto noi in realtà prevede il raggiungimento di un passaggio tra le rocce: si tratta di arrampicare per circa tre metri e poi seguire un valico che porta alla cresta. Ma nel percorso di ritorno non si fa la stessa strada bensì una via che scende a Colle Marcione. Inoltre di passaggio ce ne sarebbe anche un altro, che da quello che ho capito però va affrontato con attrezzatura alpinistica. La nostra è stata solo un’avventurosa esplorazione; ritorneremo sicuramente sulla Timpa alla ricerca del passaggio che ci consenta l’accesso allo splendido panorama della sua sommintà…
18 agosto - Ritorno alla Scala di Barile
sulla sinistra traccia del bellissimo sentiero della Scala di Barile - foto by Indio
Siamo arrivati stamane a San Lorenzo Bellizzi, con la fuoristrada dell’amico Vincenzo A. . Abbiamo in programma un paio di escursioni impegnative, la Timpa di Cassano e il percorso di torrentismo della Gola di Barile. La Timpa di Cassano sarà un’esplorazione avventurosa fatta da soli mentre per le Gole del Raganello abbiamo preso appuntamento con Giuseppe, alpinista e autore bel blog pollinofantastico.blogspot.com.
A San Lorenzo Bellizzi sarò ospite nella casetta del mio amico Franco, che però non c’è, perché ancora non è venuto qui per le ferie. Nei vicoletti del paese incontro e parlo con le tante persone conosciute l’anno scorso. E’ un paese “altro” San Lorenzo, unico forse anche nel Pollino, per quell’isolamento nella natura e la conservazione del suo aspetto “rurale”, ma soprattutto per la simpatia dei sallorenziani e la presenza di tante persone di cultura che difendono gelosamente le loro radici, e in questi rientrano oltre ai sallorenziani “originari”, che tornano qui solo per le ferie, anche e quelli “acquisiti”, che qui magari hanno comprato una casetta e se la sono ristrutturata. Un borgo del silenzio, dove la vita si svolge secondo ritmi ancora lenti e in cui è viva ancora la dimensione comunitaria dei borghi di montagna. Questi giorni saranno anche l’occasione per rinnovare la mia tessera all’associazione “I ragazzi di San Lorenzo Bellizzi”, fondata con lo scopo di promuovere lo sviluppo socioeconomico del paesino difendendo al contempo la natura e le bellezze del luogo.
Il pomeriggio decidiamo di sgranchire le gambe percorrendo la stradina che dal paese porta alle Gole del Raganello; raggiunte la Gola di Barile ci inerpichiamo verso le alture di Palma Nocera per andare a prendere il sentiero della Scala di Barile percorso anni fa nel percorso dell’”Anello delle Aquile” (vedi tra i post del 2007). Raggiungiamo il punto panoramico più bello del sentiero, quello in cui il sentiero sembra portare verso un precipizio senza speranza (quando in realtà raggiunto il dirupo il sentiero supera il punto esposto costeggiando in discesa le rocce sulla sinistra). Restiamo qui così a contemplare il superbo paesaggio della gola alle luci del crepuscolo, per poi ritornare in paese con le lampade frontali mentre il buio scende sui boschetti circostanti.
Ciao Indio! I passaggi che tu cercavi, in effetti sono due: Ad un certo punto, la lunga parete che vi ha accompagnato sulla sinistra per tutta la salita, fa una grossa curvatura e sbarra la strada verso la cima. Qui, sul suo lato destro, ci sono due opzioni, o scendere di qualche decina di metri per aggirare un promontorio roccioso facente sempre parte della stessa e sbucare ancora più a destra fino a trovare un esposto passaggio su roccia che rappresenta il punto più facile per la cima da questo versante (è comunque sempre consigliato un minimo di assicurazione, anche essendo un passaggio facile) oppure, invece di aggirare il promontorio roccioso, arrampicare nell'evidente diedro formato dalla parete e dal promontorio roccioso prima citato, evitando quindi di aggirarlo. Quest'ultima è la via che abbiamo aperto io, Giuseppe De Luca e Mimmo Pace sei o sette anni fa. Si tratta di circa venti metri con difficoltà massima di V° grado alpinistico. Scusami se mi sono dilungato... speriamo di incontrarci in montagna!
RispondiEliminaCiao! Perchè scusarti? Grazie dell'informazione invece... Abbiamo fatto bene a rinunciare, visto che la cosa non era obiettivamente praticabile, visto che il passaggio avremo dovuto trovarlo. Mi piacerebbe propio affrontare quei 20 metri di parete, ovviamente con corda e imbrago.. e chissà magari assieme a te e ad altri! Ne riparleremo!
RispondiEliminaCiao!
Indio
... tutto molto "wild" (anche la sequenza delle foto in acqua!)... semplicemente fantastico!
RispondiEliminacomplimenti a tutti, aspiranti intrepidi (però un imbrago non guasterebbe!) e maestri sapienti
ci si vede, prima o poi, sulle montagne
P.
Grazie Pino, hai ragione, l'imbrago potevamo portarcelo... visto che ce l'abbiamo (a casa, addà sta buono...)! Alla prossima occasione mi comprerò anche una corda... speriamo di poter diventare anche noi dei "maestri sapienti"..
RispondiEliminaIndio
Tutto molto bello.
RispondiEliminaSono davvero contento dell'uscita insieme e delle foto.Appena scarico ti invio le mie.Il racconto,semplicemente sublime,sei un maestro nel descrivere le emozioni che si provano praticando itinerari di questo tipo.
Alla prossima