I nostri boschi son di tutti
"Non temere la sacralita’ e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in bruti e stupidi automi adoratori di feticci."
(Pier Paolo Pasolini)
torrente Madonna, Burrone di Lodisio - foto by Indio
Partiamo verso le 9 alla scoperta dei boschi del Burrone di Lodisio. Arriviamo nell'omonimo paesino… una chiesetta e poche case, quasi tutte disabitate. Una volta pensavo che i paesini di montagna si spopolassero solo al sud, mentre anche qui, nell’entroterra savonese e ai confini col Piemonte sopravvivono frazioni isolate in valli coperte ormai dalla vegetazione forestale. Una parte del paesino è composta di antiche case contadine in pietra, con le caratteristiche tegole di pietra dello stile alpino. Un antico borgo semidiroccato che nessuno intende più recuperare mantenendo lo stile originario.
Passiamo vicino alla casa di un contadino che Franco vorrebbe salutare e che vive qui da solo, ma non lo troviamo in casa. Ci inoltriamo nel bosco per la nostra escursione. Parecchi appezzamenti di questa zona sono stati acquistati dall’AIW al solo fine di tutelarli così come sono, ovvero forever wild, quindi prive di strade e con divieto assoluto di taglio di legna: è l’unica politica vincolistica che qui può essere praticata, visto che tutti i boschi ricadono in proprietà private. Un approccio conservazionista esemplare, che l’AIW si sforza di attuare con i suoi magri introiti finanziari e che dovrebbe sicuramente essere fatto proprio dalle istituzioni dei parchi oltre che da altre associazioni (visto anche che hanno molti più soldi). Come giustamente mi fa notare Franco, anche se questi boschi non sono paragonabli - con riferimento al valore naturalistico - alle faggete del Parco d’Abruzzo o del Pollino, non per questo non dobbiamo fare qualcosa per tutelarli. Oltre che le aree con maggiore valore wilderness, dovremo sempre adoperarci per preservare anche boschi e luoghi meno conosciuti e gettonati ma comunque meritevoli di tutela, in quanto aree naturali anch’esse selvagge e prive di strade, nelle quali poter fare passeggiate e trovare momenti di pace e solitudine nella boscaglia. I colori dell’autunno sono brillanti e variegati, a riprova della diversità di specie floristiche. Franco, che è un esperto, mi porta alla scoperta della vegetazione del bosco. Ci sono castagni secolari, un enorme albero di ciliegio alto circa 25 metri, e poi ontani, aceri, pino silvestre, pioppi, carpini… è presente, con alcuni esemplari isolati, anche il faggio.
Superiamo il salto di uno dei burroni: parte del terreno è franato e si è mangiato anche il sentiero, perciò dobbiamo saltare. Il sentiero ci porta alla piccola lapide commemorativa dedicata ad Alessandro Ciravegna, ragazzo socio dell’associazione purtroppo scomparso recentemente, a cui è stato dedicato, appunto, questo bosco. Ognuno di noi è legato ad alcuni luoghi, come lo era Alessandro, ed è bello poter pensare a certe persone mentre si cammina nei posti che queste stesse persone hanno amato. E’ una riflessione che faccio sempre quando attraverso i boschi del Pollino in cui i miei avi lavoravano, andavano a funghi o cacciavano. I loro passi sono ancora là, seppure bisogna inseguirli nel tempo con i ricordi e con il sentimento. La piccola lapide è stata scolpita a mano da Lillino Finamore, ex guardiaparco e guida alpina in Abruzzo e creativo scalpellino.
Proseguiamo nel bosco ed usciamo in una piccola radura da cui c’è un bel panorama e si notano le gole dei vari burroni. Adesso scenderemo lungo un crinale fino a valle, dove scorre il torrente Rio Madonna. La zona è qui è davvero isolata e si respira l’atmosfera wilderness. Adesso non resta che inerpicarci nei bosci per ritornare al sentiero fatto stamane.
Questi boschi sono ricchi di storia. Durante la Resistenza era attiva da queste parti la banda del “Biondino”, un controverso capobanda partigiano, noto per le sue imprese eroiche contro i tedeschi ma anche per i suoi metodi sbrigativi e sanguinari: era criticato dagli stessi partigiani di altre bande per esecuzioni sommarie di civili ed è rimasto negli annali un regolamento di conti in stile western con un altro comandante partigiano che gli era ostile. Ritorniamo al paesino di Lodisio e ci aggiriamo per le case ormai diroccate. E’ una novità per me il forno all’aperto, visto che i forni delle case del sud erano invece all’interno delle abitazioni. Mi vengono in mente pezzi di una poesia di Pasolini “Io vengo dai ruderi… dai borghi dimenticati dell’Appennino…” Oggi il dibattito politico è esacerbato dalle polemiche nord-sud, ma io in questi “borghi dimenticati” ritrovo la mia cultura d’origine, che è la cultura contadina, di ogni parte d’Italia, con le sue differenze anche profonde, certo, ma anche con le sue comuni radici culturali: anche qui, nell’entroterra ligure sento perciò di essere un po’ a casa mia…
Si va a trovare il contadino amico di Franco, che se ne sta sull’uscio di casa a godersi il sole, assieme alla sua cagnetta e ai suoi gatti. Ci sediamo sulla panchina che sta davanti al suo uscio e consumiamo il nostro frugale pranzo, mentre il contadino ci offre una bottiglia del suo vino "autoprodotto". Ci dice che un problema per la sua vigna è rappresentato dai caprioli, che qui si sono ripopolati in grandi quantità nel breve corso di un decennio. Franco e il contadino parlano nel loro dialetto e riesco a capire qualcosa solo perché conosco gli argomenti di cui stanno parlando. Partiamo di nuovo per andare stavolta a fare visita ad alcune signore che hanno stipulato dei contratti di tutela spontanea su parte dei loro boschi, ora facenti parte dell' Area Wilderness "Boschi di Porcavio". Si sconfina nel Piemonte, oltre Piana Crixia. La fattoria della prima signora a cui faremo visita è immersa in un paesaggio bucolico. Fotografiamo gli asini e le caprette bianche, che si lasciano accarezzare e ci guardano incuriosite.
Susanna è di origini svizzere e vive qui da sola con le sue caprette, i suoi asini e le sue galline, coltivando l’orto e badando ai suoi animali. Ci porta a vedere le sue stalle e ci offre una buonissima torta alle nocciole piemontese, nel cortile della sua abitazione, dove razzolano delle belle galline, alcune di razza cilena e prive di coda. Susanna è vegetariana e pratica meditazione. Ci parla dell’importanza delle cose essenziali, del dare valore all’interiorità e al contatto con la natura. Solo nella gente che vive in campagna ritrovo quella spontaneità e amore per cose semplici e allo stesso tempo vitali come l’orto, i boschi, gli animali domestici. Oggi come oggi non riuscirei a lasciare tutto e fare una vita ritirata in campagna, ma allo stesso tempo sono convinto che c’è più dignità e pienezza di vita in nell’isolamento della campagna che nei corridoi di edifici anonimi e senza anima come quelli dei quartieri delle grandi città… Susanna ce l'ha oggi coi cacciatori, che stamane hanno spaventato i suoi animali, perché si sono avvicinati troppo alla sua fattoria. Li abbiamo incontrati anche noi lungo la strada, in appostamento per il cinghiale. Se ne stanno appostati fermi vicino al loro fuoristrada, vicino alla strada; anche loro mi sembrano gitanti domenicali che hanno perso il contatto genuino con la natura. Buona norma comunque sarebbe sempre praticare la caccia lontano dalle strade e dai terreni privati, per non dare fastidio alla gente…
Salutiamo Susanna, che ci dona una ricottina fatta col latte delle sue capre. La mangerò volentieri stasera nella mia stanza del collegio di Savona in cui mi trovo…
Poi passiamo da Jeanne e dalla sua amica Barbara, l'una americana, l’altra inglese. I loro cani ci accolgono subito amichevolmente. Anche loro due hanno tutelato volontariamente i boschi delle loro proprietà e anche loro hanno deciso di vivere in questa casa immersa nei boschi, prima abbandonata. Quale sarà il motivo che spinge delle persone che vivevano all’estero, magari in città a venire qui in Italia? Forse perché il nostro paesaggio italiano, umano e naturale allo stesso tempo, così ricco e vario, mutevole e ricco di biodiversità, è più bello di quello che noi pensiamo. Dovrebbe essere questo un buon motivo per riconsiderarlo…
Sono stato ieri a Lodisio per un giro "lento", treno e bicicletta: una giornata di luce e silenzio.
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