martedì 4 novembre 2014

Diario - 2 novembre 2014

Monte Pollino da nord-est a nord-ovest


 "Si può dire che dopo un lungo processo storico, siamo arrivati nella nostra civiltà ad un punto di terribile conflitto all'interno dell'uomo, perchè c'è un enorme dislivello fra quello che è il progresso scientifico, e quindi tecnologico, e quello spirituale dell'uomo. E noi continuiamo ancora ad aumentare questo dislivello... motivo principale dell'attuale drammatica situazione." 
(Andreij Tarkovskij)

In salita verso la cima, Monte Pollino versante nord - foto by Indio

Era da un po' di  tempo che l'amico Quirino (per chi non lo sapesse guida ufficiale del Parco, suonatore e costruttore di strumenti musicali tradizionali) mi  aveva proposto un giro sul Monte Pollino fuori sentiero, e la bella giornata del 2 è stata l'occasione per ritrovarsi e andare. Questo è sempre un bel periodo per le escursioni. Posti che conosciamo benissimo, con i colori e la luce tersa dell'autunno acquistano un'atmosfera unica. Vado dicendo da un po'  che le mie stagioni preferite sono tutte tranne l'estate, anche se i ritmi della vita moderna impongono alla maggioranza delle persone di concentrare nelle ferie estive le proprie attività di tempo libero: concetto moderno diverso dal tempo della natura, un tempo senza contraddizioni, legato alle sagioni, che imperturbabilmente ritornano a simboleggiare la ciclicità delle cose, la loro fine e l'eterno ritorno.


Dobbiamo raggiungere il crinale, che prima è boscoso e poi spoglio. Ormai apprezzo sempre di più i percorsi come questo, fuori sentiero; sia perchè sono più impegnativi e "sfiziosi" per escursionsiti navigati come noi, e sia per gli scorci selvaggi che offrono, essendo impervi e pochissimo frequentati. Chiacchierando del più e del meno (soprattutto del meno!) procediamo velocemente in salita.

Quando si è in compagnia è vero, il tempo passa velocemente. Sbuchiamo nei pressi di alcuni loricati secchi. Le colonie di loricati del versante nord del Monte Pollino   sono rade ma suggestive, con gli esemplari vegeti che sopravvivono sulle rocce e gli scheletri lì rimasti a testimoniare la vita del passato... Sotto di noi le lontane distese dei Piani di Pollino appaiono desolate, non essendoci l'ombra di una mucca o di un cavallo. A destra appare in tutta la sua magnificenza la Grande Frana. Noto uno stormo di uccellini grigi che non riesco subito ad identificare. Somigliano ai codirossi. Consulto il manuale a casa, di ritorno dall'escursione,   l'uccello che più somiglia a quelli che ho visto è il "passero solitario", poi chiedendo pareri posso affermare che potrebbero essere delle cesene, specie che popola le alte zone montuose. Giornata ottima per fotografare, con la luce brillante che dà risalto ai contrastanti colori.


 Arriviamo alle rocce in alto, in ombra, spolverate del nevischio delle scorse precipitazioni  e di galaverna. Quirino avanza davanti a me, lo fotografo, è diventato piccolo, sul canalino imbiancato... Le pareti di roccia sono qui spioventi e lisce. La cima non è lontana.

Il percorso della discesa si snoda su un altro versante spettacolare, il crinale nord-ovest, che ho fatto già parecchie volte. Si passa anche vicino all'uscita del canale sud-ovest, percorso ideale da fare con ramponi e piccozza d'inverno.



 Questa dorsale è caratterizzata da un'altra bella colonia di loricati, tra il crinale e i ghiaioni della spalla ovest. Sulla chioma di un pino noto una bella cincia bigia, che avvisto sempre in montagna ma mai nelle basse quote. Due pini risaltano in particolare: io li chiamo "i gemelli", alti e dritti...



Arrivati giù tra i loricati notiamo la presenza di due scoiattoli meridionali(Sciurus vulgaris medionalis). Ci guardano dall'alto allarmati dalla nostra presenza. Cerco di fotografarli ma sono velocissimi, vanno avanti e indietro e saltano da un ramo all'altro. Uno poi scende dall'albero e si aggira tra i massi rocciosi. Ce ne andiamo, anche perchè gli abbiamo già abbastanza rotto le scatole.


Adesso dobbiamo incrociare il sentiero che va a Gaudolino, mantenendoci sul crinale boscoso,  e si va dritti attraverso la faggeta; all'inizio è intricata ma si apre subito dopo. E poi si arriva al sentiero che porta a Gaudolino. Avvistiamo un altro scoiattolo su un faggio secolare  e intravediamo anche il suo nido caratteristico:  un mucchio di ramoscelli intrecciati, dove all'interno c'è la sua tana.

A Gaudolino c'è legna tagliata, piste di esbosco riaperte, la stradina rovinata da camion e fuoristrada... Il Pollino purtroppo non è dappertutto un'isola felice di wilderness. Ma questo è un discorso esterno a questo blog, dedicato alla bellezza selvaggia della natura... dove ovviamente ancora resiste. La bellezza salverà il mondo, diceva Dostojevskij. La bellezza ha una forte carica morale ed è fonte dell'arricchimento spirituale dell'uomo, soprattutto in tempi in cui altri sono i valori a cui l'uomo è sottomesso...
























3 commenti:

  1. Bell'itinerario e colori fantastici. Come sempre complimenti per il tuo racconto. Un caro saluto. A presto.
    Nuwanda

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  2. Ciao Saverio.Mi unisco a Nuwanda nel farti i complimenti per i bei racconti ed eccellenti immagini.Solo una cosa:il canalino in questione è a sinistra rispetto la grande frana e la via dei lupi?Quella che Braschi chiamò appunto la "Clessidra"?
    Un abbracio

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  3. Grazie a Roberto e anche a te Massimo per i commenti. Sì, il percorso si snoda è a sinistra della grande frana (ad est), ma più o meno vicino all'ultima parte della Via dei lupi... Diciamo che arrivato alla clessidrea a sinsitra e a destra hai i due circhi glaciali...

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