giovedì 6 novembre 2014

Diario - 5 novembre 2014

"Io tendo ad avere col mondo un approccio più a livello emotivo e contemplativo... Non cerco di ragionarci su, quanto piuttosto di percepirlo come possono farlo un animale o un bambino, e non un adulto che è in grado di ragionare sulla vita e trarne poi le sue conclusioni".
(Andrej Tarkovskij)
un bellissimo arcobaleno da Serra di Crispo - foto by Indio

Una montagna di colori - Serra di Crispo cresta nord, Timpa del Ladro



L'occasione per ritornare alla Serra di Crispo è venuta proponendo all'amico Maurizio, del mio stesso paese, uno dei miei itinerari preferiti, fatto tante volte sia d'estate sia con la neve, fin da quando avevo vent'anni,  e che tocca i versanti più spettacolari di Sera di Crispo: salita dalla cresta nord e discesa dalla Timpa del Ladro. Percorso ideale in questo periodo, visto che la foresta di faggio-abete bianco mostra dei colori stupendi. Quasi tutto fuori-sentiero e adatto ad escursionisti esperti, questo itinerario rappresenta per me l'immersione nella vera "wilderness" del Pollino, ovvero in quei luoghi poco frequentati e quasi senza nessun segno della presenza dell'uomo.


Dal Piano di San Francesco, con i caratteristici colori d'autunno ci buttiamo nella foresta dopo aver attraversato Canale Cugno dell'Acero. Ho fatto così  tante volte questo percorso nella foresta che non ho bisogno della bussola per orientarmi. D'inverno, quando la foresta è sepolta dalla neve qui  l'atmosfera ti proietta in una dimensione selvaggia, quasi primordiale e anche desolante per il silenzio estremo che vi regna. Troviamo dei bellissimi funghi dell'abete (Lactarius deliciosus), ce ne sono tanti in questo periodo. Si arriva ai pendii rocciosi, segno che il sentiero sotto l'imbocco della cresta nord è vicino. Si sale lentamente, perchè la cresta è ripida; la foresta che ammanta i pendii di Crispo si mostra in tutta la sua estensione. Superato l'intrico della colonia di pioppi tremuli la cresta ridiventa spoglia, poi si arriva a delle alture rocciose, sotto la sommità di Crispo e si riprende il bosco.


Notiamo prima delle fatte che sembrano di cervo (l'animale ha mangiato erba secca, infatti somigliano a quelle della lepre), poi salendo una fatta di lupo inconfondibile, per la grandezza e la presenza di pelo di cinghiale. Si sbuca all'aperto, nei pressi di un' estesa colonia di giovani loricati che fa ben sperare per il futuro della specie.


 Il vento intanto è diventato impetuoso e il tempo sembra stia peggiorando, anche se forse non dovrebbe piovere. Arrivati alle rocce del Giardino degli Dei la sorpresa è grande, soprattutto per chi come Maurizio non aveva visto ancora questi scorci, altri punti di vista rispetto a quelli turistici degli itinerari ufficiali. Anche il pino che si incontra più giù, quello che cresce tra le rocce è ovviamente motivo di meraviglia per chi lo vede la prima volta. Dopo una breve sosta alla cima ci apprestiamo a scendere per la dorsale nor-ovest, caratterizzata da affioramenti monumentali di roccia calcarea, popolati da molti loricati spesso piegati dal vento, con dei tratti occupati da esemplari molto giovani



Ci aggiriamo tra i grandi massi rocciosi per godere di scorci inediti, facendo attenzione a non scivolare e seguiamo sempre il crinale, fino ad incontrare un tratto di bosco intricato. Comincia a piovere, ma dopo una decina di minuti smette. Intanto è comparso un bellissimo arcobaleno. Dopo il tratto di bosco sbuchiamo di nuovo tra le rocce e l'arcobaleno ricompare, ancora più evidente: è ovvio che i popoli antichi abbiano attribuito un significato fortemente simbolico a questo fenomeno naturale; in effetti quello che abbiamo sotto gli occhi pare proprio un ponte che porti direttamente su una nuvola... Ci aspetta un'altra colonia di maestosi loricati, circondata dalla faggeta, poi devieremo a sinistra nel vallone boscoso.


Voglio mostrare a Maurizio una grotta profonda una decina di metri, purtroppo tappata. Il discorso cade sulla grotta del brigante Franco, che si troverebbe nei dintorni di Serra di Crispo. Quella della grotta del tesoro di Franco è una vera e propria leggenda e non si sa se esista o meno (più probabile che non esista); il tesoro consiterebbe in una chiocciola con dodici pulcini, tutta d'oro. Come ho avuto modo di notare, è una credenza ancora diffusa tra la gente del Pollino, soprattutto tra gli anziani. Scendiamo verso Timpa del Ladro e qui si offre ai nostri occhi un altro scorcio spettacolare. Si nota un giovane abete bianco con i rametti che crescono tutti nella direzione dei venti, verso est; poi si va in direzione del sentiero Rueping, in una zona aperta, caratterizzata da una bella varietà botanica di sorbi montani, sorbo degli uccellatori, acero di monte, maggiogiondolo ecc.

 E così si arriva al Piano di Iannace, per poi seguire un sentiero che si sta chiudendo, invaso da giovani abeti e che conduce al Piano di San Francesco. Da queste parti troviamo una quantità enorme di funghi abetini. Girando nella foresta se ne troverebbero quintali. Ne raccolgo un po', sono tra i miei funghi preferiti: mangiandoli si sente il gusto e l' "aroma" della foresta. Arrivando al Canale Cugno dell'Acero concludiamo questo bell'anello nella natura più integra del Pollino lucano. L'ultima tappa è la fonte di San Francesco, che Maurizio non conosceva. E' nascosta nel bosco e un rivoletto d'acqua qui non manca mai per chi si appresta ad attraversare la foresta. Giornate come queste risvegliano l'istinto vagabondo... La tentazione di vagare per giorni nella foresta,  avendo null'altro che uno zaino sulle spalle e un letto fatto di foglie secche, mentre i "fratelli della notte" vagano negli anfratti sperduti...

Indio - foto di Maurizio Lofiego



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