Montagne della Duchessa - Lago della Duchessa - Monte Morrone
Il Lago della Duchessa - foto by Indio. sotto: 1. mucche al pascolo sulle rive del lago; 2. una curiosa foto: sembra in bianco e nero, perchè riflette gli elementi caratteristici di questa aspra montagna: pareti rocciose verticali, con alla base accumuli di detriti e qualche rada macchia di ginepro come vegetazione; 3. Vincenzo A. mentre saliamo al Monte Morrone; 4. lo scenario delle Montagne della Duchessa, dal Monte Morrone: un paesaggio desolato che ricorda vagamente gli altipiani del Tibet...
(dal Vangelo secondo Matteo)
Costeggiamo il lago e ci portiamo sul sentiero che ci condurrà al monte Morrone, del quale osserviamo il versante roccioso e selvaggio: terrazzi primordiali di roccia, quasi dei ripari naturali, spuntano dalla montagna… un grande rapace si leva in volo. Pensiamo si tratti di un’aquila reale, per come è grande. Ma poi capiremo, leggendo la tabella escursionistica a Cartore, che in realtà abbiamo avvistato il grifone, che qui è stato reintrodotto negli anni 90 ed è facile da vedere librarsi in volo. Bell’incontro questo. E’ la prima volta che avvisto questo maestoso dominatore dei cieli… Il sentiero percorre tratti di pietraia e ci porta sulla cresta del Monte Morrone. Curiose segnalazioni “giamaicane” (ovvero con i colori della relativa bandiera) ci indicano la strada. Salendo la visuale si amplia: queste montagne spoglie e desolate mi ricordano vagamente gli altipiani del Tibet. Il Monte Murolungo domina la scena con le sue verticali pareti rocciose; più in fondo un’altra austera montagna ancora quasi del tutto innevata (Monte Rozza). E poi, come centro e motivo del tutto, come segno distintivo in cui converge l’identità di queste montagne, il lago, uno specchio d’acqua che riflette la mutevolezza del cielo, incastonato in una conca. Procediamo salendo la dorsale rocciosa che si fa più ripida. Alcuni tratti di facile arrampicata e siamo sulla sommità della montagna, a cica 2200 metri. Da qui possiamo notare la foresta che attraversammo tre anni fa… la foresta circonda solo i fianchi delle montagne. Il cuore del massiccio è invece spoglio, un’estensione selvaggia di creste rocciose e praterie d’alta quota. E’ da un po’ che osservo Murolungo: quelle pareti così ripide e selvagge rappresentano un’attrazione irresistibile: mi immagino là, mentre arranco sull’accumulo di detriti alla base delle rocce o mentre cerco una via tra le rocce verticali, lottando contro la montagna che mi vuole respingere.
Davvero una montagna appetibile per gli alpinisti! Notiamo lontani sotto di noi dei curiosi segni geometrici di pietra, che ribatteziamo le “linee Nazca”. No, non c’entra la civiltà d’Atlantide né gli Ufo: sono antichi resti di recinti di pastori, espressione di una civiltà ben più umile. Si torna indietro e lo sguardo si volge verso il lago, attrazione viva e quasi ipnotizzante di queste montagne. Raggiungiamo lesue rive e ci riposiamo nell’erba. La riva del lago è un microcosmo popolato da erbe e piante grasse fiorite a me ignote. Quali esseri possono vivere in un lago d’alta quota come questo? Guardo quell’acqua limpida cercando di scovare qualche piccola rana o insetto, ma non vedo nulla. Il lago sembra un ambiente spoglio di vita; ma in realtà è solo apparenza perché qui vive una rara specie anfibia: il tritone crestato. Mi sdraio anch’io come Vincenzo ma non smetto di osservare il lago e di fotografarlo da varie prospettive. Mi alzo e ne costeggio la riva. Avverto la sensazione piacevole di una calma e di una serenità rassicurante, tanto che sono sicuro che potrei restar e qui per ancora molto tempo, avvolto e rapito dalla mistica purezza di questo semplice laghetto montano. Il paragone col Marasarovar del Tibet (il grande Messner, fece un trekking attorno al Kailash e al lago Marasarovar che, nel rispetto delle tradizioni spirituali di quei popoli, che quindi assunse quasi il significato di un pellegrinaggio) è un’assurda forzatura certo, ma penso al carattere di sacralità che i popoli del Tibet gli hanno conferito. Forse perché quest’acqua rimanda agli elementi primordiali della natura ed anche alla vita. Dall’acqua nacque la vita e forse da questa inconscia consapevolezza il lago diventa uno specchio del nostro essere… Ma bando al misticismo bisogna ritornare al sentiero e poi al borgo di Cartore… e quindi alla civiltà rappresentata dalla metropoli più estesa d’Italia. Ripercorriamo i nostri passi gustandoci la discesa lungo il sentiero che serpeggia lungo la forra del Vallone del Cieco…
Vincenzo A.:
RispondiEliminaBellissimo Diario di viaggio! Questa Montagna continua ad appassionarci a sorprenderci...
ed a divertirci con le sue sgargianti sengnalazioni colorate... Inevitabile il soggiorno invernale stile jack London. Si farà.
Anche tu sei andato a cercare il corpo di A.Moro ?
RispondiEliminaQueste si che sono escursoni serie!!!!
RispondiEliminamah.. seria proprio non direi... non è stata tanto difficile, ma ci ha ricompensati per i bei paesaggi e l'ambiente intatto.
RispondiEliminaCiao Aa!
Indio