domenica 18 settembre 2011

Diario 17 settembre 2011

Sulle vette degli angeli neri. Ritorno al Corno Grande (con l'amico Vincenzo A.)



 gracchio alpino -  foto di Vincenzo A. sotto: 1. Pizzo Intermesoli; 2. Veduta dalla cima 3. Vincenzo A. sulla cima; 4. Indio e Vincenzo A.


L'amico Vincenzo A. viene a trovarmi a Teramo per realizzare la mancata (almeno per lui) ascesa in vetta al Corno Grande, lungo lo stesso itinerario già percorso da me in solitaria (Val Maone, Sella del Brecciao, Via delle Creste, cima e discesa per la via normale).
Trovo la montagna più spoglia e le fioriture sulle aride pietraie sono un bel ricordo di luglio... Tantissimi gli escursionisti che incontriamo; certo, sarebbe meglio essere molti di meno per godere meglio delle atmosfere della montagna, ma anche noi a ben vedere, venendo qui in un sabato estivo di settembre contribuiamo a quell'affollamento. Ce la prendiamo comoda salendo senza foga. La Via delle Creste è un divertente e bel percorso su roccia. Camminare sulla roccia mi dà sempre un senso di pienezza: forse perchè rimanda ad un rapporto diretto con un elemento primordiale del cosmo.
I pinnacoli rocciosi del Gran Sasso escono dalla terra innalzandosi verso il cielo,  e l'escursione forse è un ripercorrere questa "ascesa"; innalzamento geologico ed elevazione interiore dell'uomo si confondono nel ripercorrere visivamente questa storia evolutiva. La cima è circondata dallo splendore: il cielo è sgombro di nubi e i panorami spaziano limpidi... Stormi di gracchi alpini e corallini volteggiano sopra di noi... schiere di angeli neri del regno animale. Molti altri sono appollaiati sulle pareti inaccessibili. I gracchi alpini dal luminoso becco giallo arrivano fin sulla cima cercando di resistere alla forza del vento...
Poi si posano sulle rocce a pochi metri da noi cercando pezzetti di cibo lasciati dai turisti. L'assordante gracchiare dei corvidi echeggia tra gli abissi di roccia. Nelle foto che non ho potuto fare ci sono in primo piano i gracchi alpini posati sulla roccia o in volo sopra la mia testa, e sullo sfondo i pinnacoli di roccia e il cielo limpido. Ritorniamo per la via normale. La discesa sarà lunga. Arriviamo al Val Maone mentre le pareti sud-occidentali si tingono prima di rosso e quando il sole scompare di un bianco pallido. Cala lentamente il buio e Vincenzo A. tira fuori la sua lampada frontale. Arriveremo ai Prati di Tivo alle 21 circa: abbiamo camminato più di tredici ore, a parte qualche breve sosta...






verso del gracchio alpino


verso del gracchio corallino

5 commenti:

  1. VincenzoA: l' orgoglio di poter dire "Funivia, non mi avrai mai"! 13h di cammino...Corno grande con stile!

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  2. Giusta osservazione Vincenzo. Messner insegnava che in montagna conta non solo arrivare in cima, ma anche lo stile e le motivazioni della scalata... e questo vale secondo me anche per l'escursionismo!
    Indio

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  3. Bella l'immagine degli "Angeli neri". Merita un approfondimento.
    Il loro gracchiare sgraziato trasmette un che di sinistro, oscuro, che sembra giustificare l'attribuzione del colore nero. Daltra parte, sono portatori di una testimonianza viva, tenace e combattiva. Forse uccellini armoniosi, più variopinti e poetici, non avrebbero retto al degrado della montagna. Da qui l'attributo di Angelo.
    L'affinità, sia per similitudine che per ambiguità, potrebbe condurre a pensare ad una dimensione 'luciferina'. Infine la suggestione potrebbe non terminare qui, nel senso che 'Angeli neri' avvicina il concetto di annuncio, cui fa riferimento il termine 'angelo', al quello di 'nigredo', da una parte, e di 'kali' dall'altra. Dimensione curiosa per un uccello, solitamente legato all'aria, che fa riferimento alla terra, fertilità e terrore. In similitudine cone la Dea nera Kali, volto shivaita della distruzione e della rigenerazione. Del resto tutto ciò si connette molto bene con l'idea ciclica del tempo, nella formula del 'kali yuga'.
    Complimenti per la creativa immagine. Un caro saluto a te e a Vincenzo.
    Franco C.

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  4. Bella l'immagine degli "Angeli neri". Merita un approfondimento.
    Il loro gracchiare sgraziato trasmette un che di sinistro, oscuro, che sembra giustificare l'attribuzione del colore nero. Daltra parte, sono portatori di una testimonianza viva, tenace e combattiva. Forse uccellini armoniosi, più variopinti e poetici, non avrebbero retto al degrado della montagna. Da qui l'attributo di Angelo.
    L'affinità, sia per similitudine che per ambiguità, potrebbe condurre a pensare ad una dimensione 'luciferina'. Infine la suggestione potrebbe non terminare qui, nel senso che 'Angeli neri' avvicina il concetto di annuncio, cui fa riferimento il termine 'angelo', al quello di 'nigredo', da una parte, e di 'kali' dall'altra. Dimensione curiosa per un uccello, solitamente legato all'aria, che fa riferimento alla terra, fertilità e terrore. In similitudine cone la Dea nera Kali, volto shivaita della distruzione e della rigenerazione. Del resto tutto ciò si connette molto bene con l'idea ciclica del tempo, nella formula del 'kali yuga'.
    Complimenti per la creativa immagine. Un caro saluto a te e a Vincenzo.
    Franco C.

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  5. Grazie della puntualizzazione Franco. E' un'immagine spontanea, dettata dai sentimenti, visto che non sono un ornitologo e da sempre mi affido alle suggestioni, ad un approccio "sentimentale" più che scientifico o sportivo alla montagna...
    ciao
    Indio

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