veduta da Grotta dell'Orso - foto by Indio |
Un po' da qualche tempo, a piedi e in mountain bike, mi sto dedicando ad esplorare le zone di bassa e media montagna del Pollino (e non necessariamente cime), che ancora riserva tante sorprese... Con l'amico Maurizio volevamo da tempo fare un giro a Cozzo Ferriero, visto che non c'eravamo ancora stati. Inoltre, eravamo curiosi di vedere la Grotta dell'Orso sita nei pressi della Timpa omonima. Prendiamo una strada sterrata seguendo le indicazioni della cartina. Capiamo ad un certo punto, che per visitare la Grotta dell'Orso bisognerà scendere... e così facciamo. E' cominciata dopo pochi minuti un'escursione esplorativa. Girovaghiamo per i boschi alla ricerca delle pareti sottostanti, ma poi capiamo che sono ancora più avanti: le avvistiamo quando giungiamo in una zona scoperta e poi ci dirigiamo là. Ai piedi delle pareti l'ambiente è superbo, impervio e selvaggio. Un angolo di vera wilderness a poca distanza dalla strada asfaltata.
Faggi spettacolari svettano nella foresta e si nota un'ampia varietà botanica. Notiamo, solo per citare delle specie, dei tassi, degli aceri ricci, di lobels, degli aceri di monte e dei tigli... e una "macchia" di dafne.
Sembra la classica grotta che un tempo poteva essere frequentata da pastori o cacciatori, una di quelle dove si poteva bivaccare e accendere un fuoco. Dei "cavernicoli" come noi non potevano che essere affascinati da questo posto suggestivo. L'ingresso è ostruito da alberi di sambuco, vi passiamo attraverso ed entriamo. Notiamo piccole stalattiti "morte" e persino una colonna. E' una classica cavità superficiale, alla base delle pareti.
Decidiamo di costeggiare il resto delle pareti, ma tenendoci più sopra. Ad un certo punto però dobbiamo tornare indietro perché non si passa. La deviazione ci permette di "scoprire" altri esemplari secolari di tasso. Scendiamo giù facendo attenzione a non scivolare, usando i rami degli alberi come corde. Il terreno di foglie secche e terriccio scivoloso è instabile.
Ci portiamo così più in basso alla base delle pareti. Anche qui regna l'atmosfera della foresta selvaggia. Né sentieri, né altri segni d'uomo. Avvistiamo uno scoiattolo meridionale, che si arrampica furtivo lungo i pendii rocciosi.
Arriviamo ad un crinale roccioso, ci arrampichiamo e sbuchiamo sulla sommità di Timpa dell'Orso, da cui si estende un bel panorama sulla Valle del Mercure. Notiamo una formazione rocciosa ad artiglio, un pinnacolo la cui sommità aguzza sembra staccata a causa della sedimentazione. Ora il prossimo obiettivo è Cozzo Ferriero.
Troviamo il sentiero, arriviamo in cima... Attraversiamo un esteso pianoro con una dolina. Nella parte bassa della dolina crescono innumerevoli spinaci selvatici. Sembra un orto coltivato che spicca per il verde luccicante in mezzo all'erba secca. Più sopra comincia la faggeta vetusta. Notiamo i segni lasciati purtroppo dai ricercatori, che hanno sfregiato alcuni esemplari di faggio per numerarli. Ci vorranno molti anni, ma la natura rimarginerà anche queste inutili ferite che si potevano evitare, se si fosse avuta un minimo di sensibilità per la bellezza di questi faggi monumentali.
Incisioni a parte questo tratto di faggeta è spettacolare. Per me conta comunque, al di là del valore scientifico, l'atmosfera wilderness che si respira su una montagna. E infatti la foresta che costeggia Timpa dell'Orso, percorsa prima, non è da meno... Concludiamo l'anello scendendo da Valle Lupara, seguendo il sentiero che ci porta su una strada sterrata, fino a Pedarreto.
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